La dignità degli esclusi

Febbraio 1, 2002 in il Traspiratore da Redazione

25335Non bastano le fiaccolate accese nel buio per ricordare i più poveri, persone come noi fatte di animo e corpo.

Fiaccole per scacciare i demoni dell’opportunismo, dell’egoismo e delle paure, per dare luce e sensibilità agli ultimi tra gli ultimi, per ricordare a chi siede nei palazzi del potere che sette milioni e mezzo di poveri (tanti sono in Italia secondo i censimenti ufficiali) sono pur sempre persone, che hanno bisogno di aiuto e d’interventi coraggiosi per migliorare la qualità delle loro vite.

L’uomo inizia il cammino della sua vita nel desiderio di trovare quel luogo in cui l’inquietudine del cuore non lo possa più tormentare. Un desiderio che mira ad una realtà lontana.

L’uomo può costruire una molteplicità di cose e lo può fare con successo, ma il progresso del saper fare rende solo più comoda la vita. In realtà l’uomo non progredisce, perché nella dimenticanza dell’Inizio e della Fine, non sapendo da dove viene, non ha dove andare e il suo desiderio di essere viene dissipato nei bisogni dell’avere. Così, invece di camminare verso i principi della vita, l’uomo erra per il mondo come un senza tetto.

In altri termini, ci sono uomini che hanno la fortuna di condurre una vita generosa con i bisogni dell’avere, altri che diventano “pellegrini di strada”, e non sempre per scelta, ma per condizione della società. I pellegrini di strada sono inguaribili, alcuni hanno una voglia di vivere autentica ed un particolare bisogno di mettersi a confronto… ma non è facile: c’è il rischio di perdersi, di entrare nel tunnel della solitudine e dell’angoscia. Si salva solo chi sa condividere le sue esperienze con gli altri, superando l’isolamento.

Lo spirito che anima l’escluso o il pellegrino di strada è formulato da semplici riflessioni sulla vita, sulla morte e sul destino dell’umanità. Predicano le semplici regole della vita da vagabondo, ma sanno anche diventare pifferai magici dell’universo, alla continua ricerca dell’ideale di umanità.

Hanno una dedizione, una disponibilità d’animo, una sensibilità che è raro trovare nel mondo, non solo oggi, in quest’epoca convulsa e confusa, ma anche nei secoli passati. È quella purezza di cuore, facile da trovare negli artisti e negli scrittori, ma anche tra gli esclusi, che apre gli occhi della mente, che fa apprezzare ogni minima cosa, apparentemente senza valore.

Il Traspiratore – Numero 33

di G. Calicchio