DREAMELAND, l’osservatorio archeostronomico
Luglio 9, 2009 in Arte da Gino Steiner Strippoli
UN CERCHIO DI PIETRE SOTTO IL CIELO DEL PIEMONTE
A Dreamland, a nord di Torino, un gruppo di appassionati di astronomia ha voluto ricreare un osservatorio astronomico usato dalle popolazioni antiche che abitavano questi luoghi del Piemonte.
Lo Stone Circle di Dreamland rappresenta un esempio di “Land Art”. Un’opera architettonica realizzata e integrata in seno all’ambiente naturale con elementi scelti e raccolti dalla stessa natura. Lo Stone Circle è un segno ancestrale di perfezione e eternità conosciuto da tutti i Popoli naturali dell’intero pianeta. Un simbolo dell’energia che nasce dal suo centro e converge verso di esso. Un centro invisibile che si rivela come necessità strutturale e evento di conoscenza.
L’opera è nata per iniziativa della Ecospirituality Foundation su un’idea di Giancarlo Barbadoro, musicista del LabGraal. L’iniziativa ha l’intento di avvicinare il pubblico ad una esperienza di contatto più intimo con la Natura dando la possibilità di interagire con gli eventi del cielo e dell’ambiente.
L’osservatorio archeostronomico in questione è costituito da un grande cerchio di pietre erette posizionate in modo tale da mantenere una relazione con i fenomeni della volta celeste.
Presso gli antichi Celti i grandi cerchi di pietre erette, come Stonehenge e Callanish, rappresentavano luoghi spirituali di incontro e di cultura. Vi si osservavano le stelle e il sorgere del sole per stabilire l’incedere del calendario e delle stagioni. Vi si studiava e si faceva ricerca e si discuteva di filosofia. Con questo stesso spirito, nel rispetto dei principi costruttivi delle antiche tradizioni e ispirandosi ai miri degli antichi Celti, come quello di di Fetonte e della città di Rama, è stato realizzato il grande Cromlech di Dreamland.
Oggi questo anfiteatro antico riveste una importante funzione didattica poichè opera come un Osservatorio di archeoastronomia. Il Cromlech infatti riproduce l’esperienza di osservazione del cielo così come avveniva prima dell’introduzione del telescopio da cui hanno origine le basi dell’astronomia. Un modo di condurre osservazioni che manifesta l’antica scienza dei Celti e mette il pubblico in relazione diretta con i fenomeni della volta celeste, portando alla scoperta della Natura e dei valori che essa manifesta.
Il Cerchio di Pietre di Dreamland, nello spirito dell’antica cultura dei Celti, assolve anche al ruolo di palco e tribuna di un teatro d’Arte, immerso nell’ambiente dove avvengono eventi musicali e culturali che richiamano lo spirito della natura e della grande avventura della vita vissuta dall’individuo.
Qui si realizzano i concerti unplugged del LabGraal che con la loro Keltic music propongono suoni e rimti di ogni luogo della terra tratti dalle tradizioni dei Popoli naturali.
E questo è anche il luogo dove i vari poeti, insieme al pubblico, si trovano a leggere le loro poesie accompagnati dal flauto e dall’arpa per condividere e scambiarsi pensieri e emozioni.
Ma perchè la realizzazione di un Cerchio di pietre?
Giancarlo Barbadoro risponde:
Lo abbiamo fatto per dare visibilità alla cultura dei Celti e per realizzare un osservatorio archeoastronomico che consentisse le esperienze dirette del cielo come presso le civiltà antiche e i Celti in particolare.
Oggi siamo abituati all’uso di strumenti sofisticati, come i telescopi e l’uso di onde radio, che ovviamente hanno dato un grande apporto per la conoscenza del cielo. Ma abbiamo dimenticato in parte lo spirito che ha sempre incuriosito e avvicinato al mistero della volta celeste gli astronomi dell’antichità, che oltre ad essere scienziati erano anche filosofi in grado di vivere direttamente il contatto con i fenomeni del cielo e trarne una lezione interiore personale.
Con la realizzazione dell’Osservatorio archeoastronomico di Dreamland si è voluto riprodurre l’esperienza di osservazione diretta e interattiva del cielo vissuto dagli antichi ricercatori.
Nei tempi antichi l’astronomia era conosciuta come una scienza primaria e serviva in primo luogo per avere elementi con cui regolare il quotidiano della gente. Era praticata infatti per conoscere l’incedere delle stagioni, le date delle ricorrenze comunitarie e per approfondire la conoscenza dei fenomeni naturali.
Quindi un ritorno al passato delle antiche civiltà?
In un certo senso si. In tutte le civiltà antiche evolute vennero realizzati siti di osservazione del cielo. In quei siti, non avendo ancora il telescopio, le osservazioni erano condotte sul movimento degli astri, dalle stelle, del Sole e della Luna. A tale scopo, spesso venivano costruite strutture in legno e in pietra da usare come strumenti di rilevazione dei fenomeni celesti.Presso i Celti le pietre erette servivano da riferimento astronomico e come una vera e propria meridiana solare. I siti di osservazione erano realizzati su grandi dimensioni al fine di poter agevolmente utilizzare le loro funzioni strumentali e ospitare la maggior parte possibile delle persone nelle occasioni comunitarie come avveniva per i Solstizi e gli Equinozi, in modo che tutti potessero usufruirne.
I più antichi siti di osservazione erano quelli relativi ai grandi cerchi di pietre erette, come Stonehenge e Callanish. Oltre all’osservazione delle stelle si calcolava il sorgere del sole per stabilire l’inizio delle stagioni e le date delle ricorrenze celebrative previste dal calendario. Ma anche per stabilire le ore del giorno. Una ricerca in campo archeoastronomico può essere ancora valida al giorno d’oggi? “Ritengo di sì. Dall’esperienza antica, prima ancora dell’introduzione del telescopio, sono nati i fondamenti dell’astronomia ancora oggi validi. Ipparco, ad esempio, con le sue osservazioni sulla precessione degli equinozi, diede elementi basilari a tutta l’astronomia moderna.
Questo modo di rapportarsi ai fenomeni celesti consentiva di guardare al cielo in maniera diretta, senza mediazioni strumentali sofisticate, ponendo l’osservatore al centro dei fenomeni, consentendogli l’esperienza di trovarsi immerso in una sorta di planetario interattivo.
Ancora oggi, a mio parere, sarebbe utile che chi si interessa di astronomia, prima di cimentarsi con l’esplorazione del cielo mediante sofisticati telescopi, facesse esperienza di un rapporto diretto con quanto accade su un piano geo-astronomico. Anche se si riescono ad osservare con nitidezza i più piccoli crateri lunari, separare insospettabili stelle doppie oppure osservare lontane galassie, il nostro pianeta continua a muoversi nel cosmo come faceva migliaia di anni fa. E il suo movimento è fondamentale per l’osservazione e la comprensione del cielo.
Una ulteriore funzione interessante dello Stone Circle è quella rivestita dal suo ruolo di “Rosa dei Venti” che restituisce , soprattutto a chi vive in città, la spazialità naturale del pianeta. Al di là dell’orientamento dei quattro punti cardinali, è possibile infatti, ponendosi al centro del cerchio e guardando nella direzione delle specifiche pietre erette, trovare la direzione delle maggior città e opere dell’uomo. Da New York, alla mitica Rama, da Mosca a Hong Kong, da Stonehenge al Channel sotto la Manica al sito della NASA di Cape Canaveral.
di Gino Steiner Strippoli