Armando Testa povero ma moderno
Ottobre 25, 2009 in Cinema da Pierluigi Capra
“Povero ma moderno” così si definiva il grafico che per primo ha creato, disegnato, prodotto la pubblicità in Italia precorrendo la Pop Art.
Proprio nella discreta Torino degli anni ’50 e ’60, luogo della produzione industriale e dell’immigrazione dal mezzogiorno, del boom economico e della lotta sindacale, Testa trova il suo ragionamento poetico, la sua impronta creativa, il suo stile rigoroso e incisivo lontano dalla retorica. Povertà e modernità sono gli elementi che si compenetrano e proiettano la pubblicità nell’immaginario collettivo.
Parte da qui il racconto della vita del più grande artista della pubblicità italiano, fatto dal regista napoletano Pappi Corsicato e presentato a Venezia nella Sezione “Orizzonti” della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica 2009.
“Povero ma moderno” è il titolo del documentario, sostenuto dal Piemonte Doc Film Found, con il contributo della Film Commission Piemonte, prodotto dalla Baires e Little Bull e distribuito da Rai Trade.
Ne viene fuori un Armando Testa, disegnatore e pittore, genio creativo di grande sensibilità e spessore, personaggio all’avanguardia rispetto ai tempi in cui visse, animato da un’inconsueta forza onirica, pubblicitario che ha veramente innovato il linguaggio della comunicazione, artista con un personalissimo stile “capace di fondere e rielaborare, come dice lo stesso Corsicato, arte, moda, cinema e design, quello che solo molti anni dopo è stato etichettato come Postmoderno”.
Molte immagini utilizzate da Pappi Corsicato sono state trovate nelle Teche Rai, nell’Archivio della Signora Gemma De Angelis Testa e del mitico “Studio Testa” di Torino.
Si rivivono gli anni del dopoguerra attraverso luoghi-simbolo di Torino come la Fiat, le piccole fabbriche metalmeccaniche, l’utopia di Olivetti, le gallerie d’arte, la vecchia Torino vintage.
Un mondo popolato da figure surreali e allo stesso tempo familiari: i personaggi più famosi dell’Agenzia Testa. La generazione di Carosello non ha dimenticato il Caballero Misterioso e Carmencita o gli abitanti del pianeta Papalla o il Cafè Paulista di Lavazza, così come non è caduta nell’oblio la pancia che “non c’è più” di Mimmo Craig nella pubblicità dell’Olio Sasso o Pippo, l’ippopotamo per i pannolini Lines, o la biondissima Solvi Stubing che ci chiedeva di chiamarla Peroni. E poi Re Carpano e l’elefante Pirelli, l’uomo di corsa della Facis e il Nino Manfredi del “più lo mandi giù più ti tira su”. E’ suo anche il manifesto per l’aperitivo Punt e Mes (che in dialetto piemontese significa “un punto e mezzo”) del 1960, l’icona del digestivo Antonetto e molte copertine delle più note riviste di grafica italiane.
Il viaggio si conclude nel mondo senza confini dell’arte internazionale, perchè l’itinerario di Armando Testa sarebbe incompleto, e forse incomprensibile, se non si riconducesse al grande contesto dei movimenti internazionali in cui visse.
La forza della creatività di Testa, con le sue considerazioni mai banali, emerge così in modo chiaro. La sua “povertà” non stava nelle idee, ma nell’essenzialità di uno stile che gli consentiva di essere “moderno” senza alterigia autoreferenziale.
Di Armando Testa, scrisse Gillo Dorfles “Lo si voglia considerare, pittore, grafico o visualizzatore globale, rimane una delle forze espressive più genuine del nostro paese”. Ha creato una forma espressiva, senza cedere alle insidie della commercializzazione o, ancor peggio, della volgarità piuttosto frequente in quel mondo.
Il documentario di Pappi Corsicato è stato molto gradito dal pubblico e dalla critica, nonché dal direttore della Mostra, Marco Müller, presente in sala a Venezia.
di Pierluigi Capra