Dogtown and Z-Boys

Novembre 12, 2002 in Spettacoli da Redazione

32484(1)Per chi non sapesse nulla di skateboard, delle diverse tecniche, dei suoi eroi e dell’evoluzione dei materiali dell’infida tavoletta, “Dogtown and Z-Boys” è un bignami imperdibile.

Tutti sanno che lo skate deriva dal surf ma pochi ne conoscono la vera storia.

Pochi sanno a chi si deve la rivoluzione di questo sport, l’acquisizione di uno stile “orizzontale”, elegante, fluido, con movenze ispirate alle evoluzioni dei surfisti quando toccano l’acqua e si piegano sulla tavola.

Se volete scoprire le differenze tra lo skateboard anni sessanta e quello degli anni settanta, se non sapete cosa spinse questi atleti ad allenarsi nelle piscine, se per voi il nome “Dogtown” non significa molto, dovete vedere questo documentario.

Scoprirete i segreti della tavoletta e vi godrete la visione di un film veloce, galvanizzante, con un montaggio originale e stupefacenti filmati che ritraggono i ragazzi dello “Zephyr Skating Team” alle prese con strade, piani di legno e piscine di ogni tipo.

Cercherete di capire cosa sia una “alla bert”, vi stamperete nella memoria le facce sorridenti dei giovanissimi campioni dello skate e imparerete a riconoscerli nelle loro attuali sembinaze.

La storia degli Z-Boys è quella di una redenzione, ragazzi disagiati e trascurati dalle famiglie hanno trovato nello skate una ragione di automiglioramento e di rivalsa verso una società che li rifiutava e che li condannava al fallimento.

Lo skateboard appare in questo film come un elemento di aggregazione giovanile e di disciplina ma anche come una filosofia di vita basata sulla competizione, sull’amicizia e sul reciproco incitamento a migliorare il proprio stile.

Lo skateboard è stato un fenomeno anche editoriale, le riviste hanno reso celebri i campioni, creando un’estetica dello skate, ma anche rendendo questo sport adorato dai ragazzini un’imperdibile occasione di arricchimento.

Insomma luci e ombre dello skate, storia di chi “ha sfondato” e di chi non si è adeguato ad un sistema che esibiva i ragazzi dello skate come fenomeni da circo, costringendoli a lasciare la scuola e a girovagare per il mondo da un’esibizione all’altra.

“Amarcord” californiano tra parchi-gioco abbandonati, ruderi di cemento e piscine svuotate, la vera storia dello skate raccontata dai suoi innovatori ed eroi.

di Elena Bottari