Dario Ghibaudo: cinquecentocinquanta pesci fuor d’acqua

Novembre 1, 2008 in Arte da Redazione

A Torino, fino all’11 Novembre, la personale di Dario Ghibaudo “cinquecentocinquanta pesci fuor d’acqua”, XIII stanza del Museo di Storia Innaturale creato su una riflessione rousseauiana.

Dario GhibaudoPuò la massima di un filosofo cambiare il percorso di un uomo? Il filosofare, secondo Aristotele, nasce dalla meraviglia, ossia dallo stupore di fronte alle cose e dalla capacità di lasciarsi sorprendere, a interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo rapporto col mondo e del mondo stesso. E’ quindi possibile. L’uomo è Dario Ghibaudo, artista cuneese trasferitosi a Milano, la massima “Innaturale è tutto ciò che viene educato dall’uomo” di Jean-Jacques Rousseau. La sua riflessione sull’innaturale rousseauiano produce, nel 1993, un nuovo percorso artistico, il Museo di Storia Innaturale. Si concretizza con una prima mostra al Museo d’arte Moderna dell’Alto Mantovano: una sala di Antropologia di trenta lavori più uno. Non stiamo parlando di un naturalista che espone reperti anomali ma appunto di un artista che, nonostante non sia un addetto ai lavori, segue un percorso che si espande attraverso stanze dedicate al campo dell’indagine scientifica: dall’antropologia alla botanica, dall’entomologia all’etnologia. “Pesci fuor d’acqua” è la XIII stanza, riservata a pesci e anfibi. Attualmente è allestita presso la galleria Paolo Tonin, a Torino. Il percorso si snoda attraverso disegni e teche che si rifanno alla tassidermia e all’illustrazione scientifica, in cui l’artista cataloga specie immaginarie come il Piscis Sapiens Sapiens, la Gallinula Eburnea Cum Nasus Bitortus e il Piscis Alatus Abilis. Il percorso si chiude attorno ad un banco di “cinquecentocinquanta pesci fuor d’acqua” – il titolo della personale – che creano un organismo luminoso composto da esseri mutanti, dai riflessi argentei e variopinti. Apparentemente dall’aspetto ludico, lascia uno spazio di decantazione da riempire con riflessioni e domande. L’artista Ghibaudo ha un aspetto molto solare e cordiale, ironico e scanzonato, felice di parlare delle sue creature come un bambino che ha appena ricevuto in dono il suo giocattolo preferito e lo deve raccontare a tutti. Lo abbiamo intervistato per comprendere il suo percorso artistico, le sue opere e l’uomo che c’è dietro l’artista.

  • Nonostante i tuoi quadri di misura large, sembra che nelle tue opere ci sia stato un crescendo rispetto alla dimensione, come se le cose da dire stiano diventando così importanti, da richiedere spazi più ampi.

    Direi che le dimensioni non sono venute nel tempo, anzi nel tempo ho avuto problemi proprio dovuti al fatto che la mia produzione, per quanto lavori molto, essendo elaborata è sempre limitata e quindi offre poco al mercato. Ho realizzato mostre personali con sei lavori, vedi “Calpestabile”. No, non direi proprio che le dimensioni siano importanti, direi piuttosto che le mie opere sono grandi quanto devono.

    Per quanto riguarda i miei quadri non erano se non una continua mutazione nel tentativo di trovare una forma espressiva armonica che permettesse di sviluppare un pensiero senza “fatica”, sentivo che doveva concretizzarsi “da solo”, in un certo senso apparire ai miei stessi occhi. Un primo passo è stata la consapevolezza, molti anni fa, che un buon disegno non deve essere nè bello nè brutto, definizioni che, per assurdo, in arte non esistono. Ma scaturire automaticamente, e questo diviene possibile se in quel momento sei ciò che stai disegnando.

