Sir James e la piovra gigante

Febbraio 8, 2002 in Pietro d'Agostino da Stefano Mola

Pour croire à la pieuvre, il faut l’avoir vue

Victor Hugo, I lavoratori del mare, 1866

25381Tic-tac tic-tac tic-tac. Sentite? Che c’è di strano, direte voi, sarà un orologio. I rumori sono sempre uguali? Anche i rumori nascono. Il fischio della locomotiva, ad esempio, lo stridere delle ruote sopra i binari: 1830, ferrovia Liverpool Manchester. Tic-tac tic-tac. Ma l’orologio, che c’entra l’orologio? Cambia la velocità. Cambia il tempo necessario a percorrere lo spazio. Tic-tac tic-tac. Robert Fulton, 1807: un battello a vapore percorre il fiume Hudson da New York ad Albany. Le distanze diventano indipendenti anche dal tempo, quello atmosferico. Non c’è vento? Avanti tutta, tic-tac tic-tac, sbuffi di vapore, palate di carbone, uomini neri di fuliggine sottocoperta, 1819, il Savannah è la prima nave a vapore ad attraversare l’Atlantico. Tic-tac tic-tac.

Addirittura le distanze possono svanire nel nulla: 1871, Meucci, telefono. Il mondo viene accorciato, 1869, si inaugura il canale di Suez, tic-tac, la natura è addomesticata? (1912, Titanic, ma la storia che andremo a raccontare in quel momento sarà già finita). Le tenebre, gli hic sunt leones, si rischiarano, tic-tac tic-tac: 1869, Livingstone raggiunge il lago Tanganica. Tic-tac: Darwin, 1859, origine della specie, tic-tac tic-tac tic-tac, Mendelev 1869 apparecchia la tavola degli elementi, tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac, Nobel, 1867 dinamite, tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac: Dong, Dong, Dong, Dong, Dong.

Il vostro tè, signore. Il maggiordomo Harvey appoggia il vassoio sul tavolino, esattamente al quinto rintocco. Sir James Boltington volge le spalle alla stanza, in piedi davanti alla finestra. Il maggiordomo Harvey, raddrizzata faticosamente la schiena, aspetta, indistinguibile dalla civetta impagliata in cima alla libreria. Passano alcuni minuti, tic-tac, la polvere brownianamente danza nella luce che viene dalla finestra, si scorgono colline inglesi ricoperte da prati all’inglese. Querce sullo sfondo, in cima. Sir James finalmente si volta. C’è sempre meno tempo, caro Harvey (Harvey annuisce con un cenno del capo). Sempre meno tempo per lasciare un’impronta nella storia della scienza (Harvey sbatte le ciglia con gravità consapevole). Anch’io, se avessi avuto tempo di starmene in giro per il mondo su una nave 57 mesi, e pensare, pensare, pensare (Sir James corruga le sopracciglia per rendere l’idea del pensiero), con tutta quell’acqua davanti, e dietro, e a destra come a sinistra, 57 mesi, cos’altro vuoi fare (Harvey si stringe impecettibilmente nelle spalle, solidale) prima o poi ti viene in mente che l’uomo discende dalle scimmie (Sir James si volge nuovamente alla finestra, sbuffando).

Eppure le tenebre non sono ancora del tutto squarciate, Harvey. Prendi questo Victor Hugo (Sir James afferra il libro abbandonato sulla poltrona di fianco). Lo sai cosa scrive? Parla della piovra e dice “Queste creature ci rendono inquieti verso il creatore. Sono sorprese odiose. Rovinano la festa di chi contempla… Sono le forme volute del male… Il mistero si concreta in mostri… Sono gli anfibi della morte. La loro inverosimiglianza complica la loro esistenza. Toccano la frontiera umana e popolano il limite chimerico…Ogni bestia malvagia, come intelligenza perversa, è sfinge. Sfinge terribile che propone un enigma terribile. L’enigma del male”. Il male, Harvey! (Sir James scaglia nuovamente il libro sulla poltrona e Harvey, che si era assopito, si scuote, spalanca gli occhi, confuso).

