Rossovermiglio

Luglio 24, 2008 in Libri da Stefano Mola

Titolo: Rossovermiglio
Autore: Benedetta Cibrario
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: € 15,00
Pagine: 213

RossovermiglioRossovermiglio è il nome di un vino prodotto dalla protagonista di questo romanzo, con cui Benedetta Craveri, al suo esordio, è nella cinquina del Premio Campiello 2008. La Bandita è invece il nome della tenuta in cui le viti hanno le loro radici, a San Biagio, campagna senese.

Nei nomi spesso è racchiusa una storia. Prendiamo quello che fa da etichetta al titolo e al romanzo. Un colore che ci fa subito pensare alla passione, e al tempo stesso suggerisce delle sfumature buie. Il vermiglio è più scuro, più naturalmente ombroso del rosso. Suggestioni che ritroviamo nella copertina: un primissimo piano ravvicinato delle spirali d’una rosa. Non una rosa intera, ma un quarto soltanto, appena riconoscibile, con il buio che si fa denso dove indoviniamo che il petalo si attacca al gambo. E poi Bandita, che richiama una esclusione, separatezza, ribellione, e nuovamente, ombrosità.

E infatti la protagonista riassume entrambi gli aspetti appena delineati. Nata e cresciuta a Torino in una famiglia dell’aristocrazia piemontese, dove il sapersi muovere con compostezza, rigore, sobrietà sono valori assoluti in un mondo che, agli inizi del novecento, guarda con la puzza sotto il naso l’emergere della borghesia industriale. Una società che considera perfettamente naturale che un padre metta nelle mani di sua figlia un biglietto con cinque nomi chiedendole di scegliere tra questi il suo futuro marito. Una società dove è impensabile che una ragazza appena ventenne possa fare qualcosa di diverso dall’indicarne comunque uno: il conte Francesco Villaforesta.

Per una donna che immagina l’amore in una tinta rossovermiglia, l’esperienza di questo matrimonio, di un sesso che non arriva come urgenza ma come passaggio necessario di buona educazione, non può durare a lungo. Soprattutto se un giorno, a Parigi, incontrerà un giovane austriaco di nome Trott che con un solo sguardo le dà l’indubitabile certezza di essere bella, ai suoi occhi, come mai più sarei stata negli occhi di qualcuno. Arrivano così il tradimento di Villaforesta, e il suo, e la decisione di andare a stabilirsi in quella tenuta ereditata da un dolore, bandendosi da sola.

Più di questo, della trama, è bene non dire, visto il finale avvitato a sorpresa. Benedetta Cibrario ci racconta tutto questo in modo non lineare, intrecciando i piani temporali, tra un presente di vecchiaia e gli anni della guerra, il fascismo appena intuito, come un fenomeno esteticamente deplorevole, la scelta tra la monarchia e la repubblica. Ci conduce per mano dietro gli occhi di una donna passionale che forse ha potuto soltanto sfiorare la passione vera, in una scelta di libertà dal fondo amaro. La sua scrittura è attenta alle emozioni, mai banale, ricca di un amore per la natura profondo, per nulla agiografico e scontato, fin dalla bellissima prima pagina.

di Stefano Mola