Breakfast on Pluto
Giugno 22, 2007 in Cinema da Marcella Trapani
Breakfast on Pluto, in questi giorni in programmazione nelle sale torinesi, è una deliziosa commedia, tutta incentrata sulle idee di diversità e di emarginazione, su come sia difficile essere “diversi” in un mondo che, comunque, tende sempre all’appiattimento e all’omologazione dell’individuo; su come sia difficile mantenere l’ottimismo e la fede nei propri obiettivi in una realtà dove chi lo fa è “uno sprovveduto” e, soprattutto, non è “serio”.
In effetti, il regista irlandese N. Jordan affronta anche i temi più seri con un tocco di leggerezza e fantasia assolute, seguendo all’inizio e alla fine del film i passi del protagonista, Patrick “Gattina” Braden, e sorvolando le sue vicende attraverso lo sguardo di due leggiadri pettirossi che commentano i fatti tra di loro (commento trasmesso allo spettatore tramite i sottotitoli).
Patrick, interpretato magistralmente da C. Murphy (già visto in La ragazza dall’orecchino di perla (2003), Il vento che accarezza l’erba (2006) e Sunshine (2007), è un giovane travestito che vive in una cittadina dell’Irlanda tormentata degli anni ’60 e ’70. Frutto di una relazione clandestina tra un sacerdote cattolico (L. Neeson) e la sua bella perpetua, Patrick viene abbandonato alla sua nascita proprio sul sagrato della chiesa. Il prete-papà lo affida a una signora del paese, particolarmente sgradevole, fornendole anche un assegno mensile per il mantenimento del ragazzo. Questi mostra subito una personalità femminea e ribelle alle convenzioni a alla morale della società cattolica dove viene educato, suscitando le ire della sua “vice-madre” e dei preti della scuola che frequenta. Patrick in realtà è un bambino molto solo e fragile che reagisce alla sofferenza dell’abbandono da parte dei genitori cercando disperatamente una persona a cui affidarsi.
Divenuto adulto, Patrick-“Gattina” decide di partire per Londra, dove la madre era fuggita, per cercarla. Alla fine del viaggio invece ritroverà suo padre e si costruirà un’identità precisa, supportata dall’affetto degli amici irlandesi con cui era cresciuto. Il conflitto anglo-irlandese è presente nel film come sfondo della storia personale di Patrick, che però ne viene coinvolto non per sua scelta, ma perché le persone che ama vivono da protagonisti la lotta politica e armata. Un modo diverso, quasi innocente, di considerare la “questione irlandese” e il conflitto di identità attraverso il travestitismo.
Costruendosi come donna, “Gattina” riesce a conservare la sua innocenza in una società maschile che, al tempo stesso, è attratta ma anche spaventata da questa innocenza e il cui unico linguaggio sembra quello della sopraffazione. Il solo uomo capace di provare autentica empatia per Patrick è il sacerdote suo padre che recupera il loro rapporto filiale, ma paga questa scelta con la rinuncia forzata alla sua parrocchia.
L’attore protagonista emette magnetismo a ogni sequenza, sfoggia un corpo e una recitazione estremamente versatili. La colonna sonora poi, tutta basata sulla musica pop e rock inglese degli anni ’60 e ’70, è imperdibile.
di Marcella Trapani