Al di là degli alberi
Luglio 18, 2004 in Musica da Gino Steiner Strippoli
“Al di la degli Alberi” due anni dopo! La Casa del Vento ritorna con un album fresco e pieno di energia. Le sonorità sono molto vicine a quelle dei Modena City Ramblers, d’altronde gli scambi artistici tra le due band sono innumerevoli. Già in “‘900”, disco di esordio della Casa del Vento, si erano avute le prime avvisaglie con la voce energica di Cisco Bellotti. In questo nuovo lavoro i musicisti degli MCR sono addirittura due: Francesco Moneti e Kaba Cavazuti più un terzo ex MCR a nome Massimo Giuntini. E’ quindi chiaro che il sound di Lanzi e C. non potesse che esserne influenzato.
Comunque “Al di là degli alberi” (MESCAL) mantiene un suo spirito autonomo dettato dalla bravura dei suoi musicisti: Luca Lanzi (voce e chitarre acustiche), Sauro Lanzi (fisarmonica, tromba e flauti), Patrick Wright ( violino), Massimiliano Gregorio (basso), Fabrizio Moranti (batteria) e Riiccardo Dellocchio (chitarra elettrica). Quello che la band vuol esprimere, da questo album, è l’immagine di chi non si sente indifferente alle questioni sociali. Andare “Al di là degli alberi – dice la band – significa provare a fare qualcosa per migliorare il mondo in cui viviamo; mondo devastato da guerre e inequità”.
Le canzoni, all’ascolto, filano veloci cariche di energia e intensità, accompagnate da testi mai superficiali ma piuttosto profondi. Canzoni di protesta, canzoni che raccontano la voglia di vivere la pace. Ecco che si snodano brani come “I segni sulla pelle” che narra la storia di una giovane giornalista presente al G8 di Genova, l’omonima “Al di là degli alberi” una ballad dedicata alla figura di Haidi Giuliani. Eccelle tra tutti la bellissima “Rachel and the storm”, dove gli arrangiamenti dettati da una stupenda sezione d’archi ne conferisce davvero una notevole unicità. Una canzone per metà cantata in italiano e per metà in inglese con una vocalist d’eccezione, per la parte inglese, qual’è Elisa.
I suoi controcanti sono davvero toccanti e donano quella verve di poesia e di emozione. I canti contro le guerre e le ingiustizie si incontrano nel percorso della Casa del Vento che riescono a trasmettere tutto il loro impegno sociale in “Good morning Baghdad”, in “Settanta rose” (Plaza de Mayo, sulle madri dei desaperacidos argentini). L’emozione sale alle stelle quando si arriva all’ascolto di una delicata “Almirè e le nuvole”, racconto su una bambina rom. Un piccolo gioiello lo troviamo in una cover di “Canzone del Maggio” di Deandrèiana memoria. Poteva non esserci una gustosa e vogliosa “voglia” di lottare con la canzone con una manipolazione del “Popolo unito” degli Intillimani. Due invece i testi che descrivono le ansie, le aspettative dei migranti: “Migrantes” e Nuova babylon”, caratterizzate da suoni molto latini. Come suol dirsi La Casa del Vento “ha fatto centro”, raggiungendo con quest’album una maturità sonora che li potrebbe portare a spiccare finalmente il volo del grande pubblico.
di Gino Steiner Strippoli