Il sudore della guerra | Sudate Carte Racconti I edizione

Gennaio 31, 2003 in Sudate Carte da Redazione

Ne era sicuro. Tre passi svelti e poi silenzio, non appena lui aveva dato cenno di accorgersene.
C’era qualcuno là fuori nel buio, sperabilmente ancora oltre la recinzione con il filo spinato, qualcuno che voleva avvicinarsi senza farsi scoprire …di certo non per fare una una bella sorpresa ad una guardia, come era lui quella notte, di un deposito di missili.
Quello mi sta già facendo morire – pensò constatando il proprio sudore scorrere per la fronte, nonostante che il freddo del vento d’inverno gli rendesse difficoltosa perfino una presa sicura sul fucile d’ordinanza…
Era un sudore diverso da quello che aveva già provato, tante volte, in mimetica.
Tra una buca e l’altra, mentre si gettava all’assalto delle posizioni nemiche, Jack aveva sudato eccome, ma era un bollore che manifestava furore ed eccitazione, che dissipava una vera sbronza di adrenalina.
Certo qualche dubbio lo aveva avuto. Forse avrebbe preferito essere in un cantiere e contribuire alla costruzione di una cattedrale che andare per il mondo a fare la guerra.
Ma giunto sul teatro d’operazioni, alla prima raffica che cercava il suo corpo per devastarlo o alla prima notizia di qualche compagno d’armi ucciso dal nemico, l’esitazione lasciava spazio ad un furore sordo e feroce che certamente ne ottenebrava i sentimenti più delicati ma che tuttavia gli aveva tante volte permesso di sopravvivere, con molto sudore ma quasi senza rimorsi.
Era scontato per un professionista come lui, pensare che chi attacca ha il vantaggio della sorpresa e dell’iniziativa oltre che quello della paura inoculata all’avversario. Era risaputo che di fronte alla minaccia di uomini come lui, ben armati e ben addestrati, altri uomini, i nemici, perdessero il sonno e l’appetito per l’angoscia di un incontro che non avrebbero mai voluto fare.
Jack non ci aveva mai riflettuto bene prima di allora, anche perché non avrebbe mai pensato che i ruoli si potessero invertire. Ma ora, mentre fissava quel buio che appariva al tempo stesso così vuoto di segnali e così pieno di minaccia, si rese conto, per la prima volta, dell’angoscia di chi sa che qualcuno si sta dando da fare per farlo fuori.
Avrebbe voluto urlare. Ma si svegliò. << Amore, ancora un brutto sogno ? Sei a casa adesso. E sei con me! >>. Jack guardò gli occhi di sua moglie pieni di tenerezza e sentì la delicatezza della sua mano accarezzargli la fronte con un fazzoletto, che al suo passaggio trascinava via con se il sudore della guerra e gli restituiva tutta la sua umanità. Era quello di cui aveva bisogno e non se ne vergognò. Avrebbe potuto sentire come insopportabile, per un guerriero di trent’anni come lui, la necessità che avvertiva della tenerezza di sua moglie. Avrebbe potuto sentire come insopportabile, dopo un incubo brutto e reale come quello, lo sguardo ignaro ed innocente di quella donna che era orgogliosa di un marito, come lui, che aveva vinto una guerra.
Ma, ancora una volta, in quella sua vita piena d’intensa avventura, ebbe d’istinto una certezza.
Ne era sicuro. Era successo di nuovo: sentì quella sensazione che provò quando decise di trasferirsi lontano da casa sua per proseguire gli studi e anche quando, in seguito, presentò la domanda di partecipazione al concorso per marescialli, e anche quando si avviò con passi sicuri, con un anello di fidanzamento in tasca, verso quella ragazza che sarebbe diventata sua per sempre.
Era giunto il tempo di tornare a fare il costruttore e di darsi da fare per costruire qualcosa di grande, qualcosa che fosse bello per tutti, proprio per tutti, nessuno escluso. Ringraziò Dio di essere tornato a casa e di avere accanto a se la sua splendida moglie. Subito si liberò da tutto, con lei, in un intenso abbraccio d’amore. Perché da lì, proprio da quella che aveva sempre sentito come la sua patria più intima ed amata voleva ripartire per vivere la sua vita piena di sudore e di avventura.

di Dario Moncalvo