Margarita e il gallo

Gennaio 23, 2008 in Spettacoli da Roberto Canavesi

Gianfelice ImparatoTORINO – Accogliamo con simpatia “Margarita e il gallo” di Edoardo Erba, in scena al Teatro Valdocco per la stagione della Fondazione Teatro Stabile, con la misurata regia di Ugo Chiti: piacevolissima sorpresa dello stabile fiorentino, apprezzata novità nel deprimente quadro dell’asfittica drammaturgia italiana caratterizzata dalla scorrevolezza di un testo che, strizzando l’occhio alla commedia rinascimentale con toscano eloquio, induce alla riflessione su secolari vizi e difetti dell’animo umano: nella colorata scena di Daniele Spisa si consuma una “erotica storia di incantesimi ed inganni” con il tipografo Annibale Guenzi per nulla timoroso nel sacrificare l’onore della moglie Bianca per una significativa raccomandazione che il visconte Morello potrebbe inoltrare a corte. Un audace piano destinato al successo non fosse per la presenza della serva Margarita, tanto ingenua e pasticciona, quanto geniale ed astuta nell’esercitare l’arte magica che a lei, figlia di una strega, consente di acquisire altre identità.

La scrittura di Erba è un misto di dialetto e lingua, gustoso cocktail che trae beneficio dal continuo passaggio dal registro aulico a quello popolare in un crescendo di ritmo dove a dominare sono l’equivoco ed il doppio senso, senza mai però scadere nel volgare turpiloquio: un congegno elementare ma perfetto dove la risata scaturisce da situazioni e battute, ma anche da piccoli gesti e ammiccamenti che gli applauditi protagonisti dispensano con misura dando vita a sequenze comiche di immediata presa sul pubblico.

Successo pieno a partire dalla deliziosa Maria Amelia Monti, perfetta nel ritrarre il candore e la malizia di una Margarita umile per origine, ma non per questo ingenua e sprovveduta: un terremoto comico perfettamente assecondato dall’Annibale Guenzi di Gianfelice Imparato e dal passionale visconte Morello di Francesco Meoni. Completano il cast Franco Barbero e Martina Carpi per cento minuti di sane e genuine risate.

Al Teatro Valdocco fino a domenica 27.

di Roberto Canavesi