Diversabilmente… sport

Maggio 20, 2004 in il Traspiratore da Redazione

Numero 49 - Pag_04Mi piace moltissimo collegare l’idea di sport con la meravigliosa Grecia di Pericle. Nella paláistra di Atene, si bada alla cura del corpo in modo fine a se stesso, alla bellezza, alla misura e al ritmo nel movimento. Si insegnano lotta, pugilato, pancrazio, corsa, salto, lancio del disco e del giavellotto. L’immagine è quella luminosa del giovane Diadumeno di Policleto, definito “delicatamente giovane”, ovvero quella del Discobolo di Mirone. Calma, perfezione plastica, equilibrio delle forme, ponderazione perfetta delle misure corporee, chiara, fredda luminosità, distensione eterea dei tratti del volto…

Ma mi piace ancora di più la sana competizione dei tantissimi atleti diversabili. Sono affascinata dal grandioso progetto delle Paralimpiadi Invernali di Torino 2006, un’occasione per abbattere ogni barriera architettonica e rendere accessibili a tutti le meravigliose montagne della Val Chisone e dell’Alta Val di Susa, dove le Paralimpiadi si svolgeranno. Cinque discipline si alterneranno sugli stessi impianti che ospiteranno le competizioni olimpioniche: biathlon, sci alpino, sci di fondo, curling su carrozzina e hockey con slittino.

Che bella la luminosità degli occhi di Erik Weinhenmeyer, 32 anni, che ha perduto la vista quando ne aveva 13, a seguito di una rara patologia alla retina. Che belle le fotografie che lo ritraggono mentre scala l’Everest, guidato dal suono di alcune campanelle, legate sulle gambe e sugli zaini dei compagni.

Che bello sapere che equilibrio, bellezza ed armonia non hanno nulla a che vedere con canoni policletei e misure matematiche quando vediamo Aimee Mullins, 29 anni, entrambe le gambe amputate sotto il ginocchio per una rara patologia ossea quando aveva solo quattro anni, sulle passerelle di moda e sul podio olimpico, campionessa dei 100, dei 200 metri e del salto in lungo alle Paraolimpiadi di Atlanta del 1996.

È bello che qualcuno ricordi a tutti che la fredda bellezza astratta, avulsa da ogni realtà, è nulla in confronto ad una vita bella perché faticosa, perché vissuta senza remissioni, accettando le difficoltà più gravi e più penalizzanti, sfidandole con la luminosità che solo una personalità forte possiede dentro di sé. Mi piace pensare che le più belle sfide siano quelle quotidiane, e, questo, una persona diversabile lo sa: alzarsi, lavarsi, vestirsi, raggiungere il posto di lavoro nella giungla cittadina. Questo è lo sport quotidiano che richiede più coraggio di tutti gli altri.

Il più bello sport è la vita quotidiana, quando, uscendo da scuola, corriamo per prendere il pullman con una fame da lupi; quando piove e nel tram affollato ci teniamo a fatica tra ombrelli, braccia, vetri appannati, in un misto di voci, profumi e desiderio di casa, sempre bello e diverso. E’ abbracciare più forte che si può le persone che ci stanno accanto; è affrettarsi per preparare per primi, al mattino, il più buon caffè, perché fatto con il cuore, la più buona cena dopo una giornata di lavoro, perché semplice e genuina. Questo è il più bello sport della nostra vita.

Il Traspiratore – Numero 49

di C. Inglese