Tesori impressionisti

Febbraio 18, 2001 in il Traspiratore da Claris

Splendida e significativa è stata l’idea di realizzare, da parte dell’Agenzia romana per il Giubileo e di Mondadori, l’esposizione “I cento capolavori dell’Ermitage. Impressionisti e avanguardie alle Scuderie Papali al Quirinale”. Splendida per la ricchezza, la qualità, la varietà delle preziose opere in mostra; significativa perché la raccolta è visibile al pubblico, fuori della Russia, per la prima volta.

La mostra si tiene nelle restaurate ex Scuderie Papali, che si affacciano sulla piazza del Quirinale. L’edificio, costruito ad inizio ‘700 sui resti del tempio romano di Serapide, adattato come autorimessa e poi abbandonato in questo secolo, è stato trasformato, in soli undici mesi, in prestigiosa sede museale grazie al progetto di Gae Aulenti. Tra i pregi della ristrutturazione, la scelta dei colori originari, travertino e terra d’ombra, per meglio inserire il palazzo nel contesto monumentale della piazza.

Gli ottanta dipinti e i venti disegni esposti provengono dall’Ermitage di San Pietroburgo, dove sono conservati dal 1948, anno in cui furono spartite tra Mosca e Leningrado le favolose collezioni appartenenti ai due mecenati e collezionisti moscoviti Sukin e Morozov. I loro nomi occupano un posto tanto alto nella storia del collezionismo da rasentare il mito. Alla fine del XIX secolo, i due ricchi imprenditori partivano ogni anno da Mosca verso Parigi. Erano attratti dalla brillante vita della Ville Lumière: visitavano musei, frequentavano teatri, contattavano intellettuali, ma soprattutto, con gran lungimiranza e gusto, seppero individuare, sul mercato artistico dell’epoca, gli autori e le opere migliori dell’arte francese di fine ‘800 e inizio ‘900, che si snoda tra l’impressionismo e le avanguardie storiche, caratterizzando successivamente tutti i movimenti culturali del XX secolo.

L’enorme pannello (4 metri per 2,5, foto in basso) della “Danza” di Matisse, con l’inconfondibile motivo delle figure rosse intrecciate su fondo azzurro, una delle tele simbolo dell’arte moderna, accoglie i visitatori, li abbraccia e li coinvolge nell’ammirazione delle eccezionali opere. La seconda sala presenta il nucleo dei fondatori dell’impressionismo: il perpetuo tentativo di inseguire la luce riflessa dalle acque di Monet (sublime “Il ponte di Waterloo”), le variazioni di colore delle vedute urbane di Pissarro, l’esclusiva attenzione al paesaggio di campagna di Sisley, l’attenzione e la delicatezza dei ritratti di Renoir, lo studio plastico delle forma di Cézanne, suo “Il fumatore” (foto in alto).

All’autodidatta Gauguin, ai suoi toni accesi e alle sue bellissime ragazze polinesiane, è dedicata la terza sezione, dove emerge l’evocazione di un paradiso perduto. Chiudono il primo piano i “profeti” postimpressionisti, gruppo di pittori che si riconosce nell’uso del colore in funzione non naturalistica, con Bonnard capofila, e i “fauves”, una delle più interessanti avanguardie di inizio ‘900, che esprime in maniera violenta, quasi brutale, emozioni e sentimenti.

La visita del secondo piano inizia ammirando una delle celebri “ballerine” di Degas, un ritratto di Manet, le geniali combinazioni di parole e colore di Sonia Terk e “La primavera” di Rouault, forse l’opera più emozionante per la visione pessimistica, angosciante, assai attuale, con cui è rappresentata la natura.

Nove dipinti, tra cui la celebre “Stanza rossa”, ed un nutrito gruppo di disegni aiutano a comprendere il gusto per il colore di Matisse ed il suo sforzo di animare i quadri con elementi dinamici.

Le ultime sale sono un omaggio a Picasso, presente sia con le opere grafiche a tecnica mista dei periodi blu e rosa, caratterizzate dai richiami alla classicità e dalla sua personale affinità col mondo dei saltimbanchi e degli artisti girovaghi, sia coi primi vagiti dei celebri ritratti cubisti. “Il cubismo, scrisse, non è un seme, ma un’arte che si occupa prevalentemente di forme, e quando si realizza una forma, essa vive di vita propria”.

Il catalogo, Electa, a sole 50.000 £, con tutte le tele in mostra e saggi di famosi studiosi, rappresenta una straordinaria promozione per la diffusione dell’arte.

Visitando la mostra, in tanti proveranno le stesse sensazioni di una pittrice di Mosca che agli inizi del secolo, contemplando la collezione di Sukin, esclamò: “il mio sguardo sostava con gioia sui quadri appesi alle pareti e il cuore mi palpitava come di fronte a una verità rivelata”.

I cento capolavori dell’Ermitage:

Periodo: fino all’11 giugno 2000

Orario: tutti i giorni h. 10 – 23

Sede: Scuderie Papali – v. XXIV Maggio, 16 – Roma

Info: tel. 06/83.13.83.13

Il Traspiratore – Numero 24

di Claudio Arissone