Che cosa vuol dire? C’è forse un animale più moderno della piovra? Solo testa e piedi, dall’intelligenza al movimento niente in mezzo, niente sprechi. Velocità, adattabilità, flessibilità. Otto tentacoli! Non poveramente specializzati, come le mani e i piedi, che le mani possono fare una cosa e i piedi un’altra! Tutti i tentacoli sono uguali, e sono otto! Otto! Io dico che la piovra ha molto da insegnarci. Io dimostrerò che la piovra è la frontiera dell’umanità (Sir James si slancia in avanti, afferra la tazza di tè, ne beve una sorsata). Harvey, questo tè è freddo (Sir James esce a grandi passi dalla stanza. Harvey lentamente si china, prende il vassoio, raddrizza altrettanto lentamente la schiena, e, trascinando lievemente i piedi, si dirige anche lui verso la porta).

25382“Avanti, calate!”. Quella che sentite è la voce di Sir James Boltington, sulla tolda del “Lady of Blackpool”. Si, abbiamo tralasciato i lanci di cappelli in aria, la banda sul molo, i coriandoli, le donne che piangono, i titoli dei giornali, “Sir James Boltington guida una spedizione alla caccia della piovra gigante”; “La Lady of Blackpool contro otto, enormi, tentacoli”. “Calate, vi ho detto!” (non più un titolo di giornale ma sempre Sir James, stretto in un cappotto blu coi bottoni dorati e un cappello da marinaio con visiera, la mano destra infilata napoleonicamente nel cappotto e la mano sinistra a brandire la pipa da lupo di mare). Sulla tolda del brigantino “Lady of Blackpool”, un argano. I due marinai esitano (è questo che fa innervosire Sir James), si scambiano un’occhiata perplessa, dopo aver guardato la gallina imbracata all’estremità della cima dell’argano. Al momento la gallina passeggia sul parapetto, becchettando di tanto in tanto il legno, non si sa mai.

Il primo ufficiale (se non ve l’avessi detto, non avreste riconosciuto un primo ufficiale in quest’uomo enorme, i capelli arruffati, neri così come nerissima è la barba che arriva folta sino agli zigomi, una maglia a strisce rosse e bianche orizzontali tesa sulla pancia enorme che spunta da una logora marsina nera) infine urla “Avete capito si o no razza di lavativi? O devo venire a sturarvi le orecchie con un po’ di polvere da sparo?”. I marinai si convincono. Uno si avvicina alla gallina e dopo alcuni tentativi andati a vuoto (la gallina, forza dell’istinto, cerca disperatamente di svolazzare ma è limitata dall’imbracatura) la afferra, le aggancia un peso di piombo e la lancia fuoribordo. L’altro aziona l’argano, la cima cala verso l’acqua. Cigolii metallici (dell’argano). Starnazzi strazianti (della gallina). Cigolii. Starnazzi. Tonfo in acqua. Ultimo starnazzo. Soltanto cigolii fino a quando tutta la cima viene srotolata dall’argano. Sciabordio contro la chiglia delle onde dell’Atlantico settentrionale, a sud-ovest della costa islandese. Attesa. Sciabordio. Attesa. Sciabordio. Attesa. Attesa. Attesa.

(Sir James, durante un suo soggiorno in Toscana, aveva visto pescare i polipi con una zampa di gallina legata all’estremità di uno spago. In mancanza di una zampa di gallina gigante, per attirare la piovra gigante avrebbe utilizzato una gallina intera. Ecco perché nella stiva della “Lady of Blackpool” si trova circa un centinaio di galline. Uova strapazzate per colazione)

