TWO, intervista doppia con Andrea Borla e Matteo Gambaro per Traspi.net

Novembre 11, 2013 in Net Journal, Primo Piano, Racconti da Cinzia Modena

Matteo GambaroE’ piacevole parlare con loro, gli autori Andrea Borla e Matteo Gambaro da sempre hanno spesso un’idea nel cassetto o un racconto. Quando si parla con loro emerge prima su tutta la passione per la scrittura. Questo è’ un punto fermo. Fortuna o buona occasione sfruttata e preparazione vuole che abbiano pubblicato con case editrici della Piccola Media Editoria italiana. A suo tempo abbiamo dato ampio spazio su Traspi.net ad alcuni dei loro progetti, “Avorio” di Matteo Gambaro e “Di cose giuste e di cose ingiuste” di Andrea Borla; “Pater Noster” è invece un’antologia la cui realizzazione è stata curata da Andrea Borla e che raccoglie racconti di diversi autori tra cui Gambaro e lo stesso curatore. In questa intervista abbiamo voluto approfondire con loro il mondo “magico” della scrittura ponendo gli stessi quesiti ad entrambi.

Ti conosco da molto tempo e scrivi da assai più tempo. Ti senti oggi scrittore?

Matteo @ Sempre. Non smetto mai di sentirmi scrittore, anche nei periodi (a volte lunghi) in cui non scrivo. E’ una malattia da cui non si guarisce. E se si guarisce, non la si è mai veramente presa.
Andrea@ Non so bene se sono uno “scrittore” secondo la definizione moderna del termine: forse sono semplicemente nato nel secolo sbagliato.

Perché ami scrivere?

Matteo @ Perché mi fa sentire bene. E’ come diventare il dio di un mondo parallelo e la scelta del mondo da creare si riflette negli stati d’animo della vita quotidiana. Quindi, meglio fare un po’ di attenzione anche al mondo che si sceglie.
Andrea@ Scrivere (ma forse sarebbe meglio dire “raccontare”) è un bisogno, quasi una malattia. Tempo fa ho incontrato una persona che voleva entrare nel mondo editoriale. Ho spiegato le difficoltà, la necessità di fare gavetta, i sacrifici a cui si va incontro, i risultati da sudare e che spesso non arrivano comunque. Alla fine ha scosso la testa e mi ha detto “Allora lascio perdere: se faccio una cosa la voglio fare bene”. Quella è una persona che non è affetta dalla splendida malattia dello scrivere. Io, purtroppo o per fortuna, non ho ancora trovato una cura.

Cosa ti impedisce di smettere di scrivere?

Matteo @ Quello che di solito succhia via tempo ed energie a tutti: il lavoro, lo stress, gli impegni quotidiani. Purtroppo fare lo scrittore a tempo pieno rimane soltanto un sogno: relegarlo a semplice passione non lo rende però meno nobile e importante.
Andrea@ I personaggi che mi vengono continuamente a trovare con le loro storie. Nonostante la difficoltà di mantenere la concertazione indispensabile per la scrittura e la mia incapacità di scrivere a spizzichi e bocconi, continuo quantomeno a immaginare storie e a raccontarmele. Eppure mi sono reso conto da tempo che per scrivere ho bisogno di un pretesto che mi costringa a incanalare le energie verso un obiettivo (http://inprimapersona.blogspot.it/2012/02/teli-oscuranti-e-carta-di-riso.html)

Cosa pensi quando vedi un concorso?

Matteo @ Dipende dal concorso, ma nella maggioranza dei casi penso sia solo un generatore di illusioni per i molti (troppi) cosiddetti scrittori esordienti. Ho partecipato ad una trentina di antologie, con altrettanti racconti, alcune delle quali derivanti da concorsi o selezioni e nessuna di esse, nemmeno quelle con editori importanti, mi ha dato qualcosa in più delle altre. Penso però che sia importante per un esordiente partecipare a quanti più concorsi gratuiti possibile (io quelli a pagamento li ho sempre evitati): sono comunque un’ottima palestra.
Andrea BorlaAndrea@ Non amo partecipare ai concorsi. L’ho fatto e lo considero un buon modo per confrontarsi con la scrittura, con limiti di spazio e di temi affrontati. Ho fatto parte di giurie di concorsi letterari, un’esperienza che mi ha consentito di conoscere un buon numero di appassionati di scrittura con buone capacità e idee originali. Attualmente sono membro della giuria del Concorso “Racconti Corsari” promosso dal Circolo Letture Corsare e da altre associazioni della Provincia di Torino (http://www.racconticorsari.it/).

Quale collegamento fai quando vedi “corso di scrittura creativa”?

