L’inquinamento ingrandisce il buco dell’ozono

Febbraio 18, 2001 in il Traspiratore da Redazione

In autunno è stata organizzata, a Lione, una conferenza dell’ONU sul clima, con lo scopo sia di preparare il nuovo round dei negoziati ministeriali per la lotta al riscaldamento del pianeta sia di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di altri gas responsabili dell’effetto serra. Il fenomeno, come noto, riguarda l’atmosfera ed il suo comportamento simile ai vetri di una serra. Come questi, l’atmosfera lascia passare senza perdite sensibili le radiazioni luminose solari, mentre intercetta le radiazioni termiche terrestri in modo da mantenersi calda. Tale comportamento, dovuto principalmente all’eccessiva presenza di vapore acqueo e di anidride carbonica, si sta irregolarmente intensificando per cause antropiche.

Ultimamente i satelliti della NASA hanno registrato una distruzione innaturale ed esagerata del gas che protegge la vita sulla terra: è stato calcolato che vi è una lacerazione di 28,3 milioni di km2, estensione mai raggiunta prima d’ora, equivalente a tre volte la superficie degli Stati Uniti.

Le conseguenze di questo “buco” sono gravi, poiché nell’atmosfera passano, ora senza filtro, le pericolose radiazioni “sparate” dal sole, rischiose per tutti gli organismi viventi. Il timore è un ulteriore peggioramento delle condizioni ambientali.

La concentrazione dei gas-killer nell’aria non tarda a manifestare la sua azione distruttiva: i nuovi dati record riguardano il Polo Sud, dove il 50 % dell’ozono, una specie di scudo che assorbe gran parte delle radiazioni solari ultraviolette, è risultato distrutto.

Nonostante la conclamata gravità, sono passati quasi vent’anni prima che i governi decidessero d’intervenire e, ancora oggi, resistenze e forti interessi economici in gioco rallentano i necessari interventi.

Nel protocollo siglato a Kyoto nel 1997 i Paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre globalmente del 5%, rispetto ai livelli del 1990, le emissioni di gas a effetto serra entro il periodo 2008-2012. I negoziati per rendere applicabile tale programma sono purtroppo tuttora in corso.

L’obiettivo della conferenza internazionale di Lione è stato accelerare l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto. I lavori si sono focalizzati sui seguenti punti:

· studiare misure per la riduzione delle emissioni gassose dei singoli Paesi;

· creare un meccanismo per uno sviluppo industriale pulito, basato su progetti privi di rischio e rispettosi dell’ambiente.

Risultati da raggiungere poiché, secondo le statistiche ONU del 1999, le emissioni di ossido di carbonio hanno continuato ad aumentare nei Paesi industrializzati, dagli Usa al Giappone, all’Australia.

È quindi necessario intensificare il dialogo istituzionale per migliorare la cooperazione tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, in modo da creare un’economia “anti-ossido di carbonio” su larga scala.

Gli effetti altrimenti saranno drammatici; le prime conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti e riguardano soprattutto i ghiacciai che si sciolgono nell’Artico, l’aumento del livello dei mari, i repentini sbalzi termici stagionali, la pericolosa emigrazione di specie animali (compresi alcuni insetti nocivi) a latitudini impensabili fino a pochi anni addietro.

Secondo gli esperti il fenomeno potrebbe peggiorare: è bene ricordare che i maggiori responsabili sono i composti del cloro e del bromo, frutto della decomposizione in atmosfera di gas come il freon contenuto nei sistemi frigoriferi, nelle bombolette spray o nella schiuma degli estintori.

E’ coscienza di ognuno limitare, per quanto possibile, il loro utilizzo.

Il Traspiratore – Numero 27

di Giuse Ortali