23° JazzAscona: complimenti direttore!

Luglio 3, 2007 in Musica da Claris

Ascona 2007Oltre 70.000 persone hanno assistito ai quasi 200 concerti della XXIII edizione del JazzAscona Festival negli ultimi dieci giorni: si tratta di un incremento notevole rispetto ai numeri dello scorso anno. Del resto l’opportunità di passeggiare sul lungolago e poter ascoltare, in meno di 500 metri, quattro concerti jazz con stili differenti, dalla tradizione del clarinetto di Michael White al prorompente Al Copley, dalla regolarità di Joe Ascione alla verve di Alvin Queen, è unica. E conferma la bontà delle scelte del direttore artistico Nicolas Gilliet con cui tracciamo un bilancio di questa maratona, iniziata col prologo a Stresa e conclusa col gala finale all’hotel Giardino, dove la voce blues di Tanya Boutté ha simbolicamente dato appuntamento per il prossimo 27 giugno 2008.

Direttore, quattro anni al comando del JazzAscona Festival, qual è il suo bilancio?

Molto positivo. Da un punto di vista musicale sono completamente soddisfatto degli artisti che son riuscito a portare ad Ascona. Purtroppo quest’anno, da un punto di vista organizzativo, è stata particolarmente dura perché alcuni progetti ai quali io ed il mio team abbiamo lavorato per mesi non sono potuti venire alla luce per problemi burocratici. Il cambiamento della presidenza all’ente turistico ha rallentato parecchie migliorie e non si può non provare fastidio nell’essere legati alla situazione politica regionale.

La rivelazione e la star del festival 2007?

Tra le piacevoli sorprese, cito il trombettista Byron Stripling. Io ero sicuro delle sue qualità artistiche ed infatti, pur non essendo una prima donna da copertina, ha lasciato il segno nel pubblico confermando le mie aspettative. Un episodio mi ha fatto particolarmente piacere: vicino allo stage Imbarcadero c’è un signore che da anni vende gelati. L’altra sera mi ha fermato per chiedermi dove suonava Stripling, dicendo che è il musicista migliore del festival!

Un’altra chicca del festival sono state le esibizioni di Michael White, che pur venendo con una band ridotta, senza batteria, ha attirato migliaia di spettatori con il suo carisma travolgente. Ovviamente su tutti hanno brillato gli Ascona Seven, guidati da Joe Ascione e con l’incredibile pianista John Cocuzzi.

Un anticipazione per il 2008?

Quest’anno non sono riuscito a portare il quotato trombonista newyorkese Wycliffe Gordon, sarà per la prossima edizione! In compenso John Allred è arrivato all’ultimo momento e ha mandato in visibilio il pubblico.

Gli spettatori del Festival: tanti musicisti ne sono entusiasti, Al Copley, invece, è rimato deluso perché, dice, è troppo cerebrale, non si lascia trascinare, non partecipa abbastanza.

Secondo me la battuta è un po’ fuori posto. Mi spiego: quasi tutti i musicisti americani ammettono che il pubblico di Ascona si muove poco, ma tutti ne apprezzano la competenza e la capacità di ascolto. Al Copley ha una carica incredibile ed un bisogno intimo di spettatori che ballino perché è uno show-man, fa ambiente da solo, a volte salta sul piano, sempre offre ritmo in abbondanza e chiede casino. Insomma, non si lascia sedurre dalle finezze.

Io sono convinto che il nostro pubblico sia uno tra i più colti ed attenti, e gli artisti devono capirlo e saper vivere la diversità delle reazioni della gente tra un luogo e l’altro.

I palchi: alcune trovate positive (come il bar davanti allo stage biblioteca e l’incremento dei posti a sedere totali) ed altre più discutibili.

Le soluzioni potenziali per la disposizione logistica sono tantissime, ma occorre rendersi conto che la sistemazione è anche uno scacchiere politico ed allora occorre scendere a compromessi. Lo stage Imbarcadero, criticato perché frena il via vai pedonale, devo lasciarlo lì. Pensate, l’anno prima che io assumessi la direzione del festival, l’organizzazione finì in pretura perché era stato spostato di un metro.

Sinceramente troppi hanno stroncato le scelte dei palchi prima del festival, e queste critiche a priori mi hanno offeso perché fatte senza controprova, mentre per un anno intero avevo dovuto lavorare tra varie difficoltà ‘politiche’ analizzando i vari fattori logistici.

