Grinzane Hanbury

Luglio 3, 2004 in Medley da Stefano Mola

Al di là dell’arte, una delle ricchezze più grandi che abbiamo in questo pontile in mezzo al mediterraneo che è l’Italia, è sicuramente il paesaggio. Concetto che a pensarci bene non è affatto banale: il paesaggio esiste solo se c’è un occhio che lo guarda, per esempio. Dunque il paesaggio si porta dietro tutto quel bagaglio che sta dietro a quell’occhio: conoscenze, gusti, educazione, cultura. Poi, il paesaggio è anche il risultato di quanto noi facciamo, visto che la nostra capacità di azione (nel bene e nel male) è spesso molto più rapida di quella dei tempi geologici.

Una delle forme più importanti, anche filosoficamente, che ha assunto la nostra azione sul mondo è il giardino. Villa Hanbury, dove Sabato 3 Luglio si terrà la cerimonia di premiazione della dodicesima edizione del Premio Grinzane Hanbury, ne è uno dei più meravigliosi esempi. Il Premio, promosso d’intesa con la Regione Liguria e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Genova, vuole meritoriamente promuovere la cultura dei fiori e del paesaggio segnalando testi d’architettura, di botanica, di fotografia e di creatività dedicati allo spirito della natura e alla letteratura dei giardini, intesa idealmente anche come metafora della vita.

Mi sembra molto significativo e importante che la premiazione venga preceduta (ore 16:30) dal convegno I nemici del paesaggio . Interverranno Boris Biancheri (coordinatore), Annalisa Maniglio Calcagno , Francesca Marzotto Caotorta , Nico Orengo , Eugenio Turri e l’artista belga Jan Vercruysse. Perché non si riflette mai abbastanza sul patrimonio che abbiamo davanti agli occhi, e spesso purtroppo lo si fa quando irrimediabili e negativi mutamenti sono intervenuti, e non ci resta che il fazzoletto del rimpianto. Combattere i nemici del paesaggio dovrebbe essere attività quotidiana. E la letteratura può fare molto, avendo regalato sia alla memoria sia all’immaginazione, le impressioni e le emozioni sugli scenari dell’uomo e della natura (basti pensare alle bellissime parole che Nico Orengo dispensa nei suoi libri proprio su questa parte di Liguria ai confini con la Francia).

Ma veniamo ai premiati. La giuria, presieduta da Marella Agnelli e composta da Boris Biancheri, Sergio Buonadonna, Annalisa Maniglio Calcagno, Francesca Marzotto Caotorta, Giuseppe Conte, Massimo Venturi Ferriolo, Sergio Givone, Paolo Mauri, Nico Orengo, Paolo Pejrone, Ippolito Pizzetti, Paola Profumo e Giuliano Soria (coordinatore del Premio), ha scelto quest’anno.

I giardini venuti dal vento (Pendragon) di Maria Gabriella Buccioli, che si aggiudica il riconoscimento per la prima sezione, dedicata a libri di narrativa o di creatività in cui prevalga il sentimento dell’ambiente e della natura.

Bellissima è dunque la rosa (il Saggiatore) di Annamaria Conforti Calcagni, che vince la seconda sezione, dedicata ai libri di botanica o architettura riguardanti la “cultura” dei giardini e dei fiori, intesa anche in senso fotografico.

Il premio per la terza sezione, riservata a una personalità che si sia distinta nello studio dei giardini e dei fiori, o a un volume dedicato alla storia del giardino e del paesaggio mediterraneo,viene assegnato a Villa Borghese (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) di Alberta Campitelli.

Riceveranno un premio speciale il volume Il libro del basilico (Edizioni del Delfino Moro) di Sandra Berriolo e la Tesi di Dottorato La presenza esotica nel paesaggio di Claudia Cassatella.

di Stefano Mola