Uno strano impiegato
Febbraio 10, 2003 in il Traspiratore da Redazione
Il croupier è un impiegato. L’etimologia dice che è colui che stava in groppa al cavallo, la croupe appunto. Poi il significato si è evoluto grazie ai dialetti ed ha assunto un’accezione estesa, croupier come chi gioca insieme ad un altro, lo aiuta a giocare, tiene il banco. La legge da tempo impone che il banco, se ci sono soldi di mezzo, sia autorizzato a gestirlo solo una regolare Casa da gioco, il cosiddetto Casinò. Mi raccomando l’accento.
All’interno della Casa da gioco si trovano gli strani impiegati, nipotini di quelli facevano le carte all’antico gioco della bassetta nel XV secolo. Per diventare croupier, adesso come adesso, ci vogliono alcuni requisiti base, tra cui il diploma e la familiarità con almeno due lingue; il resto sono esami pratici di gioco e una mente sveglia per fare i conti o assimilarne gli schemi fissi. Ogni Casinò poi ha le sue regole interne, ma le peculiarità di questi impiegati d’alto bordo sono pressoché le stesse.
Il croupier deve avere perlomeno l’aspetto curato se non l’usurpata bella presenza e dev’essere pronto ad un notevole stress. La prima causa di stress sono ovviamente i turni. Come un normale turnista, il croupier fa turni di lavoro notturno. La particolarità però è che non esiste un orario diurno, perciò deve imparare a convivere con una vita da gufo fatta di un turno serale, 15-20, e un turno ancora più buio dalle 20 alle 3, 4 di mattino.
Al croupier comunque viene riconosciuto questo stress e glielo si fa digerire in tre modi, quindici minuti di pausa ogni ora, dieci settimane di ferie pagate e uno stipendio da favola. Più le mance. Non proprio, perché una volta erano un guadagno extra in nero, mentre ormai da parecchi anni le mance sono tassate e regolate; il 50% va alla casa da gioco, mentre l’altra metà viene suddivisa tra tutti i croupier a seconda dell’anzianità di servizio. Le mance sono una consuetudine, il giocatore non è obbligato a lasciare l’obolo “pour les employés” ma diciamo che in pratica, se vuol continuare a giocare, non si può rifiutare.
Il croupier, dicevamo, è un animale notturno, fa parte di quel mondo fatto di panettieri, puttane, giornalisti, spazzini e malati d’insonnia che svegliano il cane per portarlo a spasso. All’interno di un Casinò si trovano vari tipi di croupier a seconda dei giochi ai quali sono deputati. La grande divisione, almeno a Saint-Vincent, sede della nostra visita guidata della quale ringraziamo, è tra i giochi francesi e i giochi americani. Ai primi appartengono: roulette francese, trente quarante, chemin de fer, mentre dei secondi fanno parte la roulette americana con disposizione diversa dei numeri sulla ruota e la presenza del famoso doppio zero, il punto banco, il black jack, i craps ossia i dadi, il caraibic poker e le slot machines.
Anche queste macchinette mangiasoldi hanno i loro impiegati, i cosiddetti tecnici slot, che non sono dei croupier ed hanno ben minori preoccupazioni, stanno a disposizione dei giocatori e intervengono in caso di vincite o problemi con le slot. Quelli più stressati sembrano essere i croupier delle roulette americane, hanno a che fare con una clientela più giovane ma anche più arrogante, sono soli al tavolo da gioco avvolti dalla calca e dal fumo, stanno in piedi e convivono col rumore di fondo delle slot che corrono lungo tutto il perimetro della sala dei giochi americani.
Una curiosità a proposito delle slot machines, è provato che uno dei motivi del grande successo di queste macchine sia proprio il tintinnare dei soldi che cadono ad ogni vincita accompagnato dai vari suoni che emettono. Inconsciamente tutti i giocatori sentono che qualcuno vince nei paraggi e affondano speranzosi nelle braccia di queste sirene elettroniche con buona pace delle orecchie dei croupier.
Tornando ai tavoli, a quelli della roulette francese gli impiegati sono in genere quattro, seduti, la clientela almeno in apparenza è meno rozza ed essendo le puntate minime più importanti c’è più attenzione e meno caos. Comunque l’idea del croupier signore del banco che dirige il gioco e annuncia pomposo e deciso che “les jeux sont fait” e che “rien ne va plus” purtroppo ha perso contatto con la realtà.
Il mondo cambia e le professioni seguono i cambiamenti, c’è meno classe, meno savoir vivre, più disperazione, più velocità in tutto e la conseguenza è un generalizzato stile mordi e fuggi che crea spesso una clientela in preda a nervosismo, stress, maleducazione e supponenza. Il croupier non è mai stato un impiegato a contatto con un pubblico di chierichetti, questo è vero, però un tempo il bon ton era una caratteristica ben più generalizzata.
Con tutto ciò, il bilancio di questo mestiere tra i pro e i contro pende decisamente verso i pro, soprattutto se analizziamo posizioni lavorative impiegatizie simili. Lo stretto contatto col pubblico, l’ambiente caotico, il maneggio di soldi non propri, la routine alienante e i turni di notte fanno parte di molte professioni più o meno difficili o gratificanti, ma nel caso del croupier si aggiungono due piacevoli peculiarità; l’enorme tempo libero anche senza contare le ferie, una media di sei ore al giorno per cinque giorni, e la paga che va da un minimo di 2.500 euro ad un massimo di 7.500 euro. Tenuto conto di tutti questi aspetti, adesso tocca a voi decidere se questo mestiere merita di essere invidiato e consigliato ai propri figli: faite vos jeux!
di J. Gasperi