Il valore della cultura ai tempi degli MMS

Dicembre 15, 2002 in Medley da Sonia Gallesio

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L’idea che tanti giovani hanno è che con la cultura, il più delle volte, non si mangia (soprattutto con quella umanistica, per la verità!). Di sicuro i più audaci si avvarrebbero di frasi come “A che ti serve aver letto L’origine della specie di Charles Darwin se la desolazione del tuo frigorifero minaccia di far estinguere tutta la tua famiglia??!”

Tempi duri, questi, per filosofi, scrittori ed artisti… Al di là delle fin troppo note difficoltà di impiego, sono i mezzi di comunicazione a non promuovere affatto la crescita culturale delle nuove generazioni. I Media, in effetti, non ci insegnano a masticare sapere e conoscenza, bensì ci rincoglioniscono con trip-allucinogeno-pubblicitari nella speranza di farci ingurgitare pseudo-nutrimenti a base di illusioni, necessità fasulle, aria fritta gusto smog.

Quanti di noi cadono ancora sedotti di fronte al fascino dell’erudizione? E chi sente l’esigenza di servirsi degli infiniti spunti che i libri possono fornire? Uhm… pochi, decisamente pochi… L’aura nera del Consumismo sorvola rasente le città tentandoci con infiocchettati bisogni di cui non abbiamo per nulla bisogno.

Oggigiorno, il bagaglio che va costantemente alimentato non è di certo quello culturale… quanto le nostre borse ed i nostri zaini con microtelefonini di tutti i tipi – MMS inclusi, badate bene – e Dio-solo-sa-cos’altro!

Studiare, in fondo, è una perdita di tempo: è necessario imparare solo lo stretto indispensabile, ed in fretta per giunta! Sarà il fascino del “tutto il possibile” il prima possibile, o ancora di quell’istruzione da prendere al volo e portar via, come al fast food, come al take away… Dobbiamo correre e consumare, far girare il denaro.

L’espressione “guadagnarsi il pane” sta scivolando irrimediabilmente nel dimenticatoio. Ma quale pane??!! In realtà, bisogna trovare un impiego per comprare-comprare-comprare le boiate più disparate. C’è un altro problema, poi: agli occhi di molti, l’apparente fissità di chi si abbandona alla lettura o allo studio equivale spesso ad una sorta di passività, alla mancanza di dinamismo, nella peggiore delle ipotesi ad un intorpidimento sia cerebrale (anche se, almeno a qualcuno, dovrebbe suonare come un controsenso!) che muscolare… Persino i nostri nonni, i vecchi artigiani del dopoguerra (questa è la mia personale esperienza, almeno!) ci esortano a levarci i tanti grilli per la testa ai quali abbiamo lasciato spazio -il guaio è che gli studi universitari risultano in cima alle loro liste- per tornare a lavorare seriamente, dicono, come si faceva una volta…

di Sonia Gallesio