Robert Plant per Traspi.net

Novembre 21, 2002 in Musica da Gino Steiner Strippoli

32584Ha ancora l’energia di un ragazzino o, meglio, di quando sui palchi di tutto il mondo sprizzava grinta “on the road” insieme ai suoi compagni di un’avventura diventata leggenda: i Led Zeppelin. Oggi è lo stesso Plant a dirci: “ Quella è stata una meravigliosa avventura, era un momento magico, penso che noi quattro abbiamo raggiunto tra il 1967 e il 1980 dei livelli di soddisfazione altissima. Ci riusciva tutto bene perché eravamo completamente coinvolti in quel progetto, ci credevamo completamente, ma quello è il passato…”.

Certo l’oggi si chiama “Dreamland”(Mercury – Universal), il suo nuovo album solista, ricco di cover, ovvero rifacimenti di intrepide pagine di storia del rock fatte rivivere nel massimo splendore da Plant grazie ad arrangiamenti unici che non tradiscono la storia.

Come mai un album di cover?

Questi pezzi li ho sempre avuti in testa e nel mio cuore, ma non avevo mai avuto la possibilità di inciderli prima. Queste canzoni a dir poco splendide come “On More Cup Of Coffee” di Bob Dylan oppure “Song To The Siren” di Tim Buckley ed ancora l’eterna “Hey Joe” sono state come nuova linfa vitale per me e quindi mi hanno ridato anche la voglia di scrivere, pensa che le abbiamo suonate con la mia band senza prima nemmeno registrarle.

32583Già in due album del recente passato, come “No quarter” e “Walking Into Clarksdale”, insieme a Jimmy Page, il tuo amore per la musica orientale e africana si delineava… ancor di più adesso, in “Dreamland”, il tuo ultimo lavoro è ricco di queste sonorità!

Beh, è da molto tempo che non traggo più ispirazione dalla musica rock, bensì da quella egiziana e da quella africana. Tra i tanti, pensa che conosco un gruppo che si chiama Tinariwen, sono del Mali, e quando li ascolto mi sembra di risentire il John Lee Hooker di molti anni fa, quando non c’erano ancora gli amplificatori. E’ come sentire un blues primordiale! La loro caratteristica saliente sta nella voce di una cantante berbera, ha uno stile unico.

Ti vedremo in Italia in concerto a presentare Dreamland?

E’probabile che faccia alcune date, ma ancora non c’è nulla di definito.

Dreamland è effettivamente un grande album che ti ripercuote a dovere e ti riconduce alla nobiltà della musica folk blues. Dieci canzoni, di cui due inediti e otto cover. Le emozioni sono tante a cominciare dalla stupenda versione di “Hey Joe” della durata di 7 minuti, lontana anni luce dalla version hendrixiana, per passare all’intensità davvero profonda di “Morning Dew” di Bonnie Dobson, compositrice nei folk club di New York ani ’60.

Le due canzoni inedite scritte da Plant gli rendono omaggio: in “Last Time I Saw Her” la voce di Robert raggiunge l’eccellenza in un pezzo molto sperimentale; “Red Dress” è invece un rock blues vecchio stile che ascoltandolo può “solo” far rivivere quelle atmosfere di avventure tra i deserti a bordo di una vecchia moto.

E’ senza dubbio un disco che ti porta oltre i confini della musica, che ti accompagna in emozioni dimenticate dal tempo, un album senza tempo!

di Gino Steiner Strippoli