Il sottile odore del mistero

Luglio 11, 2005 in Libri da Redazione

Titolo: Enokiller
Autore: Autori Vari
Casa editrice: Morganti
Prezzo: € 12.00
Pagine: 208

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enokillerGiallo-noir al sapore del vino: tannini che incrociano raggi di luce e sangue, fitti misteri risolti in un calice di Nigro Amaro, simbolismo spinto al sapore di Beaune. È questo l’intrico magico e profumato del bouquet di racconti riuniti in eno-Killer, raccolta pubblicata dalla Morganti Editori, famosa per i suoi libri di cucina e ora anche per la narrativa.

eno-Killer segue l’antico insegnamento platonico del simposio. L’innata volontà umana di trasformare segni e sensi naturali in parole intelligibili è mescolata alla passione, all’ebbrezza di cui il vino è fonte e origine. È da qui che nasce l’idea di raccogliere quattordici racconti giallo-noir per tingere l’estate dei colori dei tannini e del mistero. Spiccano nella rastrelliera immaginaria di questa cantina di parole il racconto di Franco Foschi, Rosso, vino, sangue, e L’uomo che rovesciava il vino di Maurizio Matrone.

Con un ritmo accattivante, Foschi riesce a mescolare descrizioni di vini e consigli per la degustazione ad una trama di tradimenti con omicidio finale. Il fascino è tutto lì: imparare ad assaporare un bicchiere di vino, anche solo sapendo il nome della vigna di origine, e degustare l’acre sapore del delitto e della sua soluzione. Maurizio Matrone, sorseggia il ritmo della scrittura e lo scaraventa sulle tavole dei ristoranti di tutto il mondo, insieme al vino che Marco, il suo protagonista, sparge prima di essere colto dalla passione. Piccoli particolari, a volte anche insignificanti, come l’esotico nome di un vino campano, impreziosiscono le pagine di questi racconti. Tutto grazie alla competenza che la casa editrice veronese è stata in grado di trasferire agli scrittori che hanno aderito all’interessante ciclo dei Cattivi Golosi.

Come un buon vino, però, a volte anche un libro ha bisogno di ossigenarsi, per valorizzare al meglio la propria essenza. Tra le pagine di eno-killer si scorgono alcune storie dall’architettura sbilenca, che non hanno avuto il tempo di maturare, troppo deboli persino per l’alibi del postmoderno. A volte ci si lascia incantare più dal procedimento di lavorazione di un vino che dal mistero vero e proprio di cui, a malincuore, sin dalla prima riga, si intuisce la soluzione. Come un vino cattivo, inacidito troppo in fretta, il mistero si dissolve per lasciare spazio ad una trama banale. È il caso del racconto di Bettini, Mercuria, seducente più per la descrizione delle combinazioni dei tagli di un nuovo vino che per la soluzione dell’omicidio dell’enologa Ardenghi. Accostandosi per la prima volta al mondo del vino e della degustazione, si intuisce subito quali sono i passaggi fondamentali per riconoscere una buona bottiglia. Vista, olfatto, gusto. E in Eno-killer, purtroppo, a volte manca proprio il sottile odore del mistero.

di Stefania Leo