Non solo… Arte Povera

Marzo 18, 2003 in Arte da Sonia Gallesio

34123

Quest’arte era “nomade” perché vagava fra le epoche storiche ed esprimeva una fluida soggettività di frammenti, differenze, squilibrio, catastrofi e continue transizioni…

[Carolyn Christov-Bakargiev]

L’idea dell’arte alla fine degli anni Settanta è quella di ritrovare dentro di sé il piacere e il pericolo di tenere le mani in pasta, rigorosamente, nella materia dell’immaginario, fatta di derive e di sgomitate, di approssimazioni e mai di approdi definitivi…

[Achille Bonito Oliva, Transavanguardia, Dossier n. 183, Ed. Giunti]

Rivoli (To), Museo d’Arte Contemporanea. Grazie al suo direttore Ida Gianelli, in questi mesi il tempio dell’Arte Povera ha inaspettatamente celebrato la Transavanguardia, nemica numero uno di Merz, Boetti, Paolini & Company. Oltre a rappresentare un’iniziativa dall’alto valore divulgativo, l’allestimento ha rivelato un significativo mutamento di tendenza da parte della nota istituzione pubblica. Il Castello di Rivoli, difatti, ha palesato un vivo interesse per l’importante corrente contemporanea – sfociato, fra l’altro, nell’acquisizione di svariati pezzi dei suoi esponenti. La mostra terminerà il 23 marzo: questi sono dunque gli ultimi giorni utili per ammirare la straripante opera delle Tre C, ovvero di Sandro Chia, Francesco Clemente ed Enzo Cucchi, nonché di Mimmo Paladino e Nicola De Maria. Distribuiti tra la Manica Lunga e le prime sale del secondo piano del castello, i lavori presentati risalgono agli anni compresi tra il 1979 e il 1985 – di fatto, il periodo di maggior sviluppo del movimento. Costituita da un’ottantina di pezzi, la nutrita retrospettiva fornisce una panoramica più che soddisfacente dell’eredità dei transavanguardisti, avvalendosi anche di alcune tra le loro opere più conosciute. La scultura in bronzo policromo Giardino chiuso e le tele La virtù del fornaio in carrozza e Senza titolo (Tronchi d’albero) di Mimmo Paladino, ad esempio, così come Fontana ebbra di Enzo Cucchi, valgono la visita all’intera esposizione.

34124Sul finire degli anni Settanta, in seguito ad un periodo di profonda crisi ideologica, alcuni artisti si discostano radicalmente dall’Arte Povera e dall’Arte Concettuale. Misurandosi dapprima con il disegno, si dedicano in prevalenza alla pittura – senza però disdegnare svariate altre tecniche come l’affresco e il mosaico. Achille Bonito Oliva diviene il coordinatore e il teorico della corrente; il termine Transavanguardia viene coniato da lui nel 1979. I transavanguardisti sono spinti dalla volontà di superare le avanguardie e i relativi sperimentalismi. Si distaccano energicamente dalla produzione del periodo e da quella immediatamente precedente, poiché oltremodo smaterializzate. Manifestano un rilevante interesse per la tradizione, sia in relazione ai linguaggi espressivi che ai contenuti dell’arte. Ciò che ingenerano è un vero e proprio ritorno alla manualità, in particolar modo alla pittura e alla scultura. I transavanguardisti riprendono i modelli linguistici passati, senza tuttavia identificarsi con essi. Stratificano e mescolano le diverse tendenze del diciannovesimo e del ventesimo secolo, confrontandosi con le scelte compositive di Matisse, van Gogh, Schiele, de Chirico. Se da un lato riscoprono il rapporto diretto con gli strumenti del fare arte, dall’altro attuano un processo di ritorno al privato, di recupero del concetto di specifico artistico. Il valore dell’individualità viene dunque contrapposto ad un sistema totalizzante dal punto di vista politico, sociale, culturale. Avversi ad ogni tipo di accademismo, i transavanguardisti possiedono uno stile intenso, energico, rapido, vivo e vibrante. Le loro creazioni sono palpitanti, incisive, aggressive nella loro ampiezza.

34125La Transavanguardia dà vita ad opere ibride nelle quali, frequentemente, oggetti o porzioni di materia fuoriescono dal quadro (Le case vanno indietro, 1979-1980 e La deriva del vaso, 1984-1985, entrambe di Cucchi). Scultura e pittura rappresentano le tecniche che meglio soddisfano il bisogno di manualità e concretezza dei transavanguardisti: per questo, nei loro prodotti, si integrano e si compenetrano spesso, proprio come accade nell’impagabile arte di Mimmo Paladino. Ad esempio, come fossero foglie in volo – senza peso – fermatesi appena un istante, ne Sul muro da novembre ritroviamo le sue tipiche maschere materiche. Nella produzione transavanguardista, inoltre, è facile rinvenire tracce di surrealismo, basti osservare il grande carboncino su carta del 1981 Montagne Miracolate di Cucchi o i suoi celebri teschi inclusi in lavori quali Il sospiro di un’onda o Succede ai pianoforti di fiamme nere. I titoli delle opere di questi artisti sono sovente piuttosto particolari ed atipici. Alcune volte apparentemente incomprensibili, ed altre veri e propri moniti irriverenti o filastrocche, si pensi a Adulti non lasciate orinarVi in faccia dai più piccoli (non presente in mostra) o a In acqua strana e cupa se brilla un punto bianco se salta una pupa al volo suo m’affianco, ambedue di Sandro Chia. Fluidi, acquosi, sessuali e sensuali, poi, sono gli acquerelli di Francesco Clemente (Morning, 1981; Suonn, 1982), così come audaci e sfrontati i pastelli costituenti la serie I cinque sensi. L’esposizione si conclude con le tele di Nicola De Maria, tra le quali si ricordano le diverse versioni di Universo senza bomba e Regno dei fiori.

Transavanguardia

Fino al 23 marzo 2003

Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea

Piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (To)

Orari: da mart. a ven. 10.00/17.00; sab. e dom. 10.00/19.00; 1° e 3° sabato del mese 10.00/22.00

Per informazioni: 011 9565280

Sito consigliato: www.castellodirivoli.org

Materia & Nomadismo

Transavanguardisti

di Sonia Gallesio