De Crescenzo, la poesia si fa musica

Giugno 25, 2003 in Musica da Redazione

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Dopo l’acclamato concerto al Teatro Colosseo, abbiamo fatto due chiacchiere con Eduardo De Crescenzo, un grande artista (anche se lui ama più definirsi ‘musicista della Musica Italiana’) che, dopo qualche anno di silenzio, a novembre è tornato con un nuovo e affascinante album, ‘La vita è un’altra’.

Che emozione le ha dato, dopo qualche anno di assenza dal mondo musicale, salire sul palco e ritrovare il contatto con il pubblico?

A dire la verità quella di questi anni è stata solamente un assenza dal mondo discografico e non dal mondo della musica, perché ho continuato a portare in giro la mia musica , non ho mai smesso di avere un contatto con il pubblico”.

Come mai una persona come lei che ama così profondamente la musica ha deciso di staccarsi dal mondo discografico per alcuni anni?

C’è stato un momento di profonda crisi delle case discografiche. Stavano diventando tutte più interessate allo show business che alla musica vera. Sembrava che i miei progetti non potessero più interessare. Poi finalmente sono riuscito a trovare delle persone che hanno creduto in questo album.

Perché ha scelto proprio ‘La vita è un’altra’ per dare il titolo al suo album?

Credo che sia la canzone che racchiuda meglio tutte le emozioni dell’album: da una parte la paura del futuro, ma anche la tensione verso di questo… dall’altra la superficialità e la voglia di apparire che la società moderna vuole farci passare come la vera essenza della vita, ma che in realtà ci nasconde i sogni, i sentimenti e le cose che veramente contano e danno senso alla nostra esistenza.

In una delle tue canzoni parli dell’evoluzione che in questi anni ha subito la figura del navigante. Che differenza c’è tra i naviganti del passato e quelli di oggi?

Beh, ce n’è molta. La sola parola navigante prima ti faceva pensare al mare ora invece fa pensare al mondo di internet e alle chat, due mondi completamente diversi. Il navigante è in questa canzone il pretesto per parlare nuovamente di questo futuro, che ci spaventa ma dal quale ci sentiamo anche attratti.

Cosa significa per un’artista avere alle spalle una canzone come ‘Ancora’? Lo strepitoso successo di una singola canzone non rischia di sfavorire l’artista stesso?

Per me ‘Ancora’ è stato tutto. Il mio esordio e il grande successo. Mi ha dato ovviamente tantissimo, ma bisogna stare attenti al successo; io fortunatamente sono stato abbastanza lontano dai riflettori anche perché il rischio che si corre è allontanarsi dalla normalità e dalla quotidianità. Ed invece è proprio da lì che nascono le mie canzoni, dalla vita di tutti i giorni.

Il rischio di una canzone col successo di “Ancora” è veramente grande perché si corre il pericolo di essere conosciuti e ricordati solo per quella, mentre tutto il resto della tua produzione resta in secondo piano.

Preferisce essere maggiormente definito musicista o cantante?

Musicista. Sicuramente il mio amore per la musica è iniziato da piccolissimo: a tre anni ho avuto la mia prima fisarmonica e a cinque vincevo già un concorso al conservatorio.

La musica napoletana e tutta la cultura partenopea quanto ha influenzato i suoi lavori?

Nella mia musica c’è tutta Napoli; credo, infatti, di trasmettere molto degli odori, dei rumori, delle atmosfere nelle storie che racconto. Napoli è una città strana, piena di contraddizioni. E’ difficile rimanerne indifferente, o la ami o la odi… e credo che anche questa contraddizione e questi sentimenti appaiano nelle mie canzoni.

Se dovesse dirci in una parola cos’è per lei la musica cosa direbbe ?

Un modo di essere.

di Sonia Paolin