AMMMERICA – Atto sesto

Giugno 13, 2011 in Viaggi e Turismo da Meno Pelnaso

L’arrivo negli Stati Uniti è stato un po’ trafficoso a causa del maniaco che mi sedeva di fianco, che ha rotto le scatole a tutti durante il viaggio ed è riuscito a scamparla dall’ira funesta e legittima di tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di incrociarlo … me compreso!

Certa gente sembra avere la deplorevole qualità di riuscire a dare sui nervi per ogni loro azione e respiro.

Comunque, bene o male, sono arrivato sul suolo americano e mi dirigo verso la dogana.

Mi hanno detto tutti di avere molta pazienza perché le procedure, per rapide ed assodate che siano, sono ineluttabilmente lente per la grande quantità di persone che arrivano.

Mi metto il cuore in pace e seguo ovinamente il gregge di persone di tutte età, razze, lingue, dimensioni che in fila indiana (scusate non voleva essere un gioco di parole) si snodano lungo i corridoi.

Cartelli avvertono che non si possono accendere i cellulari nella zona della dogana.

Non ne capisco il motivo ma mi adeguo.

Naturalmente alcuni yuppie (tra cui anche degli italiani) si fanno subito beccare dai poliziotti, che li invitano duramente a spegnerli immediatamente.

Comincio a capire quello che mi descrivevano gli amici:

“Gli americani sono gente tranquilla, ti avvertono delle loro regole o necessità poi, se non ti adegui, prendono la cosa come un affronto o disinteresse verso la loro legge, storia e fede e … s’incazzano!”

Un serpentone di persone sbadiglianti si snoda attraverso i percorsi fatti per regolare l’accesso ai controlli.

Mi metto in coda e seguo il ritmo collettivo: un passo, un respiro, un passo, uno sbadiglio, un passo, …

Mentre mi stropiccio gli occhi sento un certo trambusto venire di fianco.

La gente ondeggia, qualcuno sembra spinga per avanzare freneticamente.

Rumore delle colonnine che cadono.

Proteste da qualcuno a cui hanno pestato un piede.

I poliziotti si mettono in allerta.

Parlano nelle radioline attaccate alla spalla.

Poi, improvvisamente la gente si sposta ed è tutto subito chiaro … È LUI!

Il maniaco!

È lui che sta creando tutto ‘sto trambusto.

Trafelato con la camicia fuori dai pantaloni e la cravatta svolazzante dietro la schiena, sta cercando di avanzare, trascinando la borsa, spintonando, tentando di passare attraverso le numerose volute che la coda ha formato davanti agli accessi dei controlli.

Una poliziotta lo fermo con cipiglio deciso e gli dice di stare fermo in coda.

Lui non capisce e cerca a gesti di mimare un ritardo.

È evidente cosa cerca di fare, ma la poliziotta non recede e, mettendogli una mano sul petto, gli intima di stare lì buono ad aspettare il suo turno.

Lui si calma, brontola in una lingua incomprensibile, poi torna ad agitarsi e torna indietro da dove è venuto.

La gente si allarga per farlo ripassare e la poliziotta lo ignora, …

… tanto da lì deve poi tornare se vuole entrare nel paese!

Ad osservare bene però mi accorgo che gli accessi sono due, uno per gli stranieri ed uno per gli americani.

Ecco cosa aveva visto!

Si era accorto che la coda degli accessi dei residenti era quasi vuota.

Mi alzo sulle punte e, infatti, lo vedo caracollare verso l’accesso per i residenti.

Ora, penso, è venuta la sua ora.

Lo prendono e lo sbattono in galera per qualche giorno, in attesa di accertamenti.

Poi se scoprono che è un maniaco buttano anche via la chiave!

… e invece no!

Fortuna vuole che nello stesso momento in cui lui aveva raggiunto gli unici due residenti in coda, per sveltire quella degli stranieri, un altro poliziotto aveva aperto un varco verso i box dei controlli destinati ai residenti.

Così il maniaco, fortunato, non solo l’ha fatta franca, ma è anche passato prima di tutti gli altri!

… non c’è proprio più giustizia!!!

Affettuosamente Vostro

Meno Pelnaso

di Meno Pelnaso