Duran Duran concert

Febbraio 16, 2006 in Musica da Redazione

duran duranQui Torino, le Olimpiadi invernali e le serate di concerti. Stasera sul palco una band targata UK che ha segnato gli anni ’80. Trepidazione ed energia attorno ad un palco, quello del Medal Plaza. Tanta esaltazione nelle piazze con il maxi-schermo. Loro sono sempre bravi, son sempre carichi e grintosi. Vibrazioni promanano dal palco al pubblico andata e ritorno. Loro, ma loro chi? Cinque “ragazzi” che hanno segnato un decennio, che hanno fatto sognare ragazzine di tutto il mondo: i Duran Duran. Giusto qualche segno piuttosto marcato del tempo che passa sui volti. Solo Simon sembrava il ragazzo di “Wild Boys”: stesso colore dei capelli, taglio molto simile, giacca un po’ particolare … sembrava uscito da una porta del tempo. Lui, e così anche i suoi compagni di avventura, riuniti dopo diversi anni di progetti separati, rappresentano quegli anni ’80 tanto bistrattati dei paninari e dei Mod’s, delle giacche Armani e dei capelli laccati e sparati in aria, dei Monclaire e Best Company, dei primi lettori CD, delle tastiere Roland, dei suoni campionati, del sax che imperversava nella pop music. Oggi stanno dimostrando di saper trovare nuove vene creative e di produrre brani piacevoli ed orecchiabili, ballabili o romantici e, soprattutto con il ritorno di Andy Taylor alla chitarra e di Roger Taylor alla batteria, pieni di note decise e di melodie ricche. La qualità della loro musica tuttavia spesso passa in secondo piano perché questi “ragazzi” semplicemente sanno piacere. Oggi, anche oggi che non son più aitanti uomini da appendere alle pareti della camera, scaldano gli animi ed i cartelloni e gli striscioni non mancano. Potremmo dire: “Il mondo è delle donne!” e loro davanti su un palco a scaldare il loro animo. In realtà tante donne e ragazze, certo ed era prevedibile, ma anche tanti ragazzi curiosi o desiderosi di vederli sentirli e cantare le loro canzoni. La telecamera si è soffermata spesso su alcuni uomini, forse trentenni, che cantavano appassionatamente le canzoni dei Duran Duran. Tutto ciò si può tradurre in una sola parola: passione!

Il Medal Plaza ha un’ottima acustica, tuttavia si deve riconoscere alla band la capacità di suonare dei brani noti senza forzati ri-arrangiamenti. I suoni bassi dialogavano con intensità con chitarra e batteria. Una performance di alto livello che non ha lasciato delusi ma ha anzi consentito al pubblico di abbandonarsi in pieno al sound ed alle parole dei brani tanto amati. Tanto ritmo.

Capacità di rimettersi in gioco. Hanno presentano un nuovo brano: sullo sfondo del palco è stato proiettato il video. Made in Japan, forse, era una simpatica lettura dei Duran Duran come band la quale, compatta, crea una forza: unendo i loro singoli anelli nasce la loro forza ed ha vita un super potere, così come si vede in tanti manga e anime nipponici anni ’70 ed ’80 (ed i protagonisti erano sempre cinque) in grado di sconfiggere il male.

Aneddoto: la corista era da brivido. Inquadrata la prima volta si è alzata un’ovazione. Descrizione: nera di colore, lunghi e lucenti capelli corvini lisci, jeans attillati ed una giacca abbottonata. Tanta semplicità ed un particolare: un’abbondante scollatura che in modo generoso metteva in evidenza un morbido ed intrigante decolté.

Un concerto, parlando da fan dei Duran Duran, emozionante e coinvolgente. Se non avessi aperto una finestra internet e fatto un’ultima ricerca prima di spegnere il computer, avrei mancato un appuntamento prezioso.

di Zazà