Dal rubinetto acqua sicura

Aprile 25, 2004 in Technology da Claris

acquaLa fobia delle bottiglie d’acqua avvelenate si è attenuata, in questi primi mesi dell’anno, forse per una maggiore attenzione dei controlli, forse per una ‘maggiore censura’ delle notizie onde evitare il dilagarsi delle manie di imitazione. Comunque sia, può essere il tempo di riflettere sulla moda, prettamente italiana, di affidarsi per dissetarsi alle ‘acque minerali’, gasate o naturali, snobbando le acque potabili erogate dalle strutture pubbliche.

“L’acqua erogata dall’acquedotto costa all’utente poco più di 83 centesimi di Euro al metro cubo (come dire mille litri a circa una lira e mezza ciascuno) ed è sottoposta a controlli sanitari più frequenti rispetto alle acque minerali in commercio e la sua composizione deve rispondere a parametri di legge molto più severi”. Queste sono state le affermazioni del presidente e dell’amministratore delegato di SMAT, Giorgio Gilli e Paolo Romano, le scorse settimane, nel corso della riunione della Commissione Ambiente del Comune di Torino, presieduta da Pier Giorgio Crosetto, che ha tra l’altro auspicato “un maggiore utilizzo dell’acqua di rubinetto nelle scuole e nelle comunità, anche per ridurre il volume degli scarti di materiale plastico”.

I rappresentanti di SMAT hanno fornito ai consiglieri un quadro generale dell’azienda e della situazione del servizio idrico, a Torino e in un’area ancora più vasta (sono più di cento i Comuni soci di SMAT).

La mission della SMAT, l’ex Azienda acquedotto municipale con sede in corso XI Febbraio, non è proprio “semplice come bere un bicchiere d’acqua”: garantire 250 litri a testa di acqua potabile di buona qualità a due milioni di utenti, 365 giorni all’anno per 24 ore al giorno, anche in periodi in cui le condizioni climatiche rendono più difficile l’approvvigionamento.

Le necessità idriche dell’area torinese richiedono l’impiego di 289 pozzi profondi fino a cento metri, delle sorgenti del Pian della Mussa e di Sangano, e l’utilizzo una certa quota di acqua di origine superficiale (più prosaicamente l’acqua del Po). Quest’ultima costituisce il 20% dell’erogazione, garantita per il 70% dai pozzi e per il rimanente 10% dalle sorgenti.

L’acqua fornita dalla SMAT risulta, secondo le analisi di laboratorio (100.000 ogni anno, effettuate da SMAT ma anche dall’ARPA e dalle ASL) completamente priva di nitriti, cosa che poche acque minerali in circolazione possono vantare e con residui di cloro variabili, ma sempre inferiori a 0,18 milligrammi per litro (al di sotto cioè della soglia, non fissata per legge ma consigliata, di 0,2 mg/l). Il cloro, hanno sottolineato i responsabili di SMAT, rimane indispensabile per garantire la salubrità dell’acqua nel percorso, talvolta lungo chilometri, tra l’impianto di potabilizzazione e il bicchiere.

Il prezioso elemento viene convogliato in case e aziende da quasi 3.200 chilometri di tubazioni e, dopo l’utilizzo, viene raccolto (insieme alle acque piovane) da 3.500 chilometri di fognature, dotate di 37 impianti di depurazione per gli scarichi industriali. Ogni anno vengono prelevati 217 milioni di metri cubi d’acqua e 208 milioni – depurati con sistemi tecnologicamente avanzati negli impianti di Castiglione Torinese, Collegno e altri minori – vengono restituiti all’ambiente.

Dal 26 dicembre, hanno inoltre sottolineato i dirigenti di SMAT, sono entrate in vigore nuove norme (adeguate a direttive europee), che non solo incrementano i controlli e introducono parametri di composizione chimica più rigidi, ma che danno al singolo utente la facoltà di richiedere all’ASL il controllo della qualità dell’acqua al proprio rubinetto. E questa sicuramente è una delle novità più interessanti che i cittadini potranno sfruttare in questo nuovo anno per convincersi della ‘bontà’ delle acque potabili ed evitare inutili code e spese ai supermercati.

di Claris