Una bomba coi nastrini

Marzo 9, 2003 in Medley da Sonia Gallesio

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Dipingo me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio…

[Frida Kahlo]

Una bomba coi nastrini: così André Breton definì ammaliato l’arte di Frida. La Kahlo fu un personaggio travolgente, fagocitante, destabilizzante. Su di lei è stato detto e pubblicato di tutto: raccolte di lettere, biografie, persino fumetti. Era sofferente e cagionevole, ma al contempo forte, temeraria, tenace. Orgogliosa, energica e vitale. E singolarmente sensuale. Con un brutto carattere, per di più, sovente sfrontato e provocatorio. Nonostante la sua vita fu afflitta da continui tormenti, lacerazioni e mutilazioni, mai l’amarezza sopraffece il suo particolare modo di vedere le cose, ironico e un po’ beffardo. Dalla prima volta che lo vide, difatti, per lei Diego Rivera diventò Panzon, così come Breton fu presto soprannominato vecchio scarafaggio. Il suo era uno spirito libero, troppo spesso costretto in catene dal dolore e dall’infermità. Fin da ragazzina, Frida si lasciò appassionare dalla politica, dalla filosofia, dalle scienze naturali. Fu una donna audace e piena di fervore, ma anche incline alla sregolatezza: ai più sono noti il suo amore per le droghe e la sua viscerale predilezione per la tequila. Così come le sue relazioni sentimentali (con Nickolas Muray, ad esempio, o con lo scultore americano Isamu Noguchi…) e le svariate esperienze omosessuali non rappresentano affatto un mistero. Tra le sue conquiste, la fotografa Tina Modotti (compagna di lotte e di letto, come la definisce Luciana Bellentani in Best Movie di gennaio) e l’attrice Dolores del Rio. Le fotografie che la ritraggono restituiscono un’immagine di donna fiera e indipendente, sia ch’ella indossasse il tipico costume tehuana, sia che compiaciuta sfoggiasse un completo maschile…

Frida Kahlo nacque in un sobborgo di Città del Messico, da madre messicana e da padre tedesco. L’iniziazione alla vita che avrebbe condotto fino alla morte, se così si può dire, la subì a sei anni appena, quando nel 1913 si ammalò di poliomielite. Nonostante la ginnastica medica, gli effetti della malattia non svanirono mai del tutto: la sua gamba destra rimase gracile ed il piede deformato. Da allora, per molti coetanei Frida si trasformò in Pata de palo (gamba di legno). Ma fu un altro, in realtà, l’evento che determinò il suo indicibile travaglio fisico, trasformando la sua esistenza in un vero e proprio calvario. Era il 1925 e Frida aveva soltanto diciotto anni. Stava tornando a casa da scuola, accompagnata dal fidanzato Alejandro Gomez Arias. Ad un tratto, l’autobus diretto a Coyoacan si scontrò con un tram e un corrimano penetrò il suo corpo dalla schiena al pube.

33916Frida riportò gravi lesioni all’addome e alla colonna vertebrale; per questo non riuscì mai a portare a termine una gravidanza e per tutta la vita soffrì di lancinanti dolori. Sebbene tale disgrazia fu per lei risolutiva, la pittrice si riferì direttamente alla stessa in sole due opere. In un veloce disegno del 1926, realizzato senza il senso delle proporzioni, e attraverso il ritocco di un quadro votivo ritrovato. L’incidente le procurò una frattura alla vertebra lombare e Frida fu costretta, per ben nove mesi, a portare svariati busti di gesso. Cominciò a dipingere per vincere la noia ed il tormento, schiava della sua condizione di semi-immobilità. Per poter lavorare a letto, si fece costruire una sorta di cavalletto in legno. Grazie, poi, ad uno specchio opportunamente posizionato, iniziò ad eseguire numerosi ritratti – rappresentazioni che finirono per risultare predominanti in ogni suo diverso periodo compositivo.

