Calendario 2000

Febbraio 17, 2001 in il Traspiratore da Redazione

Dopo il tormentone del millennium bug, che si ripeterà,

fortunatamente su un’altra dimensione, fra mille anni, si è assistito, come ogni dodici mesi, anche se in misura maggiore e differenziata, all’esibizione di corpi nudi sulle pagine dei più disparati calendari. Ormai il fenomeno è inarrestabile. Qualche anno fa esistevano solo due calendari di questo genere ed erano prodotti in copie numerate e limitate, al fine di “rivestire” quei nudi di un velo chiamato “forma d’arte”. Oggi, di queste “forme d’arte”, ne esistono troppe e molti sono gli appassionati che, per affinare il proprio “senso” critico, comprano diversi tipi di calendari, quasi questi li ispirino a vivere più intensamente il lungo anno.

Più che dare un giudizio etico morale è meglio, quindi, provare a fare un’analisi artistica, poiché di questo vogliono si parli i protagonisti. Accontentiamoli, allora!

Innanzi tutto proviamo ad immaginare se i nostri discendenti, nel 2300, potranno guardare le foto di Sabrina Ferilli come delle opere d’arte. La prima risposta che vorrei dare è negativa, un po’ per l’antipatia che ho verso il personaggio e un po’ pensando a quello che sono abituata ad intendere come Arte: dipinti, sculture, affreschi. Riflettendoci, però, posso immaginare che fra trecento anni siano cambiati i canoni di bellezza e gli strumenti per coglierne i tratti. Gli uomini del futuro, forse, considereranno il corpo sinuoso della Ferilli, immortalato dall’obbiettivo, come il riferimento standard per la bellezza alla fine del secondo millennio. Ecco, quindi, che i calendari patinati, con tanto silicone e pochi veli, entreranno di diritto a far parte di quel lungo cammino artistico dell’umanità che, iniziato con le prime raffigurazioni rupestri incise sulle pareti delle caverne preistoriche, ha preso colore sulle tavole in pietra degli antichi egizi per arrivare alle forme più gentili della Venere di Botticelli.

Certo non posso affermare che il corpo perfetto della Ferilli non sia tale da poter meritare l’aggettivo artistico, ma sono convinta che a questi calendari e alle loro sensuali foto manchi, per poter essere definiti delle grandi opere d’arte, una prerogativa: l’unicità. La Ferilli e le sue colleghe, per il 2000, avrebbero dovuto scegliere di posare ciascuna per una sola foto: se una “c’è”, non ha bisogno di mostrarsi in dodici contesti diversi! Forse che lei, la “Venere” del Botticelli, non sia, da sola, falsi a parte, stata apprezzata quale modello di bellezza nel corso dei secoli? Sì signori, un’unica tela, senza corsi di fitness o diete ipocaloriche per la protagonista! Sta’ a vedere che un po’ c’entra, quel furbacchione del Botticelli!

Sì signori, ora sono convinta: questa è arte!

Il Traspiratore – Numero 23

di Vanessa Tornabene