Matteo @ Ancora meno utili dei concorsi, perché sono fermamente convinto che non vi sia nulla che non possa essere appreso semplicemente leggendo molto e scrivendo molto. Ma soprattutto leggendo, molto e cose diverse, e possibilmente in modo critico. Non dico che non vi siano corsi validi, magari in ottica di sbocchi editoriali più che di perfezionamento dello stile, nè dico che molti non li organizzino con la buona fede di trasferire davvero ad altri il loro sapere, ma per lo più mi sembrano uno spreco di soldi.
Andrea@ . E’ un’espressione che evoca

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fabbricatoi di scrittura, circoli chiusi che danno accesso, laddove ci aprono limitati spiragli, a contatti che possono dimostrarsi purtroppo imprescindibili per la pubblicazione con alcune case editrici.

L’hai mai fatto?

Matteo @ Ovviamente no.
Andrea@ No, ma ho tenuto laboratori di scrittura creativa nelle scuole superiori. In quelle occasioni mi ha stupito l’inventiva e la facilità di scrittura di alcuni allievi

Perché la grammatica è fondamentale?

Matteo @ Apprezzo che nella domanda non trapeli ombra di dubbio! Trovo difficile rispondere a questa domanda; è un po’ come chiedere “Perche’ l’acqua è fondamentale per l’uomo?” Senza grammatica, la lingua muore.
Andrea@ “Chi parla male, pensa male. Vive male” (Nanni Moretti – “Palombella Rossa”)

Perché non c’è storia senza la grammatica dei sentimenti?

Matteo @ Probabilmente perchè siamo umani e non macchine. E infatti chi ha scritto di robot, come Asimov o Dick per citare due tra i più grandi, ha spesso cercato di esplorare il lato emozionale di un’intelligenza artificiale.
Andrea@ Nel raccontare le mie storie prediligo un approccio di tipo psicologico. Mi interessa più cosa pensano e cosa sentono i personaggi di che cosa fanno. Fare è un atto che segue e discende da sentire. Senza sentimenti non avrei nulla di cui parlare.

Cover Pater Noster_Ed Il FoglioPerché non esiste una tua storia senza la grammatica del dark?

Matteo @ Non è esattamente così, ho scritto e pubblicato anche racconti di altro genere: sentimentali, erotici, science-fiction. E’ vero però che ho la tendenza a far fare una brutta fine ai miei personaggi… è semplicemente qualcosa che sembra venirmi istintivamente bene.
Andrea@I miei personaggi si confrontano costantemente con un lato oscuro, fanno esperienza del peccato e del compromesso, si pongono domande. A volte barcollano, a volte soccombono, alcuni riescono a salvarsi. Non è questione di pessimismo: questo è il percorso consueto dell’essere umano che vuole tentare di elevare la propria condizione.

Quante origini ha avuto la tua vita immaginaria? La tua storia personale di scrittore mai scritta.

Matteo @ Nella mia vita immaginaria ho vinto i premi Hugo e Nebula a vent’anni e ora vivo di rendita in un paese tropicale, come il fu Arthur C. Clarke.
Andrea@ Da bambino giocavo spesso da solo, in particolare con i Lego. Costruivo (materialmente) personaggi e inventavo storie che li vedevano protagonisti. Ero così immerso in questo immaginario che avevo spesso difficoltà a distinguere i contorni del reale. La scrittura viene dall’azione del raccontare e questa discende dall’immaginazione.

L’esperienza che più ha condizionato la tua scrittura.

Avorio_Matteo GambaroMatteo @ A tredici anni mi hanno diagnosticato un prolasso a una valvola cardiaca e ho dovuto smettere di giocare a basket a livello agonistico. Dopo qualche anno la patologia si è risolta da sola con la crescita, ma ormai avevo già iniziato a scrivere: il danno era fatto!
Andrea@ La lettura di Herman Hesse, David Eddings, R. A. Salvatore, Terry Brooks, Stephen King, Philip Dick.

Quello che detesti mentre stai scrivendo.

Matteo @ La televisione. E non solo mentre sto scrivendo.
Andrea@ L’interruzione. Un suono, una parola, un fruscio, qualunque cosa in grado di interrompere il flusso delle immagini che diventano parole. In quei momenti divento cattivo, se qualcuno mi interrompe. A volte l’unica soluzione è scrivere da solo chiuso in una stanza. Per me l’atto creativo è una sorta di eremitaggio che segue a un profondo bagno di vita.

La tua migliore ispirazione, il tuo migliore allenamento.