Due sono le considerazioni conclusive. La prima: per fortuna, appena il festival è iniziato, si è parlato solo della musica e la classe degli artisti ha vinto su tutto, tacitando le critiche. La seconda è che deve essere palese a tutti il problema palchi, perché è l’unico modo per risolverlo, per far capire che c’è realmente bisogno delle nuove strutture a vela recentemente approvate all’unanimità e che renderanno l’atmosfera più intima, oltre a migliorare la qualità del suono.

Un successo è stata la nuova tenda Dannemann.

Sì, la creazione di un jazz club è stata apprezzata dal pubblico, così come la possibilità di avere più posti a sedere nei vari palchi, mentre fino all’anno scorso le sedie erano presenti solo al palco Torre, col rischio che, chi aveva limitate possibilità motorie, si fermasse solo lì, a prescindere dalla musica presente. Il nuovo palco Dannemann inoltre ha permesso di mettere d’accordo sponsor e pubblico, cosa mai facile, soprattutto considerando gli spettatori così preparati ed attenti ai dettagli come quelli di Ascona.

In questi anni la tendenza è stata di aumentare il numero degli artisti italiani…

E’ vero, considero ottimi in media i musicisti jazz d’Italia ed inoltre alcuni artisti sono simpaticissimi, pensate alle gag di Calabrò coi Colibrì. Per noi il bacino italiano è di grande interesse ed anche la serata di prologo del festival a Stresa è un chiaro segnale dello sforzo che stiamo facendo per promuovere al meglio il festival nella penisola. La maggioranza del nostro pubblico tradizionalmente viene dal nord e si ferma alcuni giorni, ma anche il pubblico italiano che rimane un giorno solo è importante. Inoltre in Italia non esistono proposte simili alla nostra, perché i vari festival sono più indirizzati allo stile di Umbria jazz.

Dal prossimo anno, tra l’altro, avrò più tempo per girare il mondo alla scoperta di talenti, in quanto ho dismesso l’attività di albergatore che avevo a Locarno.

Sabato 7 luglio è una data molto importante per lei: quale artista si ferma ad Ascona per l’accompagnamento musicale?

A meno di sorprese di cui non sono a conoscenza, nessuno, pur se tutti i musicisti sono invitati al mio matrimonio. Parecchi non lo sapevano e spostare dei voli aerei non è facile, anche se Davell Crawford me lo ha chiesto!

La pagella del Festival

  • Voto 2 al destino avverso che non ha permesso a Jacques Gauthé di intervenire ad Ascona, privandoci per sempre dell’ascolto del suo clarinetto dal vivo.
  • Voto 3 alla logistica dello stage Imbarcadero. Durante le serate di punta (tante, per fortuna) la viabilità pedonale è consentita solo ai campioni di slalom speciale tra i tavolini del bar antistante!
  • Voto 4 a chi usa il lago come toilette. La mancanza di indicazione sui servizi igienici (che però esistono!) non giustifica tale maleducazione.
  • Voto 5 al Grand Marshall Emanuel Boutté: il suo carisma e la verve scenica non hanno paragoni con quelli di Earl Conway o dello ‘zio’ Lionel Batiste.
  • Voto 6 al pubblico. Equamente diviso tra il 4 che gli assegna Al Copley per la scarsa dinamicità e l’8 per la competenza e cortesia che gli ha dato Fabio Koryu Calabrò.
  • Voto 7 al pianoforte, strumento principe di questa edizione grazie ai tanti protagonisti: da Davell Crawford a Rossano Sportiello, da Dado Moroni a
    Judy Carmichael.

  • Voto 8 all’organizzazione, che ha realizzato uno dei più bei festival di sempre, ha brillantemente posto rimedio preventivo ai temporali di lunedì e continua ad aiutare i musicisti di New Orleans colpiti da Katrina.
  • Voto 9 alle donne protagoniste in questi giorni: dal banjo di Cynthia Sayer al piano di Judy Carmichael, dalle voci di Lillian e Tanya Boutté al repertorio divertente delle Boop Sisters.
  • Voto 10 al gospel tornato prepotentemente alla ribalta quest’anno: la messa di padre Jerome LeDoux e la serata speciale con Davell Crawford, Valeria Maxwell, Reginald March fa ancora battere forte il cuore.

    di Claris