Orgoglio di classe

Aprile 11, 2009 in Libri da Gabriella Grea

Titolo: Orgoglio di classe
Autore: Margherita Oggero
Casa editrice: Mondadori-Collezione Scrittori Italiani
Prezzo: € 13,00
Pagine: 99

Orgoglio di classeInizio febbraio. Tempo di pagelle, tempo di scrutini e di bilanci di fine quadrimestre.

Dalle sale professori si alza un grido, un guitto d’orgoglio, d’ORGOGLIO DI CLASSE.

Perché anche gli scolaretti si uniscono ai tanto bistrattati professori per difendere le reliquie della scuola.

Forse non ancora defunta, ma tristemente agonizzante. Per ridare alla scuola salute e dignità “ci vuole vera conoscenza della materia, ci vuole il coraggio di ripensare tutto da capo senza appiattirsi troppo sui modelli americani, senza affidare tutto soltanto a sociologi, pedagogisti e didatticisti. Ci vuole un entusiasmo capace di generare un consenso amplissimo e di mettere in moto uno sforzo comune con un considerevole dispendio di energie da parte di tutti”. Risorse da investire quindi, non fondi da tagliare.

Il tempo della scuola non è solo tempo di nozioni da insegnare e da apprendere, è un tempo di maturità da conquistare, di personalità da formare. Margherita Oggero ci propone un “piccolo manuale di autostima per la scuola italiana e chi la frequenta.” In realtà si tratta di un biniami di pronto soccorso perchè ormai la scuola necessita di operatori che conoscono l’ABC della sopravvivenza, per arginare il bulimico attivismo dei riformatori “laureati per corrispondenza”. Senza pessimismo e senza recriminazioni vengono proposte soluzioni concrete semplici, ma non banali, dettate dall’esperienza dei trent’anni di scuola dell’autrice e dal suo umile buon senso, che si oppone – Davide mingherlino- al Golia tronfio delle strampalate fantasie pedagogiche e riformatrici.

Il recupero della serietà, dell’autorevolezza ed persino della severità potrebbe essere un buon inizio. Dove il docente severo sia ben lontano dall’immagine dickensiana dell’educatore, dal cipiglio scostante e scontroso, incline alle mortificazioni in pubblico ed alle punizioni corporali. Invece la severità può e deve essere associata ad una sorta di leggerezza pacata, alla capacità di non drammatizzare, di guardare e giudicare senza irrigidimenti: severità come fermezza,non come atteggiamento funereo; il guaio è che oggi la scuola, lungi dall’essere severa, in molti casi non è nemmeno autorevole e/o seria [pg 15].

Come l’araba fenice anche la scuola può risollevarsi: I gradini, con uno scatto d’orgoglio, si possono risalire, non solo per recuperare la dignità sociale personale, ma soprattutto per lavorare al meglio e per provare ancora quelle emozioni che regalano un attimo di esaltante onnipotenza. La prima volta che un bambino afferra il concetto di numero, che un ragazzo esprime un’osservazione originale su una poesia, a cui il professore non aveva mai pensato e che dilata il senso dei versi in una direzione nuova, veder sbocciare e crescere, con la consapevolezza di aver determinato o favorito il processo [pag 95].

di Gabriella Grea