Oasis

Maggio 11, 2003 in Cinema da Redazione

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Oasis è un batik attaccato ad un muro. La notte i rami proiettati da un lampione sottostante sono come fantasmi, demoni che si stagliano su di uno scenario esotico. Un paesaggio indiano dove una donna e un bambino ballano accanto ad un elefante. Pian piano su quel batik albeggia, i demoni si diradano e la storia ha inizio. “Oasis” non è soltanto il titolo del film diretto dal regista coreano Chang Dong Lee, è un’indicazione di poetica, un suggerimento del filo rosso che scorre lungo la narrazione di una pellicola che dura ben oltre la proiezione. Il film descrive la storia d’amore fra un ritardato appena uscito di prigione e una ragazza fisicamente disabile. Chang Dong Lee si muove su di un terreno minato con straordinaria umanità. Dopo un inizio nel quale non mancano momenti urtanti e sgradevoli – si pensi alla scena del tentato stupro o alle meschinità del fratello della protagonista -, il regista coreano, senza mai cedere né ai ricatti del pietismo, né alle semplificazioni del realismo, ci regala una pellicola di insospettabile bellezza e di rara poesia.

L’Oasis del titolo è la condizione dei due protagonisti. La scoperta dell’amore e della passione è un oasi nelle brutture di una vita di dolore, miseria e sconfitte. E così se per Gong-ju l’oasi iniziale era un riverbero di luce sul soffitto, una colomba bianca parto della fantasia e di uno scherzo del sole, ora l’oasi è pensarsi capace di alzarsi e di picchiettare con una bottiglietta d’acqua la nuca del suo amato. O ancora, pensarsi capace di ballare in una stanza con il suo amato, un elefante, un bambino e una donna indiani. L’oasi del suo innamorato è inizialmente il tofu mangiato per strada, un maglione regalato alla propria madre e poi diventa una sera al karaoke, tenerla in braccio, proteggerla tagliando i rami che le tolgono il sonno.

“Oasis” non è un film come gli altri. E’ la dimostrazione che dopo un milione di film è ancora possibile parlare d’amore tracciando impronte fresche sulla strada. Il messaggio è chiaro e inequivocabile: l’amore è un’oasi, la bellezza è un oasi. Al di fuori c’è soltanto il deserto.

di Davide Mazzocco