Matteo @ Beethoven, la nona sinfonia. Ma ultimamente anche un po’ di sano heavy metal.
Andrea@ Quello che definisco “il senso del contrario”. Un fatto, un particolare, un sentimento capace di rovesciare la prospettiva di ciò che io ho (o il lettore avrà) di fronte. Da quel dettaglio nascono le mie storie.

Il tuo libro più inquietante.

Matteo @ Quello che non è ancora stato pubblicato e che ogni anno spero possa trovare sbocchi. Non dico il titolo per scaramanzia.
Andrea@ Odio http://www.andreaborla.com/romanzi/odio.html. Apparentemente si tratta di un giallo al contrario, in cui è nota l’identità dell’assassino ma non quella della vittima. In realtà è un percorso dentro una mente che si appoggia alla scrittura per trovare la strada dentro di sé.

Il tuo ultimo Libro.

Matteo @ Ho pubblicato un solo libro monografico, Avorio. La mia ultima pubblicazione antologica invece uscirà tra poco con un racconto intitolato “Augusto Taurinorum”. L’antologia si intitola “Tonirica”, è curata da Alessandro Del Gaudio ed edita da Il Foglio di Piombino: la cito perché non ci sarò solo io, ma anche Andrea Borla, insieme ad altri validissimi autori.
Andrea@ Di cose giuste e di cose ingiuste (Ed. Il Foglio 2012) http://www.andreaborla.com/romanzi/di-cose-giuste-e-di-cose-ingiuste.html. È incentrato sulla figura di un padre che vive da solo con il figlio portatore di handicap e su un incontro con una bibliotecaria che si presta a leggere due volte alla settimana per il bambino. È una storia di scelte e come, spesso, le storie e gli avvenimenti di cui non siamo pienamente consapevoli riescono a influenzare pesantemente le nostre vite.

Il tuo ultimo racconto.

Matteo @ “L’intervista” scritto per la raccolta “365 racconti di Natale” presto edita da Delos Books. Ovviamente nel racconto Babbo Natale muore.
Andrea@ “Lo pseudonimo” http://www.carmillaonline.com/2013/06/08/lo-pseudonimo/, pubblicato dalla rivista on line Carmilla, che riprende la storia del protagonista di Odio, Piero Scacchi. Il prossimo che verrà pubblicato sarà “La scelta più lieve” nell’antologia “Tonirica” curata da Alessandro Del Gaudio in uscita per le Edizioni Il Foglio.

Cosa vorresti trovare in un pacco sorpresa giunto via posta.

Andrea Borla_DiCosegiustee_di_cose_ingiuste_Andrea_BorlaMatteo @ Il mio romanzo inedito pubblicato.
Andrea@ Le copie del mio nuovo romanzo. È sempre un momento entusiasmante, che mescola soddisfazione, eccitazione, dubbi e paura.

Consigli per un esordiente.

Matteo @ Leggere, leggere, leggere. E accettare le critiche, tutte, senza addurre giustificazioni di sorta. Se qualcuno trova il tempo e la voglia di fare una critica, bisognerebbe soltanto ringraziare. Filtrare poi quella critica e decidere se farla propria o meno, è un esercizio del tutto personale.
Andrea@ Scrivi, lascia decantare, correggi dopo diversi mesi, non stancarti mai di rivedere e di distillare i sentimenti in parole, non lasciarti scoraggiare. Ma non dimenticare la realtà: nei tuoi scritti metti tutto te stesso, ma agli altri, in generale, non interessa niente di quello che fai, di quello che dici, di quello che pensi.

Borla a Gambaro.

Matteo @ “Vorrei saper scrivere come te.”
Andrea@ Ci conosciamo dai tempi del gruppo Fantastico d’Autore composto Cometto, Del Gaudio, Gambaro e Rota, da quando Matteo pubblicò la sua raccolta “Avorio” con Magnetica Edizioni, per cui era uscito nello stesso periodo un mio romanzo. Anni dopo ho voluto avere un suo racconto nella raccolta “Presente in pater Noster – Dodici vittime per cui pregare” che ho curato per le Edizioni Il Foglio (2010). Saremo di nuovo assieme nell’antologia “Tonirica”. Siamo distanti ma alla fine ci ritroviamo a camminare spesso vicini.

Gambaro e Borla.

Matteo @ “Eh, ti piacerebbe!”
Andrea@ “Certo che mi piacerebbe! Tu vivi in australia io a cirié, in provincia di Torino. Vuoi mettere la differenza”?

Una canzone o musica per terminare

Matteo @ Visto il contesto, direi “Right in two” dei Tool.
Andrea@ Backyard Babies – “A song for the outcast” in particolare quando dice “Livin’ my life love self-destruction” (Video ufficiale http://www.youtube.com/watch?v=pkpKGqXbEak)