La grande storia di Piera

Maggio 14, 2003 in il Traspiratore da Redazione

Le guide e gli alpinisti della Valle d’Aosta sono noti in tutto il mondo: le loro imprese hanno segnato e segneranno la Storia della Montagna. Forse meno note, specie al grande pubblico, sono le storie quotidiane della gente di montagna, storie semplici di gente semplice, storie che, proprio per la loro immediatezza e spontaneità, arrivano dritte al cuore e, se diffuse, possono commuovere e coinvolgere lettrici e lettori, non solo appassionati.

E’ il caso della “Storia di Piera”, un libro dedicato ad una donna che ha trascorso la propria vita lontana dai grandi ed vistosi scenari, sicuramente avulsa da avvenimenti importanti ed assolutamente estranea al cliché dei personaggi famosi. “Storia di Piera”, scritto da Ugo Aluffi per le edizioni “Le Chateau”, è un autentico e sincero omaggio ad una persona realmente esistente e tutt’oggi vivente, Piera Clerin, che racconta e testimonia, sotto una luce particolare, un’epoca ormai completamente scomparsa in quel di Pont-Saint-Martin, più esattamente a Ronc Grangia, piccola frazione della Bassa Valle d’Aosta. Piera tesse le lodi di decine di mamme, mogli e operaie che hanno lavorato nell’anonimato per la crescita economica del proprio contesto montano, che hanno favorito il concretizzarsi della democrazia e che, da vere pioniere, hanno lottato per l’emancipazione della donna.

Piera Clerin era giovane quando partigiani e fascisti combattevano vicino alla sua casa, all’imbocco della vallata del Lys, meglio nota come la Valle di Gressoney. Sono passati solo alcuni decenni, eppure le parole della coraggiosa montanara ci proiettano in tempi e luoghi remoti ai più: lo scarso cibo garantito dalla stalla e dall’orto, la scuola raggiungibile soltanto dopo un tortuoso sentiero da percorrere a piedi, la spesa al villaggio con la tradizionale gerla da caricare sulla schiena. In autunno, la raccolta e la lavorazione delle castagne, che impegnava la famiglia tutta per due mesi abbondanti; in primavera, la fatica di condurre le mucche e le pecore al pascolo, assommata agli oneri scolastici ed alle faccende domestiche.

Nonostante queste ed altre difficoltà, Piera ripercorre con nostalgia quei tempi lontani. Era giovane, e la vita scorreva comunque gioiosa e spensierata, fino a quando, a partire dal fatidico 8 settembre 1943, tutto assunse un aspetto molto, molto diverso. Il Fascismo introdusse restrizioni ed obblighi sempre più intolleranti ed intollerabili. A questo punto lascio giustamente alle lettrici ed ai lettori il piacere di assaporare il successivo racconto di Piera, racconto che si dipana fra mille sfumature e decine di avvenimenti, in primis l’apertura dell’Ilssa Viola (la fabbrica che resterà il simbolo della prosperità per la Bassa Valle d’Aosta) e la conseguente trasformazione delle donne in alacri operaie. Anticipo soltanto, giusto con breve accenno, il presente di Piera Clerin: tornata alla natia frazione di Ronc Grangia, ha scelto una vita all’insegna della tranquillità e della serenità, la vita di anziana e fiera montanara, da trascorrere insieme ai suoi amici cani e gatti nei luoghi a lei più cari.

Il Traspiratore – Numero 43 – 44

di M. Reggio