La vita affettiva di Frida fu dominata da un’ardente storia d’amore, quella con il celebre muralista Diego Rivera. Dopo essersi conosciuti, i due si sposarono quasi subito, nel 1929. Nel novembre del 1930 la coppia si trasferì negli Stati Uniti, in ragione dei molteplici incarichi ottenuti da Diego ma soprattutto per via del difficile periodo che il loro paese stava attraversando. Dopo la destituzione di Vasconcelos, infatti, durante il governo di Plutarco Elias Calles, il PCM venne dichiarato fuorilegge e numerosi comunisti furono incarcerati. Proprio per questo, in quegli anni, negli U.S.A. ci fu una vera e propria invasione di messicani. Nel 1932 a Detroit, già al quarto mese di gravidanza, Frida subì un aborto spontaneo. Questa dolorosissima esperienza fu successivamente raccontata in Henry Ford Hospital, uno dei suoi dipinti più noti. La tela, che esprime desolazione, solitudine ed abbandono, rappresenta un incisivo esempio di come gli elementi simbolici utilizzati dalla Kahlo avessero una forte attinenza con la realtà. La lumaca raffigurata rimanda alla lentezza dell’aborto subito, mentre la colonna vertebrale e il gruppo di ossa del bacino ricordano le lesioni e le fratture effettivamente riportate. Delle corde rosse uniscono poi le varie unità simboliche. Si tratta di sottili funi simili o rimandanti a vasi sanguigni – oppure a cordoni ombelicali – rivelatrici di un legame forte, fisico ed emotivo al contempo. Nastri vermigli che si ritrovano in diversi quadri successivi come I miei nonni, i miei genitori ed io (1936), Ricordo (1937), Le due Frida (1939).

33915(1)Nel 1934, Frida venne operata per la prima volta al piede destro e le furono amputate alcune falangi. Per lei gli interventi chirurgici cominciarono a susseguirsi, proprio come già si stavano rincorrendo, in una danza tormentata e tormentosa, i tradimenti di Diego Rivera. Solo quando il marito intrecciò una relazione con sua sorella Cristina, però, Frida decise di abbandonare la casa di San Angel per andare a vivere da sola. La coppia si ricongiunse e si lasciò ancora, per poi risposarsi nuovamente sul finire del 1940. Nel 1938 Frida entrò in contatto con André Breton e Jacqueline Lamba, giunti in Messico per incontrare Lev Trotzkij e Natalia Sedova. Sempre in quell’anno, si tenne la sua prima personale a New York, esposizione che ottenne un successo più che discreto. Nel 1939, invece, Frida espose i suoi dipinti nella galleria parigina Renou & Colle. Durante il suo soggiorno francese conobbe svariati artisti appartenenti al surrealismo, vasta corrente che aveva già influito in modo considerevole sulla sua produzione (sono addirittura dei primi anni trenta, infatti, alcuni audaci cadavres exquis realizzati con Rivera e Lucienne Bloch). Dal 1941 Frida e Diego vissero ancora nella Casa Azzurra di Coyoacan, luogo di nascita e di morte per la Kahlo, oggi sede del museo a lei dedicato. Nel 1950 la pittrice subì ben sette operazioni alla colonna vertebrale: una volta dimessa dall’ospedale fu costretta a prendere antidolorifici fino al giorno del suo decesso. Finalmente, nel 1953 venne allestita la sua prima personale in Messico (nella galleria di Lola Alvarez Bravo). Mostra alla cui inaugurazione prese parte rimanendo sdraiata sul suo letto, trasportato in luogo – con lei sopra – direttamente dalla sua abitazione. Sempre nel ’53, le fu amputata la gamba destra fino al ginocchio. Frida morì a 47 anni, nel 1954, dopo essersi ammalata di polmonite.

Siti consigliati: www.fridakahlo.it e www.mexicoart.it/lta/kahlo.htm

Letture consigliate: Frida Kahlo. Una biografia surreale, fumetto, testi e disegni di Marco Corona, ed. Stampa Alternativa – Nuovi Equilibri

Kahlo, di Andrea Kettenmann, ed. Taschen

Il diario di Frida Kahlo: autoritratto intimo, di Carlos Fuentes e Sarah M. Lowe

Frida Kahlo, Lettere appassionate, a cura di Martha Zamora, ed. Abscondita

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