Gato Barbieri e Enrico Rava

Aprile 12, 2004 in Musica da Cinzia Modena

gato barbieriCinque elementi sul palco del Regio di Torino, due ospiti d’eccezione per l’ultimo appuntamento della rassegna Linguaggi Jazz. Biglietti tutti esauriti già due mesi prima della data. Il pubblico si è inchinato e si è fatto rapire dalle note di due grandi protagonisti della scena jazz a livello internazionale: Gato Barbieri ed Enrico Rava.

Sax e tromba. Due angeli scesi dal cielo hanno rapito il pubblico e lo hanno portato su un mondo azzurro fatto di note limpide come acqua di montagna o di sorgente, note calde e roche come nella migliore tradizione latina.

Nessun pensiero malinconico, nessuna riflessione introspettiva: solo un inno alla musica jazz…

Note di grande respiro, alte e basse, portate ad un amalgama compatto omogeneo di ingredienti diversi… un coro che sembra una voce sola, un dialogo tra Barbieri e Rava, monologhi od entrate di scena improvvise per riempire una sensazione di incertezza, per ripristinare l’equilibrio dell’emozione che cavalca serena l’onda del pensiero inafferrabile.

Nessun triste turbamento oscura gli occhi del pubblico. Il concerto è movimento, è un inno alla musica jazz classica e non, riarranggiata e piegata a note nuove dalla forte personalità dei due protagonisti della serata.

Un forte carattere di tutto l’ensemble e apparente docilità nel piegarsi alla voce del momento, nel contenere il personale desiderio di emergere sugli altri: lo spirito del gruppo è emerso in tutta la sua bellezza e naturalezza, così che pareva a volte strano dover cercare il suono di Rava o di Barbieri in certi momenti di esplosione musicale.

ravaIl concerto si è aperto con Summertime, un fuoco d’artificio dai mille colori che è partito all’improvviso senza incertezze.

La dimensione del teatro ha perso i suoi confini ed il pubblico è rimasto intrappolato in una pellicola di un film, in una di quelle scene dove la band, che vive per la musica, suona in un locale un po’ fumoso, un po’ retrò, dalle luci scure, e sorprende le persone un po’ annoiate (gli abituées) con uno scroscio improvviso di note allegre e ritmate, dalle sonorità argentine. Professionalità, signorilità, carattere e amore per quei suoni, tutto ciò accompagnato da modestia e rispetto del palcoscenico, questa è stata la prima impressione ad apertura del concerto.

Il pubblico si è lasciato trascinare dalle note di festa e spensierate di questa band, che riversava voglia e desiderio di danzare nel cielo leggeri o di farsi trascinare in un tango appassionato. Le personalità latine dei due protagonisti hanno portato una batteria versatile e capace di tocchi delle sonorità inconfondibili a volte brasiliane a volte cubane. Si poteva riconoscere la scuola di Charlie Parker e di Al Foster nell’insistenza e nel continuo richiamo a suoni caldi e quasi tribali, africani. Notevoli anche contrabbasso e pianoforte che han accompagnato magistralmente rispettivamente Rava e Barbieri nei loro assoli.

Rava e Barbieri ci han portato dentro i quadri cantati da Paolo Conte, in una città senza nome o una Babele dai mille volti. I suoni rochi del sax di Gato Barbieri e lo struggimento del canto, la limpidezza della tromba di Enrico Rava potevano far ricordare la vita notturna raccontata da Hemingway, la graffiante di un disco, jazz in sottofondo il popolo della notte che si aggirava nei locali in cerca di emozioni o di un bicchiere di Rhum. La fiesta narrata e raccontata da leggende ed autori celebri, cantata dalla Bossa Nova… la magia della vita e l’amore per essa… anche questo ci hanno raccontato questi due maestri di indubbio fascino musicale e sul palco, insieme alla voglia di ritmo, struggimento e leggerezza.

di Cinzia Modena