Disegnare il vento

Agosto 5, 2011 in Libri da Stefano Mola

Titolo: Disegnare il vento
Autore: Ernesto Ferrero
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: € 19,50
Pagine: 188

Sin da ragazzo gli piaceva disegnare navi, vascelli alberati, cutter, brigantini, e più c’erano alberi e vele e sartie più godeva, specie a tratteggiare battaglie navali, le nuvolette che fanno i cannoni quando sparano.

– Mi piaceva disegnare il vento, – ha detto quasi commosso, come scoprisse qualcosa di sé che prima non sapeva. – Era un po’ come disegnare la libertà, la forza. La vita. Rendere visibile l’invisibile

disegnare il ventoDalla morte, quella fisica, di Emilio Salgari, sono passati cent’anni (in realtà, tutti sappiamo bene che Emilio è vivo e lotta insieme a noi, nella nostra fantasia, e pertanto non morirà mai). Si sa, le cifre tonde richiamano celebrazioni, con tutto quel che ne consuegue (e non sempre quel che consegue è bene). Non è il caso di questa piccola biografia romanzata: Ernesto Ferrero si merita senz’altro la nomina a Gran Tigrotto con Doppio Kriss Incrociato (oltreché la cinquina del Premio Campiello 2011).

Per raccontare l’Emilio sceglie di costruire un mosaico. Le diverse tessere sono la moglie Ida, l’ex attrice da lui chiamata Aida, minacciata dalla follia; i figli, i vicini di casa, i pochi amici, i compagni di una bohème più sognata che praticata, esploratori, medici, giornalisti, pittori. Soprattutto, ed è questa l’invenzione più felice, una ragazza, Angiolina, attirata dalla scrittura, che negli ultimi mesi di vita lo accompagna in lunghe passeggiate e conversazioni.

Sotto i nostri occhi si disegnano le città dove ha vissuto (Venezia, Genova, Torino). Le passioni per lo sport. L’unico viaggio per mare effettivamente fatto, e i mille millantati. L’attaccamento alla mogllie e la sua deriva nella follia. I contratti capestro con gli editori. La sua immaginazione ribollente e la condanna della scrittura.

Questo romanzo è innanzitutto un bellissimo omaggio. Discreto, non agiografico. Si sente l’affetto, quell’affetto non cieco che è capace di guardare anche ai lati oscuri con pietas, senza cercare la facile esposizione delle disgrazie.

In secondo luogo, è anche un libro sull’immaginazione e sulla sua traduzione in parole, quindi è anche un romanzo sulla scrittura. Ed è bello che questo avvenga raccontando uno scrittore di genere, o come direbbero gli inglesi, non mainstream. Ma chi è più scrittore d’un uomo che con le sue parole ha saputo infiammare la fantasia di migliaia di ragazzi? Io per esempio ancora ricordo l’attesa che provavo quando, in vacanza al mare, aspettavo con ansia che mio padre mi portasse un nuovo libro di Sandokan da leggere.

Ci dice molto anche sulla finzione letteraria. Importa che quanto sta sulla pagina sia stato vissuto veramente, o conta che ci coinvolga tanto da divorare una pagina dopo l’altra? Un romanzo deve essere in primo luogo capace di creare un mondo, e di metterci la voglia di entraci, chiudere la porta alle nostre spalle, e non di non volerne uscire più. Salgari ha saputo farlo. E anche Ernesto Ferrero, raccontandolo e inventandolo.

di Stefano Mola