Claudio Baglioni per Traspi.net
Novembre 21, 2003 in Musica da Gino Steiner Strippoli
E’ un grande ritorno, in “Crescendo”, quello di Claudio Baglioni, il cantautore romano che mesi or sono, con il suo ultimo album, ha ribadito ancora una volta il suo status di cantautore popolare, quello che racconta le storie più vicine alla gente comune, storie d’amore. “Sono io l’uomo della storia accanto” (Columbia – Sony) ha riportato il cantastorie romano verso atmosfere riconducibili a dischi come “Strada facendo” e “La vita adesso”. Le tredici canzoni contenute nell’album sono meraviglie sonore legate a storie d’amore e di pace universale, raccontata quest’ultima in una sorta di inno intitolato “Requiem”.
L’amore che viene narrato da Claudio è anche quello tra genitore e figlio come in “Grand’uomo” e in “Patapan”, vero omaggio al papà scomparso. Difficile, poi, non innamorarsi dei ritmi e sonorità in bossa nova contenuti in “Quei due”. Una rentrée, insomma, ancora intrisa di tanto amore, con Baglioni a scrivere pezzi dettati dal cuore, canzoni d’amore verso l’amore, verso un futuro più tranquillo, di pace e tranquillità. Questa e domani sera, al Mazda Palace (ex palastampa) di Torino, Claudio Baglioni aprirà il suo tour invernale denominato “Crescendo”. Un titolo significativo che libera la mente del nostro cantautore a continuare a raccontare l’amore attraverso le canzoni, anche dopo 35 anni di carriera. Ben 5 i cambi di palco previsti a corollario di una troupe di 120 uomini: rispetto al passato ci sarà meno spazio alla coreografia mentre la musica ritornerà assoluta protagonista.
“Crescendo” è un ritorno alle piccole dimensioni, ai piccoli spazi concertistici ed un addio ai grandi stadi?
Sì, non volevo più fare i palasport, ma trovare luoghi più piccoli, dove la resa acustica potesse soddisfare me e chi mi viene ad ascoltare. Poi ho scoperto che cantare in mezzo alla gente mi dà una felicità immensa, formando una vera alchimia di sensazioni.
Questo tour invernale arriva dopo 5 mesi dall’uscita del tuo ultimo lavoro “Sono io l’uomo della storia accanto”, ma racconta un po’ la tua vita artistica.
Proprio così, “Crescendo” racconta la costruzione di una carriera. Sarà come descrivere la costruzione di una casa, partendo dalla cantina, da dove ho iniziato a cantare, fino ad arrivare alla sommità del tetto, dove ho raggiunto il successo, l’affermazione, da dove uno prende il volo verso le grandi platee, i grandi spazi.
Guarda dal successo di oggi i tuoi esordi, che non furono per nulla facili…
Ricordo bene la mia prima tournée in Polonia, fu un successo, ero popolarissimo. Ma in Italia ero il signor nessuno, partecipavo a tutti i festival esistenti, Disco per l’estate, la Gondola d’oro, ma inesorabilmente finivo sempre classificato tra gli ultimi.
Poi però arrivò anche per te la persona giusta al momento giusto, quella che seppe valorizzarti.
Sì, fu quando Totò Torquati sentì le musiche che avevo scritto e mi disse che erano veramente belle, così, in soli 20 giorni, scrissi i testi che diedero alla luce “Questo piccolo grande amore”. Quando il disco uscì arrivò al secondo posto delle hit parade!.
Adesso, dopo 35 anni di canzoni, questo nuovo album, che ha sonorità tutt’altro che ripetitive, con molto spazio al pianoforte.
Volevo fare un album solare, visto che il mio precedente “Viaggiatore sulla coda del tempo” era invece molto lunare, a cominciare dalla grafica della copertina. “Sono io, l’uomo della storia” è un disco che mi ha cercato, seguito e appassionato. Avevo l’esigenza di avvicinare molto la fase creativa con quella realizzativa. Il risultato è quello di un disco molto suonato, passando da una dimensione acustica a quella sinfonica. Ogni canzone ha la sua dimensione, il suo colore.
Come la toccante “Patapan” dedicata al padre scomparso, una struggente ballata!
La sua morte ha fortificato la sua figura. La sua scomparsa mi ha lasciato un insicurezza che prima non conoscevo. Penso che un padre sia quella figura che ti indica sempre la direzione giusta, dove stiamo andando.
Tu e il pubblico ai tuoi concerti…
Sai, una volta le performance dal vivo e quindi il rapporto col pubblico mi sembrava faticoso; oggi vedo il pubblico come l’essenza per il mio scrivere e il mio cantare. E poi mi sento veramente bene quando sono di fronte a persone che apprezzano la mia musica.
di Gino Steiner Strippoli