Amabili mostri
Settembre 10, 2003 in Medley da Sonia Gallesio
Un pugno è una testa è un cervello è un sedere, le natiche diventano seni diventano guance diventano palle […]. Non siamo neanche certi dello stadio del loro ciclo vitale. Sono infanti o decrepiti, neonati o aborti? Sono cancri o giocattoli? Mostri o animali domestici?
[Christine e Margaret Wertheim, da Teratologia]
I mostri costituiscono gli avanzi, i detriti inevitabili del nostro desiderio di dare un ordine esaustivo agli avvenimenti…
[Christine e Margaret Wertheim, da Teratologia]
L’esposizione veneziana è introdotta da Team WAF (Precautions), del 2003. L’opera include sei caschi piuttosto particolari, rimandanti ad un incrocio tra una protesi e una maschera, prodotti per singolari creature… dal cranio bitorzoluto (“ogni casco è fatto su misura per una fisionomia anomala e rappresenta gli esseri radicalmente diversi che popolano il mondo di Piccinini…”, Linda Michael, dal catalogo della mostra). Questi pezzi sono stati ispirati da un’antica usanza peruviana che consisteva nell’alterare la forma dei crani umani fin dalla prima infanzia dei soggetti. Ed altresì sono collegabili, senza dubbio, a quei dipinti raffiguranti insiemi ornamentali di organi interni che l’artista ha realizzato agli inizi degli anni novanta.
Illustrante un ciclo di creazione e crescita di materia informe, il video Plasmid Region (2003) rimanda allo stupefacente potenziale delle cellule staminali e, almeno in parte, trae spunto da un esperimento scientifico nel quale le cellule del cuore coltivate in una capsula di Petri cominciarono spontaneamente a pulsare all’unisono. Durante il loro sviluppo, quelle staminali possono trasformarsi in ogni tipo di cellula e dunque generare qualsiasi organo ed organismo. Per questo rappresentano una grande promessa per il futuro dell’umanità, la possibilità di sconfiggere malattie al momento incurabili.
Benché secondo i canoni tradizionali i ‘personaggi’ di Piccinini risultino deformi, l’energia che emanano, la loro interazione e il profondo senso di collettività che li avvolge, li rendono più che amabili. Il lavoro dell’artista ci dimostra come, con facilità, una discordanza di forme possa divenire un’armonia di forme. D’altronde, è soltanto una questione di educazione: i bambini, ad esempio, inizialmente non posseggono in sé la nozione di diversità, di anormalità.
In Still Life With Stem Cells (2002) una ragazzina sorridente è attorniata da un gruppo di grotteschi grumi di carne, dalla pelle venata e pelosa. Si comporta con loro come fossero piccoli cuccioli di cane, stringendone uno in grembo e toccandone amorevolmente un altro. Possiede la stessa tranquillità con la quale una bimba di diciotto mesi si avvicina ad una ‘comitiva’ di bizzarre creature nude, una sorta di incrocio tra una mangusta ed un essere umano, nell’installazione Leather Landscape (2003).
Ciò che è importante sottolineare è che in queste scene la realtà dominante non è di tolleranza, o accettazione, bensì di intima interazione, spontanea e fiduciosa.
Al di là dei ragionevoli dubbi di natura etica, l’autrice pone l’accento sull’affetto, sull’amore, sullo scambio. In The Young Family (2002/2003) una genitrice ibrida dallo sguardo stanco ma sereno giace allattando i suoi piccoli. E la poesia di questo spaccato è palpabile, evidente, perfettamente condivisibile.
In verità, si tratta di una mamma del tutto particolare, ma non per questo meno ‘umana’. Possiede zampe da primate, difatti, e grandi e lunghe orecchie mollicce, un volto che ha del suino e dello scimmiesco, una coda appena abbozzata, una lunga fila di peli che corrono per tutta la colonna vertebrale, ma nulla del suo aspetto – se escludiamo ciò che l’essere potrebbe rappresentare se fosse reale – è spaventevole, o raccapricciante. E’ la stessa Piccinini, poi, a definirla ‘stupenda’: “non rappresenta una minaccia; al contrario, è un viso che potreste amare e che esprime amore verso la propria famiglia”.
di Sonia Gallesio