25383(1)Sir James, sono 60 giorni che siamo in mare, il carbone sta per finire, dobbiamo fare scalo. E le vele, che cosa ce ne facciamo delle vele? Ma Sir James, sono giorni che non spira un alito di vento. E allora? Dove dobbiamo andare? È questa la zona giusta, questa! A sud ovest dell’Islanda! è qui che hanno avvistato la piovra, più volte! È solo questione di tempo! Sir James, la banchisa sta rompersi, tra poco qui sarà pieno di iceberg. Pezzi di ghiaccio! Non mostri! Avete paura di un po’ di ghiaccio! Sir James, ci sono rimaste quasi soltanto patate da mangiare. Mangiare! Quanto siete rozzi, mio Dio! Siamo qui per una missione di grande rilevanza scientifica ed economica. Catturare la piovra! Addomesticarla! Farla lavorare! Affrancare l’uomo dalla schiavitù del lavoro! Otto braccia! Otto! Con il suo cervello enorme, sicuramente molto più grande del vostro, chissà quante cose è in grado di fare! E contemporanea
mente! E se continuate a seccarmi, non solo non vi pagherò, ma saprò come sostituire le galline! (la delegazione dell’equipaggio, guidata dal primo ufficiale, abbandona mestamente la cabina di Sir James)

(Mattino. Mare piatto. Sir James, fischiettando, si accomoda un tovagliolo enorme e bianchissimo al collo. Solleva il coprivassoio. Inarca le sopracciglia stizzito) Harvey, hai dimenticato le uova. Tè bollente e due uova strapazzate. Da vent’anni. (Harvey si china leggermente in avanti). È rimasta solo una gallina e stamani non ha fatto uova, signore. (Sir James si abbandona piano allo schienale della sedia) Ah (svogliatamente, come un bambino, Sir James tormenta con la forchetta le due patate bollite nel vassoio) Porta via, Harvey, berrò solamente il tè. (Harvey si avvicina, ricopre il vassoio, lo solleva, si inchina leggermente, volge le spalle, strascica i piedi verso la porta della cabina) Come volete, signore. (Sir James, mestissimo, si è affossato sempre di più nella sua sedia, una testa di Pulcinella al di sopra del tovagliolo) Proveremo ancora oggi Harvey. Sento che… (la voce di Sir James è debolissima, Harvey chiude la porta alle sue spalle, senza aspettare la fine del discorso).

25385Notte dello stesso giorno. L’ultima gallina è stata calata in acqua, inutilmente, come tutte le altre novantanove. Harvey, il primo ufficiale e il cuoco sono in coperta. Il mare è sempre liscio come una tavola dove non c’è niente da mangiare. C’è una luna enorme. I tre uomini stanno in silenzio, senza imbarazzo, come condividendo una meditazione. Si ode un canto. Se fosse una voce di donna, e quindi una sirena, la scena sarebbe perfetta. Non ci stupiremmo di vederli tuffarsi uno dopo l’altro per raggiungerla e lasciare così quella che ormai per loro è una nave maledetta. Ma le sirene non cantano “Fifteen men on the dead man’s chest/ Yo ho ho (qui la voce nel tentativo di fare un acuto diventa orribilmente stridula) and a bottle of rum!”. Infatti è la voce ubriaca di Sir James. Sul pavimento della sua cabina, due bottiglie di porto malinconicamente vuote. Improvvisamente, davanti a loro, il mare si illumina di fosforescenza, inizia a ribollire, dalla superficie si leva uno sbuffo di acqua, come una fontana, no come un geyser, e subito dopo lo sbuffo un cavo, no, non un cavo, un albero, ma senza rami, ma neanche un albero, un TENTACOLO, un TENTACOLO alto come l’albero maestro, si leva e subito si abbatte sollevando spruzzi che raggiungono il ponte, l’acqua ribolle, ribolle, luminescenza, un muso, è una balena! vorrebbe balzare fuori dall’acqua, due tentacoli la avvinghiano per tirarla di nuovo giù negli abissi, le testa ripiomba in acqua, emerge la coda, è stretta da un tentacolo, anche la coda, poi niente, acqua che si muove, luminescenza, e poi la piovra schizza fuori dall’acqua, un disperato colpo di coda della balena, si intravede, la coda, ma tutti guardano questa massa enorme che schizza fuori dall’acqua, e per un attimo, in questo balzo, passa di fronte alla luna e un’ombra avvolge il ponte della nave, un momento lunghissimo, la piovra ripiomba nell’acqua, solleva un’onda enorme che fa ondeggiare la nave. Poi, più nulla. Piano, il mare ritorna piatto, la nave di nuovo immobile. Silenzio, se non fosse per un russare che proviene dalla cabina di Sir James. Harvey china la testa, poi distende un braccio. Il cuoco e il primo ufficiale si sporgono. Attaccato alla chiglia, un tentacolo, staccatosi dal corpo della piovra. La balena aveva vinto.

