Caliceti per Traspi.net
Febbraio 24, 2002 in Libri da Stefano Mola
Giuseppe Caliceti, autore di “Battito animale” (qui la recensione di Traspi.net) vive a Reggio Emilia dove lavora come insegnante elementare e operatore culturale. Ha pubblicato diversi libri di poesia, romanzi (tra cui ricordiamo “Fonderia Italghisa”, Marsilio, 1996). Ha curato insieme a Giulio Mozzi “Quello che ho da dirvi – Autoritratto delle ragazze e dei ragazzi italiani” (Einaudi, 1998) e, insieme a Nanni Balestrini e Renato Barilli, l’antologia “Narrative Invaders – Narratori di Ricercare 1993-1999” ( Testo&Immagine, 2000).
Ecco l’intervista che ha concesso a Traspi.net:
“Battito animale” racconta la fine di un sogno, quello del Nonno e dei suoi soci, la fine della Fonderia Italghisa, di una proposta forte, entusiasta (il Nonno è il professionista del punto esclamativo). La Fonderia Italghisa diventa Rex Café, un mix, un centro commerciale del divertimento, un luogo di servizio dove ognuno può consumare ciò che vuole. Il sogno non può più essere proposto? Il sogno muore se non si sostiene economicamente, se si arena sul realismo del decibel e dei parcheggi?
I sogni! I sogni e i desideri non muoiono mai! Restano a mezz’aria! Ma il tempo trasforma tutto! Anche i sogni e i desideri! Credo che il “Battito” sia fondamentalmente la storia della fine della giovinezza e dei suoi sogni! I soldi, poi, nel bene e nel male oggi c’entrano sempre! Una letteratura contemporanea oggi non può fare a meno di parlare di economia!
Se il target del rex Café diventano i trentaquarantenni, i giovani dove vanno? Sono nel movimento no global? E il Nonno, che alla fine del libro prende la macchina e gira nella notte, li può ancora incontrare?
La maggioranza dei giovani non credo sia oggi nel movimento antiglobal! Ma in birreria! Dopo le megadisco ritornano i posti piccoli! Questo dicono le statistiche!
Il libro si regge molto felicemente sulla voce forte del Nonno, che fa della storia quasi un poema eroicomico, e per me uno dei suoi maggiori punti di forza. Quanto è importante per un narratore trovare una voce forte? È sempre un vantaggio, o dietro l’angolo c’è un rischio di maniera?
Scrivere, per me, vuol dire inventare voci! Non solo storie! Se non trovo la voce che la racconta non riesco neppure a raccontare la sua storia! Credo dipenda anche dalla letteratura che piace a me! Quella compromessa con l’oralità! Una lingua viva! Che cambia in continuazione! Io la penso come Cèline! Bisogna restituire alla lingua scritta l’emozione della lingua parlata!
A Reggio Emilia tieni corsi di scrittura. Che cosa dà a uno scrittore svolgere un’attività di questo genere?
Non credo a chi dice che prima di iniziare a scrivere creativamente bisogna aver letto caterve di libri! In ogni corso o laboratorio di scrittura si cerca di fare una roba semplicissima! Fornire a un potenziale scrittore dei lettori/ascoltatori! Passare dalla teoria della solitudine alla pratica del confronto col gruppo! Mettere a confronto le intenzione con i risultati comunicativi! E’ quello che faccio anche io insieme agli altri!
Se siete ancora curiosi di Giuseppe Caliceti, potete leggere il suo diario, Pubblico/Privato su www.emilianet.it.
di Stefano Mola