Social Mercedes Bresso

Luglio 5, 2002 in il Traspiratore da Redazione

31310L’ufficio è spoglio, giusto un tavolo, qualche comoda sedia ed una linea telefonica. Alla presidente serve per i colloqui di lavoro nei giorni di Consiglio. Mercedes Bresso è da oltre sette anni al timone della Provincia di Torino, alla quale ha impresso la sua rotta politica ed il suo essere donna.

Ricoprendo la massima carica di un ente locale e nella veste di presidente di una federazione internazionale di enti locali (FMCU), Mercedes Bresso si è recata, a fine gennaio, al suggestivo appuntamento di Porto Alegre, dove i quattro spicchi della società mondiale si sono confrontati nel Forum più famoso di questo primo sprazzo di millennio.

Presidente Bresso, qual era l’atmosfera che si respirava nei giorni del Forum?

Dunque, innanzitutto si deve tenere presente che c’erano quattro forum distinti: quello più conosciuto, della società civile e delle Ong, quello dei magistrati, quello dei parlamentari, ed infine quello degli enti locali, con più di 400 amministrazioni e 50 mila persone accreditate. Il clima era molto interessante, una mescolanza di vari elementi e una forte partecipazione.

Che cosa voleva dire essere lì, per la rappresentante di un ente locale?

Noi siamo visti come un organismo preposto al mantenimento delle tradizioni, un intermediario fra le grandi istituzioni, percepite lontane e distaccate dalla gente comune, ed i cittadini. Questi ultimi ci invitano ad un grande protagonismo, ci chiedono anche cose che sembrerebbero andare al di là delle nostre competenze. Questo in realtà non è vero. Mi spiego. La dinamica della ricollocazione delle imprese, il fenomeno dell’immigrazione nelle città del nord, l’inurbamento ed il debito di quelle del sud (basti pensare alla situazione drammatica vissuta in quei giorni dai cittadini argentini, lì di fianco) porta ad un protagonismo forzato delle città e delle istituzioni più strettamente legate al territorio.

Essere a Porto Alegre voleva dire capire, sentire come si viene percepiti dalle organizzazioni non governative, che cosa pensano di noi i movimenti di base. È stato corroborante constatare il clima festoso, la voglia di progettare la sinistra alla luce del XXI secolo, avere la convinzione di trovarsi in un luogo dove, grazie agli sforzi di tutti, vedeva la luce un progetto collettivo. Ancora, è stato bello vedere riunite tante persone, con tante competenze diverse, che si occupavano e preoccupavano dei problemi per creare un pensiero alternativo; e non solo per protestare!

Porto Alegre non è stato scelto a caso, sul pianeta Terra. “Altri hanno Davos, noi abbiamo Porto Alegre” dice qualcuno. Ma perché proprio la capitale di questo stato federale del Brasile?

Si tratta di una amministrazione «di sinistra» che da anni sta sperimentando la condivisione di bilancio e, più in generale, la democrazia partecipata. Si tratta di assemblee pubbliche nelle quali, con il filo conduttore tracciato da parte degli amministratori, si mettono in campo e si discutono i problemi con i cittadini: una fabbrica da localizzare, la costruzione di una strada, la riforma di qualche settore della produzione o dell’istruzione. Tutto viene discusso e deciso con la partecipazione dal basso, compresi i bilanci. Volendo generalizzare, sono i cittadini a decidere quanto si spende e per cosa.

Là, si sta sperimentando qualcosa che va oltre la nostra esperienza dei Comitati di Quartiere degli anni Settanta.

Siamo giunti ad un punto, oggi, in cui la democrazia rappresentativa classica è messa in crisi. Le nuove tecnologie permettono amministrazioni diverse rispetto al passato ed è innegabile che in alcuni casi la partecipazione diretta possa funzionare. Con le piazze telematiche, potremmo, per esempio, coinvolgere le scuole per concordare con alunni e docenti gli investimenti rivolti alle scuole stesse.

Come Provincia di Torino, abbiamo già fatto delle prove relativamente alla gestione dei rifiuti: attraverso il dialogo con i cittadini abbiamo identificato dei siti per lo smaltimento.

Fondamentale a questo punto si rivela il ruolo dell’istituzione, che deve verificare l’aderenza alla legge delle ipotesi identificate dai cittadini.

Non si può negare che l’amministrazione Bresso si sia rivolta con attenzione alla direzione sociale: ha stretto subito collaborazioni con l’associazione Libera, quando questa ha perso l’appalto nazionale del Ministero dell’Istruzione, ha contatti aperti con il Torino Social Forum, è recentemente entrata nel capitale sociale della Banca Etica, utilizza per uffici e comunicazioni esterne per lo più carta riciclata. Ci sono altre sorprese sul trampolino di lancio?

Stiamo per mettere in campo, ed a breve sarà presentata agli organi di informazione, un’iniziativa sul commercio equo-solidale. Abbiamo scelto di fare una campagna di sensibilizzazione, legata alle Olimpiadi di Torino 2006, su caffè e cioccolato, due prodotti importanti dell’economia piemontese. Cercheremo di far incontrare la domanda e l’offerta di queste due materie prime passando attraverso il circuito equo-solidale

[Proprio un’altra buona notizia per la solidarietà globale!, n.d.r.]

Il Traspiratore – Numero 37-38

di D. DID Cirio