Tutti a tavola… cucinano i nonni

Ottobre 6, 2002 in Libri da Gustare da Stefano Mola

AAVV, “Tutti a tavola… cucinano i nonni” UILP e ADA

30761(1)Questo volume è un duplice ponte. Tra passato e futuro, in primo luogo; tra la nostra opulenza e le favelas di San Paolo, Brasile, in secondo luogo (anche se stabilire un ordinamento è sicuramente ingiusto nonché privo di senso).

Invece di farci trascinare nel consueto rosario di divagazioni, vogliamo spiegare subito in due parole di che cosa si tratta (rimandando le divagazioni a dopo): la UILPensionati e l’ADA (Associazione per i Diritti deli Anziani) hanno raccolto ricette dalla viva voce dei protagonisti (i nonni). L’eco della viva voce sta nei termini dialettali: troviamo i Pummaroro sicchi di Pietro D’Angelo, Calabria accanto alle Sarde in Saor di Margherita Magrini, Veneto. Più avanti, la Bomba ‘d Rìz di Giuliana Rossi, Emilia Romagna, e La’hana e fagioli di Michele Rutilo, Basilicata. Ogni ricetta è corredata dal nome della persona da cui è stata raccolta e dalla sua regione d’origine. Dunque più che la canonizzazione ufficiale della ricetta, la testimonianza di una versione d’autore. Le sezioni vanno dall’antipasto al dolce. Difficile non stupirsi ancora una volta di fronte a un’Italia mosaico di straordinaria ricchezza.

Una ricchezza che spesso, paradossalmente, nasce dalla povertà. Siamo di fronte a ricette che nascono dalla quotidianità della campagna e del mare, in cui ha ovviamente un ruolo importante il comandamento del non buttar via niente. Nell’ordinamento alfabetico, tra le voci Panade (Friuli) e Panecotto della Nonna (Calabria), troviamo ancora Pancotto (Umbria), Il pane cotto (Basilicata), il Pane cotto ll’uoglio (Campania), ovvero cinque modi diversi di recuperare il pane raffermo. C’è da riflettere ancora sullo stimolo che possono avere i vincoli sulla creatività umana in generale e su quella applicata alla cucina, in particolare (di questo abbiamo già parlato recensendo La prova del cuoco).

Una specie di forziere della tradizione. Problema quest’ultimo non banale. Riandando alla radice latina, tradizione ha a che fare con tradere, ovvero consegnare. Che però presuppone che ci sia qualcuno che riceva. Il mosaico che abbiamo in questo volume ha anche una forte componente culturale. Tra noi e questi nonni c’è un oceano di cambiamenti. Ciò non significa che l’oggi sono i cibi precotti e surgelati pronti in padella dopo sette minuti, oppure l’hamburger all’angolo. Però questi due soli esempi mostrano come la componente tempo sia radicalmente (e culturalmente) diversa. Il problema (o come si dice oggi, la sfida…) è dunque trovare un modo per mantenere viva la tradizione, aprendo le mani per ricevere la tradizione. Intanto, un primo passo per rifletterci su è procurarsi questo libro.

A qualcuno forse non sarà sfuggito che in cima al pezzo non compare, come di consueto in questa rubrica, l’indicazione di quanti Euro occorre sborsare per assicurarsi il volume. La spiegazione è che non c’è un prezzo fisso. Si può versare un contributo, sapendo (ecco il secondo ponte) che sarà destinato all’Associazione Ponte BrasilItalia e che verrà utilizzato per la gestione del centro di apprendimento libero e integrato di Jardim Rio Pequeno di San Paolo del Brasile, scuola frequentata da oltre cento ragazzi delle favelas. Se alla fine, magari sconfortati dalla visione del biancore vuoto da sala operatoria del vostro frigo verrete comunque spinti dalla pigrizia verso un fast food, beh, almeno fate una donazione ed esponente il volume in bella vista nella vostra libreria. Ci sono contagi che servono.

Per richiedere il libro, potete rivolgervi a:

UILP Sede nazionale

via Po, 162 00198 Roma

tel .06 852591 – fax 06 8548632

[email protected]

di Stefano Mola