25384Harvey ha detto (con fermezza inaspettata) Sir James non deve vederlo. Se lo vede, siamo persi. Definitivamente. Il cuoco ha detto (nel suo inglese dall’accento italiano) io ho un’idea. Il primo ufficiale non ha detto niente (pregava sottovoce).

Sottocoperta, un fervore. Colonna sono ideale: la canzoncina dei sette nani (“Andiam, andiam, andiamo a lavorar” eccetera). Superato il ribrezzo iniziale, il tentacolo era stato issato a bordo. Adesso, una vera catena di montaggio. Pezzi di tentacolo appena mozzati passano di mano in mano, fino a raggiungere la sala macchine. Uno dei due motori, opportunamente modificato, investe con poderosi sbuffi di vapore i pezzi da sbollentare. Il cuoco ne saggia la morbidezza con un arpione, da debita distanza. Marinai pelano patate quasi con gioia, cantando, e le gettano in un pentolone alimentato dal vapore all’altro motore. Tutto ha un ritmo spontaneo e perfetto: insomma, sembra un musical, dal movimento delle pale che gettano il carbone per i motori alle accette che mozzano il tentacolo, dai coltelli che sminuzzano i pezzi passati a vapore, alle patate bollite schiacciate con le mazze. Infine, nei barili vuoti delle aringhe, viene approntata una specie di torta a strati: uno di patate, uno di polipo, uno di pasta d’olive (e da dove viene, si chiederanno in molti: il cuoco, italiano e per di più genovese, ne aveva imbarcati due barili per mitigare la nostalgia, spacciandoli per barili di aringhe).

I marinai sono per lo più sdraiati sulla tolda, scaldandosi al tiepido sole. Qua e là, i barili che avevano contenuto il tortino di polipo, vuoti. Di fronte a questo palese lassismo, non è che il primo ufficiale faccia finta di niente, non gliene frega proprio niente. Schiena appoggiata all’albero maestro, occhi socchiusi, si alza di scatto sentendo un rumore di passi strascicati. Harvey lo raggiunge. Il primo ufficiale chiede: “Allora?”. “L’ha mangiato. Tutto. Di gusto. Ne ha preso due volte. Non si è accorto di niente. Aveva ancora mal di testa dopo la sbronza. È ritornato a dormire. Ha detto solo: dite di fare macchine a tutta vero l’Inghilterra. Non credo uscirà più dalla cabina”. Harvey sorride, il riporto di capelli grigi scombinato dalla brezza. Poi si porta una mano alla bocca, soffoca delicatamente un rutto. Il primo ufficiale lo abbraccia. Poi, rivolto ai marinai urla: “Razza di lavativi, macchine a tutta verso l’Inghilterra”. Dalla tolda si leva un hurrà.

[Nota dell’autore: il libro di Victor Hugo da cui Sir James legge alcune frasi all’inizio del racconto è “I lavoratori del mare”. La traduzione dal francese è mia: pertanto, mi scuso la qualità e per le eventuali inesattezze. Il testo integrale francese può essere scaricato da internet all’indirizzo http://gallica.bnf.fr/Fonds_Frantext/T0088639.htm.

In questa edizione, l’episodio della lotta con la piovra si trova alle pagine dalla 370 alla 380. Ne consiglio la lettura per avere un’idea della potenza narrativa e riflessiva di Victor Hugo. Per quanto ne so, esiste un’edizione italiana.]

di Stefano Mola