Diario di un volontario-Day 10&11

Febbraio 19, 2006 in Sport da Redazione

Tra i momenti piu’ rischiosi della vita del volontario vi sono indubbiamente le trasferte con le navette. Ad esempio oggi ho avuto la fortuna di salire a bordo di un autobus condotto da un brillante autista della capitale, che ha saputo dare grande prova di doti rallistiche. In anticipo di 10′ min. mi imbarco sulla navetta che parte da Torino verso il villaggio di Bardonecchia, e mentre salgo gli scalini mi ritrovo all’altezza del mio naso due scarpe con dentro relativi piedi: sono quelli dell’autista, che sta chiacchierando con un suo collega in attesa della partenza.

E’ spaparanzato sulla prima fila di poltroncine, schienale reclinato e con le gambe appoggiate al corrimano, esattamente come se fosse il tavolino del suo salotto mentre, in ciabatte con birra e patatine, si guarda un film. Saluto l’allegra combriccola e, senza neanche avere il tempo di togliermi la giacca a vento, mi minacciano bonariamente che o mollo una spilla, o non si parte. Rispondo altrettanto bonariamente che le spille manco a me le danno, e che se non partiamo non importa, avremo tempo di farci una bella dormita!

Visto lo scarso effetto procurato facciamo quattro chiacchiere sulla dura vita degli autisti, che non possono utilizzare la nostra mensa di volontari, che spesso fanno viaggi da soli senza trasportare nessuno, mentre nel caso di trasporto atleti gli tocca perdere una sacco di minuti affinche’ l’autobus venga minuziosamente ispezionato dalle forse dell’ordine nella VSA (Vehicle Screening Area), peggio che se ci trovassimo nella striscia di Gaza, insomma, non ce n’e’ una che gli va bene. Credevo che a noi Piemontesi non ci battesse nessuno nel trovare ogni genere di magagne e malinconie in qualsiasi cosa, ma noto (purtroppo lo ammetto, con sottile piacere dovuto alla mia bastardaggine!) che non e’ cosi’. 😀

Il viaggio inizia con 5′ min. di ritardo, ma “Rocco” (lo chiamero’ cosi’) mi dimostra subito di che pasta e’ fatto dietro il volante: il suo stile e’ inversamente proporzionale allo svacco esposto a ruote ferme e comincio a sospettare che recupereremo alla grande il tempo perso. Mi da’ subito prova di notevole dimestichezza ai comandi mostrandomi come e’ possibile passare con il rosso pieno schivando il pedone che incautamente aveva gia’ iniziato l’attraversamento, il tutto con una mano al cellulare e l’altra che riesce a districarsi impeccabilmente tra cambio/volante/clackson. Non c’e’ che dire, lo stile e’ davvero “urban-fighter”, dopo aver liberato la strada facendo la radiografia con gli abbaglianti all’auto davanti a noi che utilizza impropriamente la corsia olimpica lo vedo affondare l’acceleratore, peccato che non si accorge che il semaforo poco piu’ avanti e’ rosso: ci fermiamo a meta’ incrocio grazie a una poderosa frenata che ribalta i pochi oggetti presenti sui sedili, piccola retromarcia con nonchalanche e siamo pronti a ripartire.

Molto “urban-fighter”, forse un po’ troppo… Comincio pero’ ad avere qualche sospetto sulla “traiettoria” che sta seguendo: per ben due volte anziche’ imboccare la tangenziale insiste nell’attraversamento di Torino. Esordisco allora con un “…ma non e’ che per caso il navigatore satellitare e’ impostato per andare all’aeroporto?”, e per tutta risposta sento un paio di colorite quanto irripetibili imprecazioni alla volta del navigatore, all’autista che lo ha “messo fuori posto” e ai suoi parenti piu’ prossimi. Rocco comincia cosi’ un duello tecnologico a colpi di telecomando per piegare il cocciuto navigatore ai suoi voleri, il tutto sempre slalomeggiando in mezzo al traffico. Ma l’impresa si rivela piu’ ardua del previsto, e dopo altre maledizioni decide di passare alle vie di fatto: stacca un pannello sotto al volante che nasconde i cablaggi e gli toglie l’alimentazione (cosi’ imparara, dice lui)!

Il risultato sara’ che il navigatore si spezza ma non si piega, e incurante delle ulteriori imprecazioni lanciate da Rocco resta inesorabilmente spento. Navighiamo a vista, gli suggerisco io la strada da percorrere, peccato che in c.so Grosseto poco prima dell’ingresso per il raccordo, l’ennesima telefonata gli fa mancare l’uscita che gli stavo indicando. Dopo 3/4 d’ ora dal via siamo cosi’ in coda nella zona Nord di Torino (Villaggio e tangenziale sono dalla parte opposta della citta’, sob!) e ci vorranno ancora altri 15 minuti prima di agguantare la famigerata tangenziale. Una volta in autostrada per ogni veicolo che ha la sfortuna di occupare anche solo una minima parte dei prossimi 100 metri che dovremo percorre, Rocco riesce a trovare una buona parola a commento del mestiere della mamma del conducente, oppure qualche auspicio rivolto alla nazione di provenienza nel caso di auto e TIR stranieri.

Per il resto del viaggio decido che sara’ meglio non farlo parlare troppo, mi pianto in seconda fila, allaccio la cintura e assicuro tutto il mio carico, calcolando che se sfigatamente dovessimo avere un incidente forse un minimo di protezione dovrei averla. Arriveremo sani e salvi a Bardonecchia con appena 10 minuti di ritardo sulla tabella di marcia, un vero record. Bravo Rocco! Se mai nasceranno le olimpiadi per autisti sono certo che potrebbe partecipare come outsider nella specialita’ “super-gigante” nella categoria pesi-massimi!

di MAury