Il salotto di Papillon

Novembre 24, 2001 in Enogastronomia da Stefano Mola

Papillon… film, Steve McQueen che fugge dalla Cayenna (se non ricordo male) dunque tentativo di sopravvivenza in condizioni difficilissime, volontà grandissima, mantenimento dell’umanità in condizioni infernali.

Che sarà allora il Salotto di Papillon? Un talk show dove qualcuno racconta avventure incredibili, fughe da isole prigione? No. Però la sopravvivenza c’entra. Non c’è Steve McQueen, ma Paolo Massobrio (che il suo farfallino simbolicamente si rifaccia al film?).

Sopravvivenza enogastrononica. Lasciamo la parola a lui: “La nostra passione sono i protagonisti della resistenza umana ossia quelle persone che nonostante tutto hanno continuato ad alimentare quello straordinario rapporto tra il territorio, la tradizione della loro terra e la creatività umana. Con Papillon, quindi, centinaia di piccoli artigiani alimentari sono usciti allo scoperto, sono stati incoraggiati, hanno costituito quel piccolo esercito contro l’omologazione e l’appiattimento del gusto che è la vera grandezza del made in Italy alimentare del nostro Paese”

Voilà. Questo è Papillon, rivista che compie 10 anni. E il salotto? Il salotto è innanzi tutto alla palazzina di caccia di Stupinigi. Poi, Sabato 24 e Domenica 25 è aperto dalle 10:00 alle 20:30, Lunedì 26 dalle 10:00 alle 15:00.

Per cosa? Degustazioni di Martini, di Carni Piemontesi a cura della Coalvi, di Oli DOP & IGP, di vini sotto la guida di Paolo Massobrio, rappresentazioni, aste benefiche di vini storici, il dilemma di genere il Barbera o la Barbera, mostre, riconoscimenti ad artigiani, presentazioni di libri, mostra-mercato relativa al meglio delle ghiottonerie italiane….

Il programma preciso? Se leggete queste righe siete online: dunque andate subito a www.clubpapillon.it (ma dopo tornate a leggere il Traspi.net…).

Se volete partecipare al salotto, è facile: basta registrarsi nel sito e scaricare il modulo di accredito.

Basta avere un indirizzo di e-mail… e ne vale la pena (sicuramente la Cayenna era molto, molto più dura della palazzina di Stupinigi).

di Stefano Mola