Dall’Africa un intenso richiamo

Maggio 2, 2002 in Medley da Sonia Gallesio

30602Che l’arte africana sia primitiva o addirittura primordiale è un’opinione tra le più infelici e senza fondamento: la cultura evoluzionistica, che aveva soggiogato e soffocato le potenzialità dei popoli cosiddetti poveri nell’ambito della spartizione coloniale del diciannovesimo secolo, ha instillato questa sciocca convinzione negli esperti tanto quanto nella gente comune. Oggi, fortunatamente, risulta più semplice accostarsi – abbandonando pian piano i pregiudizi – a questi prodotti affascinanti e spesso di alto valore, realizzati con tecniche complesse e soprattutto frutto di una tradizione lontanissima, millenaria.

La mostra bolognese Africa Nera – Arte e Cultura ripropone, con grande successo, una raccolta di mirabili opere costituenti la Collezione Bassani, già esposte nel 2000 a Milano. Proprio nel medesimo anno, le stesse sono state acquistate dal capoluogo lombardo per entrare a far parte del futuro Museo delle Culture Extraeuropee, che ci auguriamo presto di poter visitare. Il nucleo Bassani, costituito da più di ottanta manufatti, integrato a Bologna da una nuova sezione – breve ma interessante – dedicata all’oggettistica collezionata da personalità emiliane e romagnole nel corso dei secoli, consente al pubblico di avvicinarsi all’intensa produzione scultorea dell’Africa Nera, vasta porzione del continente a sud del Sahara popolata, fino a pochi decenni fa, da innumerevoli raggruppamenti che non utilizzavano la scrittura. I prodotti esposti, ad opera delle etnie più rappresentative (Bamileke, Gere, Kpelle, Baule, Fon, per citarne alcune), sono riconducibili ad un periodo compreso tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900. Proprio per la mancanza di documentazione scritta, risulta piuttosto difficile datare con precisione le diverse creazioni e, ancor di più, attribuirle ad un determinato artista.

30603(1)La scultura, nel cui ambito il legno è il materiale maggiormente impiegato, costituisce la forma d’arte figurativa più diffusa tra le varie popolazioni, praticata senza l’utilizzo di bozze e disegni preparatori e con tecniche che prevedono, mediante un’azione diretta ed incisiva, l’eliminazione della materia per arrivare alle forme desiderate, lasciando ben poco spazio a correzioni ed accomodamenti. Tali caratteristiche rivelano, senza dubbio alcuno, grande manualità, attento studio, precisione ed indiscutibile maestria. L’arte dell’Africa Nera è un universo di mondi, un’esplosione di sfaccettature tutte diverse tra loro; proprio non ci è possibile stipare in pochi compartimenti i suoi molteplici aspetti: svariate sono le etnie così come innumerevoli gli stili – arricchiti, contaminati ed influenzati, nel corso dei secoli, anche grazie agli incontri e agli scontri delle varie stirpi. Il linguaggio che scopriamo, attraverso l’esposizione realizzata al Museo Civico Archeologico, è un insieme di codici elaborato, intenso, avvolgente, dai richiami e dai significati profondi. La cultura africana dello scorso secolo ci riporta a ragioni compositive diverse da quelle che animano oggi le personalità creative occidentali: prevalentemente, gli artisti africani – veri e propri artigiani – lavoravano spinti da esigenze sociali e rituali; i prodotti ottenuti divenivano un prezioso veicolo comunicativo rivolto alle masse ma, soprattutto, avevano funzione religiosa. Maschere e statue raffiguranti soggetti umani costituiscono la maggioranza dei prodotti esposti, creazioni monumentali che con forza esprimono grande dignità, compostezza e intensa energia. Secondo la concezione indigena, le sculture non avevano la funzione di interpretare e rappresentare il sacro bensì quella di diventare divinità, di accogliere la sua essenza ed il suo potere al loro interno, così come le statuette raffiguranti gli antenati avrebbero dovuto ospitare lo spirito degli avi stessi. Le opere d’arte, dunque, non erano un semplice mezzo d’espressione ma un veicolo spirituale, uno strumento, una chiave d’accesso.

30604Ezio Bassani, attento studioso ed illustre estimatore della cultura e delle tradizioni africane, con la sua ricercata e ben fornita raccolta, ci permette, altresì, di intuire quanto le stesse abbiano involontariamente influenzato la produzione artistica occidentale e l’elaborazione delle più incisive avanguardie. Un pannello introduttivo all’inizio del percorso espositivo riporta, a tale scopo, svariati nomi noti tra cui Pablo Picasso, Carlo Carrà, Man Ray, Henry Moore. La mostra, per contro – grazie all’apposita sezione – ci fornisce, inoltre, alcuni sorprendenti esempi di come la concezione e l’aspettativa dei collezionisti occidentali abbiano influito sulla produzione artigianale africana su commissione. Ad esempio, tra i vari cimeli, è possibile ammirare una pregevole saliera sapi in avorio adornata, in cima, da un caprone cavalcato da una figura umana femminile – combinazione che riporta, quasi immediatamente, ad una scena di stregoneria di evidente derivazione europea (il soggetto, come le immagini riprodotte ben ci mostrano, potrebbe benissimo essere stato estrapolato da “Streghe che fanno preparativi per il Sabba” di Hans Baldung Grun o “Strega con amorini” di Albrecht Durer). In mostra è inoltre presente, quale opportuna integrazione, un manoscritto originale di Padre Giovanni Antonio Cavazzi, missionario in Angola e Congo nella seconda metà del diciassettesimo secolo, contenente 33 disegni ad inchiostro raffiguranti le popolazioni dell’epoca, antiche e preziose testimonianze che sarà possibile visionare singolarmente grazie ad un contributo video. In conclusione, che il Palais du Louvre a Parigi abbia recentemente accolto più di quaranta sculture africane accanto alla Gioconda e alla Venere di Milo, è un evento che ci fa ben sperare: la cultura occidentale, forse, è finalmente pronta a riconoscere il valore stilistico e compositivo inestimabile delle creazioni giunteci dall’Africa Nera, al pari delle più grandi opere figlie dei maggiori maestri ad oggi riconosciuti.

“…Non è la caratteristica tribale dell’arte negra a essere interessante, ma sono le sue qualità plastiche. Gli elementi pittoreschi o esotici come pure le considerazioni storiche ed etnografiche hanno la tendenza a renderci ciechi rispetto al loro vero valore”.

[J.J. Sweeney (1935), citazione tratta dal catalogo della mostra]

Africa Nera – Arte e Cultura

Museo Civico Archeologico

Via dell’Archiginnasio, 2 40124 Bologna

Dal 16 marzo al 30 giugno 2002

Orario: tutti i giorni dalle 09.00 alle 18.30; chiuso il lunedì feriale ed il 1° maggio

Ingresso: intero € 6,00; ridotto € 4,00

Catalogo: ArtificioSkira

Per informazioni: +39 051 235204

www.comune.bologna.it/Musei/Archeologico

e-mail [email protected]

di Sonia Gallesio