Quando sei nato non puoi più nasconderti

Giugno 8, 2005 in Cinema da Marcella Trapani

quando sei natoIl film di Marco Tullio Giordana, presentato all’ultimo Festival di Cannes, è tratto dal libro di Maria Pace Ottieni, un reportage che ha seguito un gruppo di immigrati da Lampedusa a Gorizia. Il titolo, molto suggestivo, Quando sei nato non puoi più nasconderti, evoca la frase ripetuta all’inizio del film in una lingua sconosciuta da un uomo di colore, che piange disperato, e che Sandro (il giovane Matteo Gadola), il dodicenne protagonista, incontra in una cabina telefonica a Brescia.

Sandro vive lì con la sua famiglia, una famiglia più che benestante costituita da un papà giovane e in gamba (Alessio Boni) e da una mamma affettuosa ed efficiente (Michela Cescon). Questo mondo incantato, che corrisponde all’infanzia di Sandro, improvvisamente si spezza a causa di un incidente durante una vacanza in barca a vela con il papà e un amico di famiglia.

Caduto in mare, Sandro viene salvato da un’imbarcazione di immigrati clandestini, una delle tante “carrette del mare”, a cui la visione dei telegiornali ci ha tristemente abituati. Su questa barca di disperati e poi nel centro di accoglienza (ovvero “centro di permanenza temporanea”, come si chiamano ora) dove viene a trovarsi, Sandro inizia un percorso, come in un vero e proprio “Bildungsroman”, che lo porta a conoscere il mondo degli immigrati, ad apprezzarne l’amicizia e l’umanità.

Ma con lo svolgersi della vicenda, il ragazzino scopre, e noi con lui, l’inquietudine che accompagna questo mondo, scopre il tradimento e la disperazione del suo amico rumeno, Radu (Vlad Alexandru Toma), che lo aveva protetto sulla barca. Capisce insomma di non essere più al riparo dalle brutture della vita e, anzi, si pone egli stesso in un atteggiamento di responsabilità e di protezione nei confronti di chi è più debole di lui, Alina (Ester Hazan), la sorella di Radu, che lo ha chiamato in un’estrema richiesta di aiuto.

Un bel film, un film duro che ci pone di fronte alla nostra coscienza, anche in considerazione dei fatti accaduti in questi giorni nel centro di accoglienza di Torino e in altri luoghi dove si addensano le vite degli immigrati nella nostra città e nel nostro Paese.

di Marcella Trapani