Alcesti di Euripide a Torino

Marzo 20, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi

AlcestiTORINO – “Alcesti” di Euripide, in scena fino al 2 aprile al Teatro Carignano nella versione coprodotta dallo Stabile di Torino, non è una tragedia tradizionalmente intesa, semmai “una commedia tragica” con tanto di happy end ed agnizione finale: il mito della donna (Alcesti) che offre la vita in cambio di quella del proprio sposo (Admeto) è un topos che affonda le radici dell’antico patrimonio culturale euro-asiatico, un pretesto tematico che Euripide, qui più che mai grande sperimentatore della scena, utilizza a piena mani per costruire una pagina di teatro di grande forza, sempre attraversata da una sottile, quanto lucida, ironia.

Una lezione vecchia millenni che Massimo Castri ha sapientemente fatto sua per costruire uno spettacolo gradevole e divertente con un coro borghese di soli uomini, rigorosamente vestiti di nero a sottolineare la costante presenza della morte, ed un valido cast di interpreti: Castri, non nuovo ad incursioni nel teatro euripideo, affida a Maurizio Balò il compito di progettare lo spazio scenico, un prato all’inglese su piano inclinato con al centro, tra mucchietti di sabbia, la fossa sepolcrale di Alcesti, ambiente in cui si muovono i protagonisti di una vicenda che, partendo da premesse mitologiche, tende progressivamente, e volutamente, ad umanizzarsi, svelando l’insieme di fragilità e paure insite nell’agire umano.

È così per Admeto, un ottimo Sergio Romano, sovrano e sposo risparmiato da sicura morte, emblema vivente di una vigliaccheria che non conosce confini, creatura ancipite in grado di vivere l’unico attimo di “virilità”, reale o presunta non si saprà mai, nello scontro con il padre Ferete, l’elegante Renato Scarpa, cui rinfaccia il mancato coraggio al momento dell’estremo sacrificio.

Un Admeto codardo e vigliacco, ma anche un Admeto marito adultero, pronto ad accogliere nella propria reggia una misteriosa donna velata, contravvenendo così al giuramento prestato, prima che il grottesco Eracle, un Paolo Calabresi perfetto nel ritrarre una divinità dedita ai piaceri della gola prima che a quelli dello spirito, ne sveli la reale identità di Alcesti.

I meritati applausi del pubblico della prima sono anche andati alla leggiadra Alcesti di Irene Genatiempo ed all’ironica e divertente coppia di servitori di Milutin Dapcevic ed Alessia Vicari.

  • “Alcesti” di Euripide.

    Regia di Massimo Castri.

    Teatro Carignano, fino a domenica 2 aprile.

    Per informazioni:

    www.teatrostabiletorino.it

    di Roberto Canavesi