La fantasia diventa pietra

Dicembre 9, 2001 in Fotografia da Redazione

Un nome conosciuto ovunque, quello di Gaudì. Chiunque visiti Barcellona non può non restare affascinato dalle sue opere: palazzi, parchi, chiese, mobili, cancelli, elementi decorativi in muratura e in ferro battuto sono sparsi ovunque per la città e sono meta di veri e propri pellegrinaggi da parte di turisti di tutto il mondo.

Il suo contributo all’architettura moderna è del tutto originale: il ricorso alle linee curve, al mosaico di ceramiche, ai colori fiammeggianti non ha uguali nella storia. L’abbandono degli schemi di progettazione consolidati, che imponevano agli architetti l’uso di squadra e compasso per il disegno dei particolari strutturali degli edifici, ha portato alla creazione di forme morbide e accattivanti. Le panchine in muratura sono diventate morbidi divani, le colonne tronchi d’albero, le facciate dei palazzi maschere oniriche e iridescenti.

La nostra prima galleria fotografica, “La fantasia diventa pietra”, propone una gita tra quattro delle più incredibili opere di Gaudì, senza pretendere di rappresentare ovviamente un catalogo esaustivo della sua produzione.

Alla costruzione della famosissima Sagrada Familia (1883-) Gaudì ha dedicato l’intera sua vita. Dopo aver cambiato più volte il progetto originario, la morte lo ha colto quando solo una delle quattro torri della “Façana del Naixement” era completa. I suoi allievi hanno portato a termine la costruzione dell’incredibile facciata, mentre il completamento dell’intera cattedrale continua ancora oggi.

Il Parque Güell (1900-1914), commissionato dal ricco mecenate Don Eusebi Güell i Bacigalupi, è un incredibile concentrato di fantasia, in cui forme morbide e colori sgargianti trovano la loro collocazione in un’oasi naturale dal fascino unico.

La facciata di Casa Batllò (1905-1907) deve il suo particolare aspetto iridescente al rivestimento con pezzetti di vetro e ceramica colorata e alla sua forma ondulata verticalmente. Si narra che la disposizione dei frammenti colorati sulla facciata sia stata indicata agli operai dallo stesso Gaudì durante la costruzione, alla stregua di un pittore nell’atto di dipingere su un’enorme tela.

Casa Milà (1906-1910) è stata l’ultima opera di Gaudì prima che incominciasse a occuparsi a tempo pieno della costruzione della Sagrada Familia. Per la sua somiglianza con una parete rocciosa naturale, le è stato attribuito il soprannome di “La Pedrera”. L’incredibile facciata è ornata con massicce ringhiere in ferro battuto; molto interessanti sono i camini sul tetto, che ricordano maschere di antichi guerrieri.

Per il fotografo il lavoro è agevole. La brillantezza dei colori così come l’originalità delle forme, esaltati dal cielo limpido e dalla luce abbagliante della Spagna, rendono semplice la creazione di immagini dal forte impatto grafico e cromatico.

Per le foto esposte sono stati impiegati corpo macchina Contax RTS II e obiettivi Zeiss 50 mm f/1.4, Zeiss 135 mm f/2.8 e Sigma 24 mm f/2.8, tutti dotati di filtro polarizzatore. Le foto sono state realizzate su pellicola diapositiva Kodak Elitechrome II.

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di Paolo Bologna