Catania festeggia Sant’Agata
Febbraio 2, 2003 in Viaggi e Turismo da Redazione
Tra qualche giorno Catania diverrà teatro dei festeggiamenti in onore della santa Patrona: Sant’Agata. Culto, devozione, folclore e tradizione riempiranno gli animi di ognuno, cittadino o forestiero che sia; un evento per la città intera, che viene coinvolta e che intensamente vi partecipa.
Con grande fervore religioso, per tre giorni e per tre notti, senza stanchezza in volto, ma con tanta euforia in corpo, si segue la processione della “Vara”, il fercolo della Santa, contenente il busto reliquiario.
Tra tanta folla, nei quartieri più antichi, fra urla e fuochi d’artificio la festa comincia…
Agata nacque a Catania nel 238 d.C., da una nobile e ricca famiglia. Le sue ricchezze e la straordinaria bellezza attirarono l’attenzione del proconsole romano Quinziano che la chiese in sposa, ma Agata, ancora adolescente, aveva già promesso la sua vita ad un altro sposo, Cristo. Siamo nel periodo in cui consuete sono le persecuzioni dei cristiani e Quinziano, non potendola possedere, la fece sottoporre ad una serie di martiri, percossa con verghe, lacerata col pettine di ferro, amputate le mammelle, ed infine gettata sui carboni ardenti con indosso solo il velo da sposa che resistette alle fiamme.
Nel 252, ad un anno esatto dalla morte, Catania venne minacciata dalla lava dell’Etna e i cittadini, presi dallo sconforto, portarono in processione il velo, e, come per miracolo, dopo averlo deposto davanti alla colata, il fiume incandescente si arrestò. Fu in seguito a tale prodigio che Agata venne proclamata Santa.
Di miracoli, per la città e per i fedeli, Agata, ne ha fatti tanti, dando protezione sia dalle lave distruttive sia dalle epidemie di peste; ma la venerazione per la martire non si ferma a Catania, è sparsa in tutto il mondo, protegge 44 comuni italiani, a Malta e nella Repubblica di San Marino è compatrona con San Paolo, è venerata in Spagna, in Germania, in Grecia e in Argentina è protettrice dei vigili del fuoco.
Quasi a metà della salita di Sangiuliano, nella tarda nottata, o nella prima mattinata, a seconda di quanto i fedeli decidono che la Santa rimanga fuori dalla sua dimora, il Duomo, vi è uno dei momenti più intensi della festa, il canto delle suore di clausura.
Dopo questo lungo momento di raccoglimento e di forte fede, i devoti, con forti braccia, tirano di corsa le svariate tonnellate del fercolo lungo la salita, riuscire a salire senza mai fermarsi vuol dire ottenere buoni auspici per l’anno.
La festa di Sant’Agata non può non essere legata alla gastronomia.
A chi si trova a Catania, tra le tante specialità, non possono sfuggire alcuni dei dolci tipici che si producono durante queste festività, legati per un motivo od un altro alla storia ed alle leggende.
Le piccole cassate, ricoperte da glassa bianca e guarnite da una ciliegia, si ricollegano alle torture inflitte al seno; le piccole “olivette verdi”, dolci di pasta di mandorla colorati di verde e ricoperti di zucchero o cioccolato, ricordano un evento miracoloso. La leggenda vuole che Agata, prima di essere catturata dai soldati romani, quando si fermò per allacciarsi un calzare, vide sorgere davanti a sé un olivastro che le permise di nascondersi dai suoi carnefici e che le permise di sfamarsi.
Ancora una volta con le tradizioni e con il nostro passato, si riscoprono il piacere degli odori e il piacere dei profumi della Sicilia: è così che si capisce l’importanza segreta delle piccole cose e della vita!!
di Anna Milazzo