Boldini ed il ritratto di Emiliana Concha de Ossa

Marzo 14, 2006 in Medley da Cinzia Modena

Brera ospita Boldini ed il Ritratto di Emiliana Concha de Ossa, detto Pastello bianco, Fino al 9 aprile alla Pinacoteca di Brera

Boldini

  • Il fatto

    Nel 1888 Giovanni Boldini informava l’amico Cristiano Banti di avere eseguito ben sei grandissimi ritratti a pastello in pochi mesi. I soggetti ritratti erano ‘tutti di signore americane del Sud’. L’ultimo che ebbe completato era stato quello di quello di Emiliana Concha de Ossa, tela nota anche con il titolo di Pastello bianco.

  • Emiliana Concha de Ossa

    Emiliana era una giovane ragazza, appena diciottenne; di buona familglia, era infatti una delle nipoti di Ramòn Subercaseaux, un brillante diplomatico, scrittore e pittore dilettante, committente e poi amico di John Singer Sargent, il pittore amico di Boldini che lo aveva introdotto nella cerchia dei ricchi cileni in viaggio per le capitali d’Europa. Tra le sue righe si legge in proposito sul pittore di Ferrara

    ‘bella come un amore’ aveva ammaliato persino l’ormai famosissimo pittore italiano, nel cui studio ambiva posare tutta la buona società europea e ogni sorta di miliardarie americane, appena giunte a Parigi, pronte a svaligiare le case di moda e a tentare l’impossibile pur di avere un ritratto di Boldini da esibire in salotto.

  • Nascita di un amore… di un capolavoro

    Nell’atelier del pittore più rinomato di Parigi come ritrattista – siamo nel periodo della Belle Epoque, una giovane e timida ragazza ha ispirato ciò che già all’epoca pè stato considerato un capolavoro.

    Il quadro ha ricevuto un prestigioso premio all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, inoltre la critica contemporanea vi riconobbe una svolta artistica di Boldini. La sua vena creativa ed il suo pennelo leggero capace di dare un’anima ai volti ritratti, era riuscita a rappresentare una femminilità suprema ed irresistibile, correttissima e pudica… come evocazione di assoluta purezza d’animo. Il maestro fu consapevole da subito di questo felicissimo risultato, raggiunto grazie anche alla maestria con cui sapeva padroneggiare la tecnica del pastello anche su vaste superfici, degno erede della grande tradizione ritrattistica settecentesca di Raphael Mengs e Rosalba Carriera; perciò non si volle mai privare di quella opera così fragile eppure così ipnotica. La tela non venne ceduta e Boldini la conservò nel suo atelier fino a quando la vedova Emilia Cardona non decise di donarla allo Stato Italiano, che la destinò a Brera.

  • La perfezione e la paura di perderla

    Esisteva una seconda versione del ritratto. Quando la familgia Concha partì per l’America del Sud, nel bagaglio che si portarono oltreoceano era inclusa la seconda versione del ritratto della bella diciottenne, eseguito da un maestro Boldini forse timoroso di non riuscire più a raggiungere quei sottili trapassi di luce, quei tenui passaggi di toni di bianco del vestito di mussola leggerissima – bianco neve, bianco crema, bianco panna- che rendono assolutamente straordinari gli accordi cromatici dell’abito vaporoso con la rosea carnagione di Emiliana e il nero collarino che le cinge il lungo collo.

  • Creatività e tecnica

    Un risultato tanto perfetto fu raggiunto anche grazie alla tecnica del pastello su tela, che Boldini aveva affinato negli anni. Il pittore ferrarese, adottato da Parigi, aveva molta fiducia nelle innovazioni della tecnica: i nuovi pastelli immessi sul mercato erano composti con colori sintetici, assolutamente inalterabili, o almeno, questo era quanto assicuravano i commercianti, e grazie anche a nuovi fissativi non si sarebbero alterati nel tempo.

  • La delicatezza della bellezza

    Purtroppo il ritratto di Emiliana Concha de Ossa non ha resistito. Contrariamente a quanto i venditori sostenevano, ed a quanto il maestro sperava, il colore perse col tempo ogni coesione con la tela. Aveva acquisito la consistenza (e la fragilità) della seta tanto era fine e, poichè era stata preparata con una stesura chiara, cominciava a polverizzarsi: muffe e allarmanti alterazioni cromatiche erano evidenti in più punti sia sul recto che sul verso della tela; quest’ultima era ancorata al telaio originale mediante chiodi e sellerine, sistema non più idoneo in quanto non ne assicurava più una tensione graduale, controllata e continua.

  • La nuova vita di un capolavoro

    L’opera è stata sottoposta ad un lungo e delicato restauro, generosamente finanziato da Casimiro Porro, e affidato alle cure di Barbara Ferriani e Paola Borghese, preceduto da una serie di indagini, a cura di Giovanni Testa, Manrico Firpi, Thierry Radelet e Giuseppe Laquale.

    Il grande ritratto, recentemente concesso in prestito alla mostra monografica dedicata all’artista ferrarese nel 2005, è ora esposto nella sala XXXVIII della Pinacoteca di Brera, accanto ad una piccola tela, gentilmente prestata dal Museo Boldini di Ferrara, raffigurante Donna in nero che guarda “il pastello bianco”, singolare scena di atelier, in cui una sottile figura in nero – forse la stessa Emiliana -, vista di schiena, osserva il pastello bianco.

  • La mostra di Brera, alcune informazioni

    Giovanni Boldini maestro della belle époque.

    Il Ritratto di Emiliana Concha de Ossa, detto Pastello bianco


    Curatori:

    Luisa Arrigoni, Soprintendente reggente

    Testi di Anna Villari

    Catalogo a cura di Valentina Maderna e Cristina Quattrini

    Sede: Milano, Pinacoteca di Brera, Sala XXXVII

    Periodo: 1 febbraio – 9 aprile 2006

    Orari: 8.30 -19.15 da martedì a domenica (la biglietteria chiude 45 minuti prima); lunedì chiuso

    Ingresso: € 5 (compreso Pinacoteca) € 2,50 ridotto

    Informazioni e prenotazioni: 02.89421146

    Sito web www.brera.beniculturali.it

    di Cinzia Modena