Disagi e turbamenti
Giugno 22, 2003 in Medley da Sonia Gallesio
[Armin Friedmann, Wiener Abendpost, 21 marzo 1918]
Se a Klimt è possibile attribuire le prime incursioni nei territori della sessualità, a Egon Schiele va riconosciuto un merito maggiore. Egli, infatti, indaga ed interpreta i desideri più atipici, la masturbazione, la sessualità infantile. La sua arte mette a nudo, realmente e metaforicamente, l’essere umano. E palesa l’inevitabile condizione di incomunicabilità, disagio e solitudine che contraddistingue i suoi rapporti con l’esterno.
I soggetti che Schiele ritrae possiedono l’aspetto di “scheletri ricoperti di sola pelle come anime senza protezione” (Barbara Paltenghi). L’affrancamento di questi individui è pressoché impossibile, perché la ragione del travaglio viene dal loro interno.
La forte componente erotica che emerge dai suoi lavori – in prevalenza nelle stupende opere grafiche – è altresì la trasposizione di un senso vitale intenso ed innato, lontano dalla mera volontà di trasgredire e provocare.
Una peculiarità della produzione di Schiele è costituita dall’imponente numero di autoritratti. Il suo stesso corpo – ora pervaso da dolore ed inquietudine, ora da fierezza e compiacimento – diviene una presenza insistente.
Contrariamente a quanto fa negli autoritratti in relazione alle mani, curate nei minimi dettagli, Schiele non riproduce quasi mai i piedi; tutt’al più li raffigura coperti, celati da scarpe, stivaletti o calze. Basti pensare a Donna in piedi in rosso (1913), oppure a Figura accovacciata con foulard verde (1914), o ancora a Donna seduta con calze viola (1917). Persino in un’opera della maturità quale Ritratto del dottor Hugo Koller (1918) non rinuncia ad un escamotage – piuttosto semplicistico, in verità – che ne consenta l’omissione…
Proprio come le figure scarne e sospese, anche i suoi paesaggi si rivelano metafora calzante di isolamento ed estraniazione. Gli alberi secchi e solitari, scheletrici come i corpi che ritrae, riportano con immediatezza alla dolorosa condizione interiore dell’uomo moderno.
Dopo le esperienze della guerra e del matrimonio, l’arte di Schiele subisce un significativo mutamento. Il suo tratto si ammorbidisce e le forme si fanno più plastiche. I nuovi nudi si rivestono di un candore sorprendente, così come dimostra il superbo dipinto del 1917 Ragazza (La giovane donna). Le pulsioni più impetuose vengono sostituite da tematiche legate ai sentimenti, agli affetti, alla paternità e alla famiglia (La famiglia, 1918).
di Sonia Gallesio