OSN: Dvorak e Stravinskij

Gennaio 24, 2006 in Spettacoli da Stefano Mola

DIECIMILA

Auditorium LogoDiecimila persone. Fanno già un paese di discrete dimensioni, se pensate che circa il 70% dei Comuni italiani italiani hanno meno di 5.000 abitanti. Dunque, provate a pensare a due paesi interi di 5.000 abitanti, che in massa, dal neonato all’ottuagenario, vanno ad ascoltare un concerto di musica classica. Fa effetto, no? Bene, sappiate che domenica scorsa, ben diecimila, nella giornata no traffico, sono state le presenze all’Auditorium RAI (tra parentesi, molto bello e luminoso) per ascoltare i concerti gratuiti che l’orchestra ha offerto per festeggiare il suo ritorno in Piazza Fratelli Rossaro. Un segnale di amore quasi commovente per la musica classica, una dimostrazione di attaccamento all’orchestra da parte della città. E l’esecuzione della Seconda di Mahler? Straordinaria, un momento veramente intenso. Un monumento musicale di una tale ampiezza e portata emotiva che si fa fatica a tenere tutto insieme. Assolutamente ispirata la direzione di Rafael Frühbeck de Burgos, una plauso anche alla prova di Sara Mingardo. Ma è già tempo di guardare avanti, al doppio appuntamento di questa settimana.

28 MAGGIO 1913

Parigi. La stagione dei balletti russi. Le parole di Bernard Deyries: Igor Stravinskij non si limita a voltare una pagina della storia della musica: la strappa. Risse e polemiche. Ci sono opere che colpiscono e commuovono, e opere che cambiano il paesaggio, il nostro modo di vedere il mondo. E quindi, implicitamente,cambiano il mondo. Il primo ritratto cubista cambia il modo in cui guardiamo una faccia, da quel momento in poi. La Sacre du Printemps è stata questo. Stravinskij dirà: abbiamo un dovere nei confronti della musica: inventarla. Signori, detto e fatto.

MatisseTutto questo non poteva che nascere da una visione potente: Un giorno intravidi nella mia immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano; i vecchi saggi, seduti in cerchio, che osservano la danza fino alla morte di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio della primavera. Fu il tema del Sacre du printemps

Ritmo. Sensualità pagana. Il fagotto quasi irriconoscibile della frase iniziale. Primitivismo. L’epoca dei minuetti, cari signori, è finita. Tra due anni inizia la prima guerra mondiale.

Per tutti, per chi già la conosce e per chi non l’ha ancora mai ascoltata, un’occasione importante. Sul podio, ancora Rafael Frühbeck de Burgos, che di quest’opera è uno specialista, avendo alle spalle ben due incisioni: con la New Philharmonia Orchestra e con la London Symphony Orchestra.

FACCIAMO UN PO’ DI ORDINE

DvorakE scusiamoci innanzi tutto con l’amico Antonin Dvořák. La sacre di Stravinskij è infatti è il secondo dei due brani in programma nel doppio appuntamento giovedì 26 alle 20.30 e venerdì 27 alle 21.00 (Auditorium RAI Piazza Fratelli Rossaro). La Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 Inglese del compositore boemo avrà infatti il compito di aprire il programma. Si tratta di una delle sue composizioni più spontanee e distese, quasi priva di elaborazione polifonica, caratterizzata da plastici e melodici temi. Eseguita per la prima volta a Praga il 2 febbraio 1889, fu assai eseguita a Londra verso la fine del secolo, dove ebbe consensi addirittura superiori alla celeberrima Nona sinfonia dal Nuovo Mondo. Pubblicata dall’editore londinese Novello nel 1892, preso il soprannome inglese, in omaggio allo straordinario successo incontrato presso il pubblico londinese.

di Stefano Mola