Le facce da rockstar sono tornate

Giugno 18, 2001 in Spettacoli da Redazione

24686Nuovo disco dei Timoria, grande rock band italiana. Passati attraverso a tanti piccoli successi, sia strettamente musicali sia nell’accezione più larga di artistico, non si sono mai imposti con prepotenza sul grande pubblico per via della raffinatezza delle loro liriche.

Conosciuti dai più con l’album “Viaggio senza vento”, ad oggi loro apice anche dal punto di vista creativo, hanno passato un periodo di oscuramento, perdendo qualche anno fa anche la stupenda voce di Francesco Renga messosi in proprio. Allora si temeva che la loro carriera fosse finita. Invece Omar, Diego, Enrico e Carlo hanno coinvolto due nuove persone nel progetto e sono andati avanti. Dopo l’interlocutorio “1999” sono tornati da qualche settimana con “El topo Grand Hotel”; e sono tornati è da leggersi in modo letterale, perché si respira nuovamente la poetica di “Viaggio senza vento”.

Con l’opera del ’93 i Timoria avevano creato una piccola Odissea, con il tema del viaggio e tanti personaggi che si inseguivano da un brano all’altro, primo fra tutti Joe. Nell’album successivo, “2020 Speedball”, la band saggiava la propria potenza sonora intravista in precedenza solo in alcuni brani, senza disdegnare la denuncia sociale (no alle droghe, le stragi del sabato sera, l’imperialismo coloniale dell’occidente). Fase di appannamento sia nei testi sia nelle strutture musicali con “Eta Beta” del ’97, che comunque contiene chicche come il duetto con O’ Zulu dei 99Posse e “Il giardino di Daria”. Infine, mentre Francesco lascia il gruppo, arriva la raccolta del lavoro dei sei dischi precedenti. Parte la nuova avventura dei Timoria con il già citato “1999” che oggi trova un ritorno circolare che fa ben sperare per il futuro.

Dire Timoria a livello di testi vuol dire Omar Pedrini. Questi, dalle imprecisabili qualità canore, dalla sicura bravura chitarristica e dalla spiccata verve creativa è autore difficile e raffinato. Qualche volta i testi dei Timoria, causa l’unica sorgente creativa, rischiano di essere ripetitivi e monotoni; ma Pedrini riesce a risolvere questo aspetto in un modo geniale: la citazione di se stesso. Dotati di aperti orizzonti artistici (si vedano i festival organizzati a Brescia, la copertina di “1999”, le citazioni letterarie nei libretti del cd) i Timoria citano spesso altri artisti, ed ancora più spesso loro stessi. E nell’odierno album si arriva alla summa di questa loro arte. Innanzitutto c’è di nuovo un certo legame tra i brani. Ricompare il mai sopito Joe, ancora in viaggio; si citano conducenti ubriachi, non più tassisti ma astronauti, e genrazioni senza vento; si approda su una stazione orbitante, Europa 3, decollata in “2020”. Nel libretto ritroviamo citazioni di opere di vari artisti. In Mork canta la voce degli Articolo 31, a confermare quella ricerca iniziata con “Verso Oriente” con Eugenio Finardi che li vede collaborare con altri cantanti. Torna il flauto che aveva nobilitato “La cura giusta” e compaiono fiati sparsi dal suono jazzistico, in “Vincent Gallo Blues” per esempio. Infine si continua a inserire frasi in inglese, spagnolo e francese, vezzo che i Timoria non hanno mai perso e che anzi hanno arricchito a partire dalla cover dei Noir Desire “Zobie la Mouche”.

Se già conoscete il gruppo bresciano, apprezzerete sicuramente il nuovo album. Se siete dei neofiti, questo episodio musicale è adeguato a dare l’idea dell’arte dei Timoria.

Timoria & Gea

Giovedì 21 giugno 2001 – Ore 22.00

Chicobum Festival

Parco Chicomendes – Borgaro Torinese

di Diego DID Cirio