    Risalgono a quel periodo grandi e medie tele intitolate ” tessuto connettivo urbano” dove la pittura tendeva a rendere la superficie fortemente tridimensionale e gli spazi vuoti tra l’intreccio del “tessuto” divenivano cellule.

  • Però ad un certo punto del tuo percorso le tele diventano sculture.

    Si, poco a poco le cellule si sono costituite in organo e io sono diventato scultore .

    La prima mostra, diciamo di passaggio tra la pittura e la scultura è avvenuta a Genova, , credo nell’85, dove avevo presentato un grande cervello in legno nero lucido con un neon azzurro che separava i due lobi e una vernice fluorescente gialla che proiettava un alone verde all’intorno, la vedevo un po’ come un’aura psichica, alle pareti un paio di quadri con cellule che parevano staccarsi dalla superficie per via dell’uso dei colori complementari e di un gioco di ombre e luci dipinte.

  • Perchè questo filone scientifico, anche un pò OGM? Come lo ricolleghi a quanto riportato sul tuo sito: “il vero tema indagato riguarda la condizione umana”?

    Il Museo di Storia Innaturale in effetti è un pretesto per aprire porte, e poter ragionare ironicamente su quel che vedo e sento, le mutazioni per esempio, da sempre mi danno ansia. La biologia è una materia fantastica ma il risultato dell’umana ottimizzazione di frutta e verdura avrebbe avuto un senso, banalizzando, se avesse risolto il problema della fame, e allora mi vien da realizzare “Botanica Organica” sculture di vegetali spaccati a metà nel cui interno si vedono organi, intestino, cuore ecc.

    Ogni mio lavoro è tendenzialmente suddiviso a strati, forme di lettura delle quali non sono mai completamente consapevole, spesso è il fruitore che mi fa scoprire nuovi livelli , io ne conosco alcuni. Ti faccio un’esempio, l’Homo Pronto, un lavoro del ‘94 , undici esemplari sulla mercificazione delle persone, ci si vende ci si compra e …ci si “mangia” la busta è una confezione ingrandita ( cm 230 x 110 ) di una busta sottovuoto di salame a fette alla quale ho cambiato la grafica , i personaggi , a parte il sicario che è scontato, svolgono un’attività utile, suora, medico, infermiera, soldato. Ecco, per esempio il soldato è un casco blu, un soldato di pace il mio però parla tedesco, la bimba preeducata parla portoghese, proprio come i bimbi abbandonati delle megalopoli brasiliane, il giornalista tiene gli occhi chiusi, serra la bocca e si tappa il naso, inoltre legge solo giornali che si occupano di finanza e parla arabo.

    La mostra che tu hai visto riproduce un organismo, con cinquanta pazzerelli mutanti in mezzo a un mondo di argentei esseri apparentemente seri e benpensanti ma tutti sono fuori dall’acqua e fingono di nuotare.

  • In questo complesso percorso dai quadri ai pesci, dal Piemonte, periferia a volte sonnacchiosa, a Milano, centro molto vivo, Dario Ghibaudo uomo e persona, com’è cambiato?

    Anche io, come i pesci della mostra, fingo di nuotare da quando ho lasciato la quiete sonnacchiosa, come dici tu, delle valli cuneesi per tuffarmi nelle più burrascose acque milanesi ma tant’è, ho da poco comprato una casa in Langa dove mi sa che prima o poi mi trasferirò.

    Mi vorrei dedicare ed accudire un piccolo frutteto, rigorosamente non OGM, sonnecchiare e magari tornare a nuotare.

    “Museo di storia innaturale” : www.darioghibaudo.it

    25/Settembre – 11/Novembre

    PAOLO TONIN ARTE CONTEMPORANEA

    Via San Tommaso 6, Torino

    INFO:

    011/19710514 (tel) – 011/19701494 (fax)

    [email protected]

    www.toningallery.com

    ORARIO:

    da lunedì a venerdì ore 10,30/12,30-15,30/19,30 sabato su appuntamento

    biglietti: ingresso libero

    di Giusy Sculli