Bonne nuit monsieur Goldoni
Marzo 31, 2003 in Spettacoli da Roberto Canavesi
Dopo le anteprime di Venezia e Parigi arriva anche a Torino, da stasera al Teatro Erba per la stagione della Grande Prosa, “Bonne nuit monsieur Goldoni”, il recital in forma di monologo interpretato forse dall’ultimo grande interprete goldoniano vivente di grande tradizione, Mario Valgoi: nella fredda Parigi sferzata dai rigori invernali l’ormai ottantenne Goldoni, al riparo in un anonimo appartamento, si lascia andare ad un bilancio della sua esistenza non scevro da rimpianti e rimorsi. Il contrastato rapporto con l’amata Venezia, ora oggetto di incredibile nostalgia, i non sempre grandi successi raccolti nella lunga carriera di drammaturgo e uomo di teatro, le sempre più pressanti difficoltà economiche che caratterizzano l’esilio francese sono solo alcuni degli elementi destinati ad emergere nel racconto di un poeta una volta tanto pronto e disposto a parlare di sé, oltre che della sua indimenticabile opera artistica.
Con chi meglio che lo stesso Mario Valgoi si poteva discutere di questo spettacolo-evento, un’occasione siamo convinti da non perdere per assistere ad una prova d’attore di grande spessore e, soprattutto, per conoscere più da vicino una personalità come Carlo Goldoni, tra i più grandi indiscussi maestri che la scena italiana abbia mai annoverato.
Signor Valgoi, nel suo recital emerge un Goldoni “a misura d’uomo”, autore pronto a parlare più di sé che della sua opera: qual è stata la prospettiva di studio del personaggio che Lei ha utilizzato?
“Ho cercato di uscire dai canoni dell’ignobile buonismo in cui il personaggio Goldoni è confinato: un uomo di grande buon senso ma con momenti anche di grande leggerezza e stupidità. Il lavoro proposto riguarda il periodo francese, gli ultimi trentadue anni della propria vita in un’ottica di bilancio e consuntivo di un’intera esistenza”.
Il rapporto con Parigi è stato per certi versi contraddittorio e tormentato.
“Senza dubbio un lucido specchio di tutta la vita: Goldoni amava molto Parigi anche se si trovò a dover fare il precettore e maestro d’italiano per i figli di Luigi XV, occupazione forse non proprio sognata al momento del suo arrivo in terra francese”.
A distanza di tre secoli è semplicistico leggerne la figura come quella del povero esiliato per colpe non sue: concorda però nel sostenere che questa lettura sia una sorta di “falso storico?
“Assolutamente si. Se il rapporto con Parigi è stato per alcuni aspetti ambiguo, non da meno si può dire per quello con la sua Venezia. Spesso si verificava una divergenza assoluta tra domanda e offerta: Goldoni per Venezia aveva in serbo le commedie, Venezia a Goldoni chiedeva invece poemetti di intermezzo, celebrazioni per matrimoni e poi, solo dopo, i classici copioni teatrali. Anche per questo il rapporto si è via via logorato, fermo restando sempre un grande rispetto ed affetto per la tradizione e la gente veneziana”.
Lei è forse l’ultimo grande interprete “goldoniano” per definizione: cosa vuol dire oggi recitare Goldoni in generale e a Venezia in particolare?
“I veneziani sono oggi il peggior pubblico per Goldoni: è strano a dirsi ed incredibile a pensarsi ma è così. Discorso del tutto diverso va fatto per la platea torinese che, senza voler essere ipocrita, è una realtà critica molto viva. Recitare a Torino è sempre un banco di prova ostico che va affrontato con grande professionalità sapendo di aver di fronte un pubblico colto e competente”.
Come a dire che, ai tempi di Carlo Goldoni come ai giorni d’oggi, nemo profeta in patria…
Bonne nuit Monsieur Goldoni
Teatro Erba
da martedì 1 a domenica 6 aprile ore 20.45
Ingresso: 22,50 euro
Informazioni: 011.661.54.47
una produzione Teatro Argot con Mario Valgoi, regia di Giuseppe Emiliani.
di Roberto Canavesi